Il terzo anno di liceo era iniziato da poco, eppure Yamaguchi non si era ancora abituato all'idea di essere stato nominato capitano del club maschile del Karasuno. Nonostante l'autostima del moro fosse aumentata di giorno in giorno, si sarebbe aspettato che le redini della squadra sarebbero state prese da uno dei due membri più logici del gruppo – Tsukishima o Kageyama. Tuttavia, Yamaguchi era il più equilibrato tra loro, e soprattutto era diventato incredibilmente abile a calmare gli animi dei suoi tre amici più stretti, che non erano cambiati di una virgola rispetto al loro primo anno.
Come se non bastasse, la prima partita ufficiale dell'anno era ormai alle porte, ed uno degli ultimi ragazzi iscritti al club non aveva potuto fare a meno di esternare tutto il suo nervosismo nell'ultimo allenamento. Era il dovere del capitano trovare le parole giuste per trasformare quell'ansia da prepartita in energia e motivazione. Prima che se ne andasse, Yamaguchi richiamò dunque il kohai e lo invitò a sistemarsi con lui in un angolo della palestra – senza accorgersi che, poco lontano, Tsukishima aveva finito per notarli ed aveva deciso di aspettare che il moro si liberasse per poter tornare a casa insieme a lui.
« Quella di domani sarà la tua prima vera partita, non è vero? » gli domandò gentilmente, quando i due furono finalmente comodi, ricevendo in risposta solo un cenno di assenso – ma lo sguardo basso del più giovane parlava per lui, e ciò spinse il capitano a proseguire, nella speranza che l'altro si aprisse almeno in piccola parte « Sarà una bella sfida »
« Già... Sicuro »
A quel punto, i pallavolisti rimasero in silenzio per diversi secondi, almeno fino a quando il maggiore non riuscì a trovare le parole giuste.
« ... Vuoi sapere com'è stata la mia prima partita? » a quella domanda, il kohai si fece immediatamente più interessato, cosa che convinse Yamaguchi a proseguire su quella strada « Al primo anno non ero un titolare. Entravo solo per battere, perché mi stavo esercitando con la battuta flottante »
« Non giocavi?! Ma in difesa sei fortissimo! » esclamò l'altro, suscitando un sorriso divertito nel suo interlocutore, ed anche in Tsukishima, che era rimasto ad ascoltare con una spalla posata al muro.
« Forse adesso lo sono, ma di sicuro un paio di anni fa non lo ero per niente. Me la cavavo appena, e poi avevamo già un libero eccezionale, ed anche il vecchio capitano era molto forte in ricezione. Comunque, quando venne il momento il coach Ukai mi fece entrare per il mio primo servizio, ma io ero talmente teso che tremavo come una foglia... Alla fine, il pallone colpì il nastro » nel dire ciò, anche lo sguardo di Yamaguchi si abbassò leggermente, nel ricordare la delusione provata quel giorno – tutto il contrario di quello del più piccolo, che quasi non credeva alle proprie orecchie.
« Ma se il tuo è un servizio incredibile! È potente quasi quanto il servizio killer di Kageyama, e gli avversari non possono nemmeno sapere se farai una battuta flottante o una battuta in salto normale »
Yamaguchi, a quelle proteste, sollevò di nuovo lo sguardo e regalò un ulteriore sorriso al più giovane « Non ci credi, eh? Ero patetico » il giovane giocatore con gli occhiali, nel sentire quella specifica parola, finì per storcere il naso, ma lasciò che il moro proseguisse il discorso senza interrompere « Essere nervosi è normale, ma l'importante è provarci comunque. Si può sempre rimediare ad un punto perso, perché in campo siamo pur sempre in sei. Io... Credo di averlo capito un po' troppo tardi. Cerca di non fare lo stesso errore »
Il kohai aveva probabilmente bisogno di tempo per metabolizzare, vista la sua espressione molto più pensierosa di prima, oltre che serena, ma Yamaguchi immaginò che le sue parole avessero ottenuto l'effetto desiderato.
