3. what an inconvenient

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" Quindi come stai?"

" Io bene.. piuttosto come stai tu? " chiesi un po' insicura della sua risposta.

Sentii svariati sospiri dall'altra parte del telefono.

" Viene una badante" disse. Oh.

" Come una badante? Papà ma a che serve? Sai benissimo badare a te stesso" dissi toccandomi nervosamente due ciocche di capelli e alzando leggermente la voce. Il fatto che andasse una badante da lui per aiutarlo mi spavenatava, perché voleva dire che stava raggiungendo un'età in cui non può più essere autonomo, sebbene abbia 50 anni ,ma lui ha sempre avuto problemi con la schiena e tutto il resto e il solo pensiero di rimanere sola, orfana, mi spaventava a morte, non avrei retto un'altra perdita di una persona così importante nella mia vita.

" Scusa te lo dovevo dire prima ma dopo che te ne sei andata la sera stessa sono uscito con amici" disse fermandosi un momento.

Oh no. Lo lasciai continuare senza dire nulla.

"Siamo andati in un bar a berci una birretta e quando sono tornato a casa ero ubriaco e senza farlo apposta sono caduto dalle scale rompendomi una gamba" questa volta fui io ad avere il fiato pesante e irregolare. Sentii una lacrima rigarmi il viso.

"Vengo a trovarti nel week-end" dissi tutto d'un fiato.

" No piccola, non è nulla di grave e sai che non voglio che guidi, figuriamoci per un viaggio così lungo" disse poi in modo affrettato.

" Come non è nulla di grave?! Stai scherzando spero, verrò da te che ti piaccia o no "

dissi alzando la voce.

" Non voglio , lo sai" disse con tono minaccioso. " Non importa quello che vuoi, mi farò accompagnare da un mio amico" dissi vagamente pensando a chi potesse mai accompagnarmi da mio padre.

" Cosa!? Peggio ancora, proprio non se ne parla." disse poi urlando.

" Ci vediamo venerdì preparami la stanza" dissi infine chiudendo la chiamata.

Appoggiai il telefono sul comodino di fianco al letto e spensi la luce mettendomi poi a dormire.

Otto in punto. Saltai giù dal letto e andai in bagno a lavarmi il viso, poi i denti e infine mi truccai leggermente per poi spazzolarmi i capelli. Ritornai in cameretta e scelsi i vestiti da mettermi; un pantaloncino corto di jeans a vita alta con sopra una maglietta a fiori corta e infine un golfino bianco. Raggiunsi la cucina e mangiai velocemente dei biscotti poi mi infilai le all star bianche alte e uscii di casa prendendo lo zaino.

Durante il tragitto in autobus pensai e ripensai a chi potevo portare con me che avesse la patente e ovviamente una macchina, cosa che io non avevo. Potevo portare la ragazza che mi ha rivolto la parola a lezione se non fosse stata troppo impacciata e meschina con me e poi non la conosco nemmeno, Niall? Potrei portare lui, ha una macchina è un bel ragazzo, simpatico e ama il calcio come mio padre ma pure lui lo conosco da poco.

Fui interrotta dai miei pensieri quando l'autobus si fermò davanti a scuola. Scesi e raggiunsi l'entrata. CORRIDOIO C.
Raggiunsi il mio armadietto ma prima che lo potessi aprire un Niall sorridente mi si pose davanti.

"Ciao Rebel" disse dandomi un bacio sulla guancia.

" Vedo che sei di buon umore oggi" osservai poi io ricambiando il sorriso.

" Direi di si" continuò poi lui.

Aprii l'armadietto e dentro ci posai lo zaino prendendo il libro di geografia. Con Niall al mio fianco raggiunsi l'aula di geografia, pensai mi salutasse ma non fu così, entrò con me in aula e si sedette di fianco a me. Rimasi per un secondo con la faccia corrucciata.

The far far away loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora