4. Alla scoperta dei sette mari

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Quando Alistair aprì gli occhi su quel nuovo universo, ci mise un po' a capire perché il terreno sotto di lui stesse oscillando.

Era steso di schiena su una superficie dura, e la vista del cielo era coperta da un soffitto in assi di legno. Udiva un rumore ritmico provenire dall'esterno, una sorta di scroscio in perfetta armonia con l'oscillazione del pavimento.

Sembravano quasi... onde.

«...Grif?»

«Presente», mugugnò una voce familiare da qualche parte alla sua destra. Alistair tirò un sospiro di sollievo.

Si sollevò sui gomiti e localizzò Griffin: era atterrato sopra una catasta di barili, rovesciandone il contenuto ovunque e disseminando frutta secca e gallette su tutto il pavimento. A giudicare dalla sua smorfia infastidita, non doveva essere una posizione molto comoda in cui stare.

«Perché?» domandò Griffin, prolungando la "e" finale quel tanto che bastava per risultare teatralmente drammatico. «Solo, perché?»

«Ringrazia che siamo insieme stavolta», ribatté Alistair rizzandosi in piedi, per poi porgergli la mano e aiutarlo a liberarsi dai barili.

Solo allora notò l'abbigliamento stravagante di entrambi: Griffin indossava una camicia nera con lacci e un collo a V che gli lasciava scoperta parte del petto, e sopra di essa un gilet aperto color blu notte; i suoi pantaloni erano arrotolati all'altezza delle caviglie e mostravano gli stivali neri che indossava, dentro uno dei quali Alistair scorse il manico di un pugnale. Alla cintura che portava in vita era legato un secondo coltello da un lato, e una sciabola lucente dall'altro.

Alistair abbassò lo sguardo su di sé: anche lui portava vestiti simili, solo che oltre che di camicia bianca e panciotto marrone era accessoriato di un lunga giacca rosso porpora che gli arrivava fino alle caviglie. Assicurata alla sua cintura vi era una bussola, e il peso che gli premeva contro la coscia lo informò che anche lui era in possesso di una spada.

Griffin si grattò il capo, dandosi un'occhiata intorno. «Siamo su una nave.»

«Così sembrerebbe.»

«E indossiamo abiti del diciottesimo secolo.»

«E anche molto vistosi, se vuoi il mio parere.»

«Con tanto di sciabole.»

«E pugnali. Non dimenticare i pugnali.»

Griffin gonfiò le guance in maniera quasi comica e spalancò le braccia. «Be', ci siamo! Avrei dovuto immaginare che questo momento sarebbe arrivato prima o poi.»

Alistair tese l'orecchio ad ascoltare il rumore delle onde che si infrangevano contro lo scafo della nave, e un largo sogghigno sbocciò immediatamente sul suo volto.

«Pirati?»

Le labbra di Griffin si sollevarono appena in un mezzo sorrisetto malandrino. «Pirati.»

Dei passi frettolosi si levarono dal ponte della nave, e qualche secondo dopo un individuo muscoloso fece la sua comparsa sottocoperta: si trattava di Del, anch'egli vestito come un vero filibustiere e ben accessoriato con una quantità innumerabile di armi alla cintura. Indossava persino una bandana gialla con disegnati sopra dei teschi, ben lungi dall'apparire intimidatoria.

«Capitano!» gridò nel pieno dell'entusiasmo, precipitandosi giù dalle scale. «Siamo riusciti a stabilire la giusta rotta per la Fonte! Ormai siamo a tre giorni di distanza, forse due se i venti sono favorevoli!»

Alistair e Griffin si scambiarono un'occhiata stupita. Era chiaro che lo stesso pensiero fosse passato per la mente di entrambi, e Alistair si rifiutava di proseguire con la storia senza prima aver chiarito quell'interrogativo.

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