2. Trovare la pace

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«Merda, che mal di testa...»

«Suppongo sia quel che succede quando vieni posseduto da uno spirito.»

«Non gli ho esattamente chiesto di possedermi.»

Griffin e Alistair si trovavano di nuovo nella camera da letto di Charles, ed erano nel pieno delle loro investigazioni. C'era voluta qualche ora perché Griffin si riprendesse dall'essere stato relegato ai limiti della propria coscienza mentre un'entità sovrannaturale manovrava il suo corpo come se fosse un burattino: erano entrati in quella casa in pieno pomeriggio, ma quando il ragazzo aveva riaperto gli occhi il sole stava ormai per tramontare.

Il che, disgraziatamente, significava anche che non avevano tempo da perdere. L'ultima volta erano rimasti dentro una fiaba per due giorni senza che i loro ricordi venissero alterati, e Alistair non era particolarmente propenso a testare la loro fortuna.

«Ho già porto le mie scuse», borbottò il fantasma di Charles, che al momento se ne stava relegato in un angolo della stanza, seduto sul letto con le gambe accavallate.

«No, in realtà non l'hai fatto», ribatté Griffin, fulminandolo con lo sguardo.

Charles alzò gli occhi al cielo e sospirò. «Bene. Mi dispiace di averti posseduto e aver cercato di uccidervi.» Un momento di silenzio. «...Ma ne avevo ogni diritto.»

Era una causa persa.

Izumi e Haru si tenevano a una certa distanza, squadrando Griffin come se da un momento all'altro avesse potuto esplodere.

«Ragazzi, per l'ultima volta: non sono più posseduto. Non c'è bisogno che stiate appiccicati al muro.»

«Potrei ancora possedervi, se dovessi avere il sospetto che avete cattive intenzioni.»

«Senti, Charles, te lo dico francamente: non stai facendo un buon lavoro nel farmi venire voglia di aiutarti.»

Dato che Izumi e Haru non potevano né sentire né vedere il fantasma poiché non erano medium, ai loro occhi Griffin stava al momento parlando con un letto a baldacchino. La cosa non li rassicurò minimamente.

«Hai detto che i ricordi della tua vecchia vita sono confusi?» domandò Alistair, mentre frugava tra tutti i documenti che erano riusciti a salvarsi dalle fiamme.

Charles annuì. «Io... ricordo dei frammenti. E un nome. Beth. Il resto è tutto sfocato, tutto ciò che mi rimane sono le emozioni legate ai ricordi. Dolore. Rabbia. Disperazione.»

Alistair lanciò una rapida occhiata a Griffin, che si stava palesemente sforzando di mantenere la propria espressione impostata su una calcolata neutralità. Non stava facendo un buon lavoro.

"Lui mi capisce. Lo sento... il suo dolore. Trabocca dai suoi ricordi."

Si schiarì la gola e si rivolse nuovamente a Charles. «Se il suo nome è l'unica cosa che ricordi, il tuo conto in sospeso deve avere a che fare con questa Beth. E a giudicare dalle...ehm, lettere>, disse, con un colpo di tosse imbarazzato. «Dovevate essere piuttosto intimi. Forse se controllassimo un po' più a fondo--»

Alistair aprì un cassetto della scrivania che ancora non avevano controllato.

O almeno, ci provò.

Riuscì a socchiuderlo di appena qualche centimetro prima che un'onda d'urto lo spingesse con violenza contro il mobile, richiudendolo di scatto e togliendogli il respiro. Ci fu un fragore alle sue spalle, e quando Alistair si voltò si ritrovò davanti una scena quantomai inusuale: c'era una scia di sale sparsa davanti ai suoi piedi. Charles era stato scaraventato a terra, rovesciando nel mentre una sedia e spaventando a morte Izumi e Haru. Griffin era accanto ad Alistair e gli stringeva un braccio con fare protettivo, squadrando il fantasma con evidente ostilità.

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