« Ehi » finalmente, Tsukishima si decise a farsi avanti, rivolgendosi al compagno più piccolo con un sogghigno crudele ed al contempo divertito in volto « Vuoi sapere la reazione di Shoyo alla sua prima partita? »
« Ah, Tsukki... » le parole del biondo misero Yamaguchi leggermente in difficoltà, dato che conosceva bene l'accaduto, ma il più piccolo si dimostrò entusiasta di saperne di più ed assentì con interesse.
Qualche secondo più tardi, il kohai non poté fare a meno di scoppiare a ridere nell'immaginare il ragazzo dai capelli rossi che vomitava addosso ad un compagno – e non solo: il capitano avrebbe dovuto tenere un comportamento più maturo, ma anche lui si ritrovò a sua volta a sghignazzare, nonostante tutto.
« Vi ringrazio, ragazzi. Mi sento meglio... Anche se probabilmente domani non giocherò molto, vi prometto che mi impegnerò » concluse a quel punto il più giovane, una volta che le risate si furono calmate. Dopo un attimo, si alzò nuovamente in piedi e regalò ad entrambi un rapido inchino prima di afferrare le proprie cose ed avviarsi all'uscita.Una volta che il loro kohai si fu congedato, Tsukishima si spostò dietro al moro ancora seduto sulla panchina e gli posò le mani sulle spalle, guardandolo così dall'alto in basso « Non sembrava un gran discorso motivazionale, capitano »
« Dammi tregua, Tsukki! Devo ancora imparare a fare dei bei discorsi » si giustificò subito l'altro, salvo poi afferrare il biondo per i polsi e tirarlo verso di sé per obbligarlo a farsi stringere in un abbraccio « Però devo ammettere che mi piace quando mi chiami capitano »
Di contro, il più grande si ritrovò a stringere appena le labbra, leggermente più rosso del solito; era stato colto di sorpresa dall'agguato improvviso, ma finì comunque per chinarsi e rafforzare la stretta, avvolgendo il moro tra le braccia « È il tuo ruolo adesso, come dovrei chiamarti? »
Come al solito, la sua logica era impeccabile, e ciò bastò a far ridacchiare Yamaguchi di cuore « Sì, hai ragione » concluse infatti, voltando il viso e lasciando un bacio sulla guancia del biondo « Tsukki? »
« Cosa? » inutile dire che il rossore era solo che aumentato, ma per lo meno Tsukishima era ancora abbastanza in sé da poter rispondere.
« Domani vi aprirò la strada. Conto anche su di te e sul tuo muro per vincere » solo a quel punto Yamaguchi lasciò i polsi altrui e rivolse il palmo della mano verso l'alto, chiedendo così indirettamente al compagno di battere un cinque. Era diventata una sorta di routine, per il più piccolo, quella di focalizzarsi sull'idea di far breccia nella difesa avversaria con il servizio e lasciare che fossero gli schiacciatori ed il muro ad occuparsi di collezionare punti per il Karasuno, ma quello, ormai, il ragazzo con gli occhiali lo sapeva bene.
Con uno sbuffo appena divertito, Tsukishima batté dunque il cinque e finalmente si staccò da quella posizione fin troppo intima, chiudendo la felpa fino al limite, con il chiaro intento di prepararsi per uscire.
Tsukishima aveva sempre trovato tutte le banalità che si raccontavano sull'amore fin troppo irrealistiche ed irrazionali, ma il calore che avvertiva nel petto in quel momento era tutt'altro che irreale. Era grato di avere Yamaguchi al suo fianco, anche se quest'ultimo finiva per commuoversi per un nonnulla.
« Sei sudato e fa freddo, perciò vedi di coprirti come si deve prima di uscire » concluse, avviandosi proprio verso l'entrata della palestra « Ti aspetto fuori »
« Prendo le mie cose e arrivo! Ah, Tsukki? » dinuovo, il biondo fu costretto a fermarsi ed a voltarsi in direzione delcapitano, che gli regalò un ultimo dolce sorriso « Ti amo anch'io »
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Piccoli momenti della Lancia e dello Scudo
FanfictionRaccolta di brevi momenti incentrati sulla coppia Tsukishima x Yamaguchi. Saranno momenti scollegati tra loro e non in ordine cronologico. Attenzione: manga spoiler.