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CAZZO JEFF, ALZATI

«Ohhh Jeff, sei vivo?»

Jeff sbatté ripetutamente le palpebre. Qualcuno lo stava chiamando, ma non era così vicino a lui.

«Dai cazzo, Jeff!»

Si stiracchiò sul letto, ancora mezzo addormentato. Ora sentiva più chiaramente la voce, che proveniva dall'esterno di casa sua. Riconobbe essere quella di James. La sveglia appoggiata sopra al comodino, a fianco del letto, segnava le 15.15. "Porca puttana, quanto ho dormito..." pensò. Aveva preso sonno all'incirca tre ore prima. "È il momento di alzare il culo, purtroppo". La pancia gli brontolava sommessa: aveva saltato il pranzo.

«Oh, lo so che sei a poltrire...Cazzo Jeff, alzati!»

Jeff sollevò la schiena e si alzò. Buttò un'occhiata fuori dalla finestra lasciata aperta. Cielo terso, sole accecante, caldo infernale:

"Wow! Originale...". Quell'estate era cominciata come le sedici estati precedenti, accompagnata da una noia così forte che lo portava a starsene disteso a letto a ronfare. L'alternativa erano per lui i videogiochi, ma dopo ore passate davanti alla playstation i suoi occhi avevano bisogno di riposo. James, suo grande e unico amico, aveva però interrotto il suo pisolino pomeridiano.

"Vediamo che diamine vuole sto rompipalle".

Si sistemò i capelli rossicci ed estese la testa al di fuori. SPLASHHHH! La sua faccia si inzuppò d'acqua. James, in piedi nel suo giardino, rideva a crepapelle guardandolo dal basso all'alto. In mano aveva una pistola ad acqua.

«Wooo che colpo! Headshot, bitch! Dovrei arruolarmi come militare per quanto son preciso. Ahahah...»

«Brutto stronzo, mi hai lavato! Che c'è???» Si passò una mano sul viso bagnato. «Stavo riposando...»

«Sisi, stavi riposando...come le altre ventiquattro ore della giornata. Che fantasia, Jeff. È estate e son tutti in giro, e tu te ne stai a casa», si lamentò James.

«Non me ne frega di cosa fanno gli altri, James! Non ci trovo nulla di interessante a scorrazzare in giro per i quartieri...preferisco giocare a "Doom".»

«Ma sarà la quarta volta che lo rigiochi da capo, ti annoierai pure. Almeno comprati un nuovo videogame...» Sbuffò. «Va beh, basta chiacchiere! Vedi di uscire. Ti aspetto qui fuori, nel giardino sempre perfetto curato dal paparino col pollice verde.»

Jeff bofonchiò di controvoglia: «Fottiti. Arrivo...», prima di ritirarsi dalla finestra. James richiedeva la sua presenza: era giunto il momento di abbandonare la cameretta. D'altronde avere un amico più grande era un privilegio che non tutti potevano vantare. Bisognava far di tutto pur di non perderlo.

Una brezza leggera faceva capolino dalla finestra e la luce estiva illuminava il suo piccolo regno. Lo sguardo gli cadde sul pacchetto di Fonzies rovesciato sul tappeto e sulla lattina di Pepsi svuotata ore prima, poi sulla tv spenta. Lateralmente ad essa stavano disposti i videogiochi per la playstation, terminati ben più di una volta. Sulle pareti erano attaccati numerosi poster delle sue band pop-punk preferite, dai Green Day ai Weezer, e in uno stretto scaffale stavano impilati in disordine i fumetti della Marvel che acquistava regolarmente. Jeff si spostò verso la porta della sua camera, l'aprì e si diresse verso il bagno. In casa dominava il silenzio; i suoi erano a lavoro. Entrò in bagno, come sempre tirato a lucido da sua madre. Si sciacquò il viso, guardò la sua faccia brufolosa nel grande specchio sopra al lavandino e si disse compiaciuto: "Son proprio un nerd". Poi corse giù dalle scale, balzò oltre lo zaino gettato a terra giorni prima e uscì.

DOBBIAMO DIVERTIRCI

Jeff percorreva a buon passo una strada del quartiere, discutendo con James. Era primo pomeriggio, il sole splendeva alto nel cielo e un tenue venticello gli solleticava la pelle. Cartacce e lattine schiacciate popolavano qua e là il ciglio della carreggiata.

Summer '98Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora