VOL. 3
⚠ ATTENZIONE ⚠ Prima di leggere le vicende contenute all'interno è consigliabile iniziare dal primo e dal secondo volume.
"La rivolta dei ribelli"
La trama la trovate all'interno.
***
Beginning: 11/01/22
Non aspettatevi sanità mentale o app...
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La prigionia era stata niente in confronto alla fuga ardua e improvvisata. Ecco perché adoravo i piani ben congeniati. Avevo passato le pene dell'inferno, e adesso toccava a lei.
Tuffai lo sguardo in quello bruno della mia amata, ricambiando la stessa apprensione che le leggevo per la nostra amica. Laila era inconsolabile, straziata da un dolore che non osavo immaginare. Silene le cingeva le spalle squassate da forti singhiozzi, tentando di placarne la violenza. Sperava che il conforto tramite contatto fisico alleviasse il dolore di entrambe, ma persino i suoi occhi parvero sciogliersi lungo le guance. Lacrime amare quelle della perdita.
Sentivo il loro dolore come se fosse stato il mio.
Helia Wilde, l'alfa degli erbivori, era morto. E se anche non lo fosse stato, era oramai spacciato. Nessuno sarebbe sopravvissuto a ciò che incombeva su di noi. Il suo sacrificio ci aveva concesso la grazia, ma per quanto ancora?
Chi sarebbe stato il prossimo a cadere?
Deviai lo sguardo su Nathaniel, l'orso polare, preoccupato per lui. Costretto a una singola forma, non poteva più trasmutarsi. Cosa avevano fatto per ridurlo in un unico stato?! Gavriel lo reggeva come poteva, offertosi da stampella bipede. Tutti noi conoscevamo la natura dei sentimenti che esortavano il volatile ad agire nel migliore dei modi riguardo l'orso polare; tuttavia avevo bisogno delle sue ali il prima possibile per una conoscenza periferica della zona. Non era possibile continuare a restare inermi.
Jude, il lupo, il mio secondo in comando, intuendo i miei pensieri, agì. Appoggiato con le spalle contro la parete a muro, e le braccia incrociate davanti al petto, attirò l'attenzione di tutti: «Dobbiamo andarcene da qui il prima possibile, altrimenti saremo braccati facilmente».
«E dove andremo? Siamo ricercati da ambedue le fazioni», chiese Gav, il falco, temendo per il possibile stato di salute di Nath, e la nostra futura sorte.
«Dove non possono trovarci tanto facilmente, mio ingenuo. Potremmo unirci ai nuovi esclusi, gli animali che abbiamo liberato», propose il mio amico, l'orso polare, donando un sorriso di incoraggiamento.
Adocchiai Tristan e Jude. Anche loro erano d'accordo con lui.
Annuii di rimando: «È una possibilità, ma ho in mente anche dell'altro», inspirai a fondo, anticipando la suspense: «Voglio rovesciare il potere di entrambe le razze con una rivolta», espirai tutto d'un colpo.
Tutti si ammutolirono.
Il silenzio che si protese nella sala venne rotto poco dopo: «Noi siamo con te, Seth. Non importa dove andrai e cosa farai, ti seguiremo fino alla morte», proclamò Jude a nome di tutti gli altri. Nessuno si oppose.
«Io ho un assso nella manica», spiegò con evasione il cobra, «Posssiedo occhi e orecchie pronti a riffferirmi ciò che accadrà nel territorio diurno d'ora in avanti».
«Allora ci divideremo i compiti: Tristan, tu occupati dello spionaggio nemico. Jude, tu ci anticiperai dai nuovi esclusi, organizzali per lo scontro, perché avverrà, è una certezza. Gavriel e Nathaniel, voglio sapere che diavolo succedeva in quel dannato laboratorio, le sperimentazioni genetiche, gli onnivori, tutto quanto, e Laila, tu...», indicai ognuno di loro fino a giungere a lei: «Tu devi riposare», conclusi con rassegnazione.
«No, sto bene...», tirò su col naso. Gavriel ed io provammo a replicare, ma la pantera nera ci fulminò con un'occhiata: «Ho detto che sto bene», ringhiò aggressiva.
Corrugai la sopracciglia, increspando la fronte. Bene un corno. «Lala, hai necessità di ritirarti dalla battaglia... almeno per il momento. Occupati della ricerca di un nuovo nascondiglio. Silene saprà aiutarti nell'esplorazione territoriale», esplicai.
«Ma...», provò a opporsi lei, troncando ogni lamentela.
«Fallo», la esortai ad ascoltarmi.
Irata con me, fu la prima di noi a lasciare il tavolo. Gli altri la seguirono a ruota con passo meno cadenzato del suo. Tutti eccetto la mia cerbiatta.
Si avvicinò, cingendomi i fianchi: «Tu cosa farai?», domandò con una punta di paura nella voce.
Le accarezzai le gote coi palmi, coccolandola fra le mie braccia: «È guerra aperta. I civili di entrambe le razze devono conoscerne le reali cause, ed evacuare la città. Me ne occuperò io», stabilii.
«E dopo, cosa faremo dopo?», chiese, in balia delle emozioni.
«Sopravviveremo, insieme», la rincuorai, soffermandomi a esplorare e sondare il colore scuro delle iridi. Infine le sorrisi, perché non potevo fare altro: «Sei diventata una vera leonessa».
«Ho imparato dal migliore», ricambiò l'apprezzamento, reggendomi il gioco, e dissipando – almeno in parte – l'angoscia che ci tormentava.
Le accarezzai le labbra con un gesto controllato del pollice: «Sei consapevole che questi complimenti non fanno bene al mio ego».
«Non ti ci abituare, potrei rimangiarmelo», arricciò il naso in una smorfia divertita. Amavo quando mi dedicava quel sorriso.
«E come farai con le labbra impegnate?», e la baciai.