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Non avevo chiuso occhio.
Tutta la notte che seguì dopo il breve ma intenso incontro con Stefano, non ero riuscita a dormire continuando a girarmi su quel materasso troppo morbido. I suoi occhi, le sue parole e il suo profumo, continuavano a ronzarmi in testa. Anche l'idea del bambino e di quel corpo che sarebbe cambiato, aleggiava tra i miei pensieri facendomi perdere la cognizione del tempo. Appoggiai un piccolo cuscino ornamentale sotto il mio pigiama e ne guardai impressionata i contorni e le forme gentili. Vedermi in quella veste da ragazza madre non mi si addiceva. Perché sarei stata quello. Una donna con un bambino e un padre lontano in un'altra città. Poi, c'era anche da capire se volevo ancora suo padre nella mia vita. Se amavo ancora quel ragazzo dagli occhi blu e dal profumo irresistibile. Era stato proprio quel profumo a stregarmi e ad accompagnarmi nel corso degli anni. Era stato lui, insieme a tanti piccoli indizi lasciati in giro dal destino, a non far affievolire il ricordo di lui. Non avrei mai potuto dimenticarlo, e invece adesso, era quello che volevo ardentemente fare. Volevo dimenticarmi di lui.
Volevo dimenticarmi di tutto.
Anche quel bambino che era stato concepito per amore. Almeno, era quello che provavo quando facevamo l'amore. E lui? Lui cosa provava veramente?
Tolsi il cuscino da sotto il pigiama alzandomi finalmente dal letto e spostandomi verso la cucina. La luce entrava già dalle finestre, e l'orologio che avevo in salotto, segnava già le sette trenta. Mi domandai in quel fugace momento se Stefano fosse già partito e se avesse già lasciato noi e Trieste.
Noi. Sorrisi amaramente pronunciando quella parola al plurale nella mia mente, e mi spostai verso il tavolo della cucina dove avevo lasciato il test di gravidanza. Lo avevo visionato un sacco di volte, e anche a distanza di ore, il responso era sempre uguale. Mi sedetti su una delle sedie che stazionavano davanti al tavolo e presi i capelli tra le mani. Tornai a fissare il test e spennare a quella vita che mi stava presentando davanti agli occhi quando sentii la porta dell'ingresso aprirsi.

« Dormigliona, sei sveglia? », la voce di Serena si fece spazio in tutta la casa regalando una ventata di aria fresca.

« Si, sono in cucina, anche se non si direbbe. »

« Ma che succede? Non si usa più aprire le persiane? », domandò venendo verso la cucina e mostrandosi con due bicchieroni di caffè latte e brioches di vario genere. « Menomale che ieri sera mi hai dato la chiave di casa tua, altrimenti sarei rimasta fuori. E con tutto questo ben di Dio non mi sembrava proprio il caso. », finì lei appoggiando le vivande sul tavolo e scorgendo il test sul tavolo.

Il suo sguardo cambiò come tutto il resto nel suo corpo. Spalancò la bocca senza gridare, ma mettendosi ugualmente le mani in bocca come per non urlare.

« Nicole, ma è vero? Sei incinta? », domandò sorridendo prendendolo il test tra le mani.

« Già, è vedo che l'hai presa molto meglio di me. », sorrisi tristemente passandoglielo tra le mani.

« E come non potrei, un bambino è sempre un dono, anche se il padre è uno stronzo doppio giochista. », cambiò tono lei sedendosi vicino a me. « Tu invece, non mi sembri molto contenta. »

« Serena, sono successe così tante cose in queste ventiquattro ore, che non riesco a dare un senso a nulla. Adriano, Stefano e adesso il bambino. Se non ci fosse stata l'aggressione e la confessione di Stefano, penso che avrei preso meglio questa notizia. Io amo i bambini e... », abbassai il capo trattenendo il magone che stava tornando a stringere la mia gola.

« E ami Stefano. »

« Sere, io non so bene se amo ancora Stefano. Mi ha usata. È venuto qui solo perché voleva raggiungere il suo obbiettivo. E io, da perfetta imbecille, ci sono caduta con tutta le scarpe. Per di più, non abbiamo mai usato precauzioni durante i nostri incontri, e questo è il risultato. », affermai affranta sfiorandomi l'addome.

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