Omissioni E Mezze Verità

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Confusione.

C'era solo confusione nella mia mente. Stralci di immagini che si susseguivano in rapida successione davanti ai miei occhi. Luci, fanali, grida e il buio. Un buio che mi aveva avvolto all'improvviso e aveva accolto tutto il dolore provato dopo aver toccato l'asfalto. Aprii gli occhi lentamente per un millesimo di secondo trovando solo la luce accecante che adesso mi aveva sorpreso come il dolore lancinante alla schiena e alle gambe. Grugnii dal dolore stringendo i denti attorno al labbro inferiore trovandolo asciutto come il deserto del Sahara. Tentai nuovamente di aprirli, scorgendo una figura proprio davanti a me. La confusione si impadronì nuovamente di me, facendomi alterare e muovere in modo incontrollato nonostante il dolore, ormai vivo come me, non mi abbandonava un secondo.

« Stefano, sono io… calmati. », la sua voce, un misto tra paura e felicità, si fece spazio nel mio condotto uditivo, facendomi calmare all'istante.

« Marta… », singhiozzai aprendo gli occhi più che potevo. Il suo viso stanco, e con i segni di notti insonni, si palesò davanti a me dandomi un po' di serenità. « Dove mi trovo? »

« Stefano, non affaticati. », sussurrò lei allungando la sua mano sulla mia. Sentii il suo calore propagarsi sulla mia pelle dopo tantissimo tempo, dandomi una sensazione di benessere.

« Dove mi trovo? », domanda guardandola finalmente negli occhi.

« Sei all'Ospedale Maggiore, e questo è il tuo risveglio ottimale dopo due giorni di degenza. »

« Ottimale? », farfugliai cercando di alzarmi da quella posizione supina.

« Stefano, non sforzarti. », si precipitò lei verso di me fermandomi. « Sei stato in una situazione di non completa coscienza. »

« Non credo di esserne uscito completamente. Sono anni che non ci vediamo, non credo che questo possa essere la realtà. »

« Vedo che però l'ironia non ti manca. », sorrise lei provocando in me la medesima reazione.

« Lo sai che sono un cabarettista nato. », sorrisi con una smorfia di dolore.

« Stefano, hai rischiato di morire. Quando la smetterei di vivere sempre al limite? »

« Andare contro quel bastardo di nostro padre è vivere al limite? Cercare la mia strada e affermarmi, è vivere al limite? »,  iniziai ad agitarmi spostandomi con difficoltà.

« No. », sussurrò lei allungando nuovamente le sue mani su di me. « Ma avresti potuto prendere in giro nostro padre facendo l 'accondiscendente. »

« Mi ha rovinato la vita. », affermai rassegnato guardando verso il soffitto. « Tu non sai cosa ho dovuto sopportare dentro quell'istituto. Tu non sai come mi sono fatto spazio tra le menti diaboliche di chi era lì per un motivo. Tu non sai come ho dovuto rinunciare alla mia dignità, ma soprattutto ad una ragazza che amavo. »

« Stefano, ormai quello è il passato, e di ragazze ne avrai avuto a bizzeffe nel frattempo. Cerca di prendere in mano la tua vita, invece. Torna a Londra e non tornare più a Trieste, ti faresti solo del male. Chiudi il capitolo di nostro padre e vivi la tua vita lontano da qui. »

Risi amaramente dopo aver ascoltato il suo monologo da grande sorella maggiore. « Sei brava con le parole, proprio come nostro padre. »

« Stefano, io lo dico per te e per il tuo bene. Lo vuoi capire che se continui così ti autodistruggerai? »

« Lui mi ha distrutto, io ho solo cercato di mettere insieme i pezzi. »

« Avendo una vita fuori controllo? »

Dimenticare TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora