Calliope

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CALLIOPE

Ciao a tutti, mi chiamo Natale, se state leggendo questo significa che finalmente ho terminato Il racconto.

No, non è un errore di battitura, io non faccio mai errori, quella "i" è in maiuscolo perché questo che state per leggere sarà l'archetipo del racconto, la storia perfetta, che dopo tanti anni potrò rendere pubblica. Starete sicuramente pensando che sono solo un povero stupido con un ego smisurato, no? Ma in realtà sono solo conscio delle mie capacità.

Quando decisi di iniziare a scrivere sapevo che mi avrebbe aspettato un lavoro immenso, ogni cosa doveva stare al suo posto, coerenza tra le diverse proposizioni e coesione tra ogni singola parola. Inutile dire che ci misi un'infinità solo per scrivere l'introduzione. Notti intere trascorse con il PC sulle gambe sdraiato sul letto mi sono testimoni.

Amici e parenti di tanto in tanto si facevano sentire o passavano da casa per accertarsi della mia salute, ma quando finalmente mi trasferii nella casa in montagna dei miei non ebbi più distrazioni e riuscii a scrivere le prime righe; che cancellai pochi minuti dopo.

Mi ci volle un mese per essere assolutamente sicuro che l'inizio del racconto fosse esattamente come volevo. Un mese durante il quale cominciai io stesso a dubitare della mia igiene mentale.

Iniziai ad udire strani suoni e spostamenti fuori dalla mia stanza, ma pensavo fossero causati dal vento. A volte apparivano parole nel racconto che non ricordavo di aver scritto, altre volte ne scomparivano alcune. Questi eventi continuarono finché, una notte, mi alzai per andare in bagno e vidi un'ombra con la coda dell'occhio, mi girai di scatto e cominciai a sudare freddo.

Il viso era normale, non fosse stato per il colorito incredibilmente pallido e delle piccole corna arrotondate sulla fronte. Il petto nudo era depilato, con delle cicatrici che andavano dal collo al bacino verticalmente. Le mani erano legate con delle catene dietro la schiena. Le gambe... non erano gambe, si mischiavano con l'ombra degli oggetti intorno a lui, tutt'ora non saprei dire se le avesse davvero o stesse levitando. Ma la cosa più spaventosa era la sua espressione. Avanzava verso di me facendo dondolare la testa dalla spalla sinistra a quella destra guardandomi dritto negli occhi con una specie di "triste sorriso" stampato in faccia.

Rimasi impietrito di fronte a lui, fino a quando non mi fu di fronte. Dovette piegare il collo per fissarmi negli occhi da quella distanza a causa dei suoi due metri (e forse più) di altezza. Ora potevo capire il perché di quel sorriso così strano. Le sue labbra erano cucite con del fil di ferro l'una all'altra e alle orecchie arrotolate su loro stesse, rendendogli impossibile comunicare con me.

Continuò a guardarmi fisso negli occhi per un tempo infinito. Quando mosse la testa ebbi un sussulto, ma non l'istinto di fuggire. Mi accorsi che i suoi occhi indicavano il computer portatile acceso alle mie spalle. Muovendomi all'indietro per non dargli le spalle mi avvicinai al tavolo su cui era poggiato e presi il pc in mano. Era aperto un documento di word.

"Ciao"

Capii che quello era l'unico modo che quella creatura aveva per comunicare.

"Ciao" risposi "chi sei? Che vuoi?"

"Il mio aspetto può far paura, ma non voglio farti del male"

"Cosa vuoi da me allora? E chi diavolo sei?"

"Non ho un nome in realtà, ma la tua razza mi chiama alcune volte Calliope, immagino che anche tu possa chiamarmi così. Per quanto riguarda l'altra domanda, sono qui per farti una proposta. Tu vuoi scrivere il racconto perfetto, no? Io posso permetterti di farlo, se solo accetterai le mie condizioni."

Una parte di me era ancora terrorizzata, ma quando parlò del racconto la curiosità ebbe il sopravvento.

"Quali sono queste condizioni? E chi mi assicura che non vuoi solo ingannarmi?"

Don't look backDove le storie prendono vita. Scoprilo ora