Naturalmente, nemmeno in quel caso l'atterraggio fu confortevole.
Alistair piombò rovinosamente a terra, inalando una quantità preoccupante di polvere che lo portò a tossire con violenza. Un gemito alla sua destra lo informò che Griffin era insieme a lui, non in condizioni migliori.
Alistair tentò di alzarsi, ma realizzò sin da subito che qualcosa non andava: si sentiva... vuoto. Freddo. Come se tutto il calore nel suo corpo fosse stato risucchiato via, lasciando un semplice involucro di carne.
«Uh...» gemette Griffin mentre si tirava in piedi, grattandosi il capo. «Inizio a credere che quei gatti lo facciano apposta ad aprire portali nei luoghi più impensabili...»
Si voltò poi verso di lui e gli tese la mano per aiutarlo a rialzarsi. Alistair la osservò per qualche istante, poi distolse lo sguardo e si issò in piedi da sé, ignorando l'offerta.
Non gli sfuggì l'espressione ferita di Griffin, ma decise di ignorarla anche se ciò gli provocò una piccola fitta al petto.
«Ali, riguardo a quello che è successo nella storia precedente...»
«Dove credi che siamo finiti, stavolta?» lo interruppe lui, guardandosi intorno per non dover incontrare i suoi occhi.
Griffin dovette accorgersi del suo intento, perché quando parlò, dopo parecchi secondi di silenzio, la sua voce era colma di amarezza. «...Non ne ho idea. Sembra la casa di qualche milionario.»
La stanza in cui si trovavano pareva l'ingresso di una villa talmente lussuosa che il primo pensiero di Alistair fu che fossero finiti in un covo di mafiosi: soltanto quell'area della casa era più grande di tutto il suo appartamento a Londra e di quello di Griffin a Lakebury messi insieme. Non riusciva neanche a immaginare la quantità di soldi che i proprietari dovessero possedere per permettersela.
«Ehilà?» chiamò, quasi aspettandosi che la sua voce rimbombasse per la villa. «C'è nessuno?»
Attesero, ma non ci fu risposta. A quanto pareva erano soli.
All'esterno si sentiva il fragore tonante di una tempesta, la pioggia picchiava violentemente contro le finestre della sala. A giudicare dalla completa oscurità che regnava all'esterno, doveva essere notte.
«È senz'altro una casa costosa, ma non sembra ben curata», borbottò Griffin, passando un dito su un tavolino di cristallo posto accanto all'ingresso: un intero strato di polvere si depositò sui suoi polpastrelli. «Forse è stata abbandonata di recente.»
«Chi mai vorrebbe andarsene da qui?»
La sensazione di inadeguatezza non faceva che aumentare. L'intera villa era dominata da un silenzio assoluto, interrotto solo da un rumore ovattato e ritmico a cui Alistair non riusciva a dare un nome, né riusciva a capire da dove provenisse. Sapeva solo che era inquietante, e lo irritava: somigliava a un tamburo che risuonava in una campana di vetro.
Griffin continuò a ispezionare i dintorni, facendo scorrere le dita sui mobili. La sua attenzione venne catturata da uno specchio a muro che era stato infranto in mille pezzi, come se qualcuno vi avesse scagliato contro un oggetto pesante. Si avvicinò per osservarlo con più attenzione, ma non si accorse di una pozza d'acqua sul pavimento nei pressi della finestra, probabilmente causata dal temporale, e finì per scivolare a terra. Riuscì appena in tempo a proteggersi il viso con le mani, ma nel mentre si tagliò il palmo con un frammento di vetro.
«Merda», imprecò premendo sulla ferita per bloccare il sangue. «Tutte a me capitano.»
Il rumore ovattato di tamburi si fece più prepotente, più rapido, premeva contro le sue orecchie e rimbombava in ogni parte del suo corpo. Alistair fissò il palmo di Griffin tingersi di rosso e avvertì una morsa violenta stritolargli lo stomaco, mozzandogli il respiro. Da quando in qua il sangue aveva un odore così intenso?
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Once Upon A Wish
FantasySpin-off di "La canzone del silenzio" Come sarebbe andata la storia se fosse stato tutto diverso? Se Griffin e Alistair, invece che due semplici ragazzi qualsiasi, fossero stati i personaggi di una fiaba? O se invece fossero stati dei cacciatori di...