Ammirare il sole sorgere sul nuovo giorno emergendo dal mare era un'esperienza strabiliante, specialmente se si poteva assistervi da un posto in prima fila, a bordo di una nave pirata nel mezzo dell'oceano.
Ma la mente di Alistair era focalizzata su ben altri pensieri, lo sguardo perso sull'orizzonte illuminato dall'alba ma senza prendere sul serio nota dello spettacolo. Non c'era più nessuno sul ponte della nave eccetto lui, appostato al timone. Dopo gli avvenimenti della sera prima aveva insistito perché Griffin si ritirasse a riposare, ma lui non era riuscito a chiudere occhio.
«Percepisco un certo turbamento nel tuo animo, umano», esclamò Plum, apparendo accanto al timone. Alistair era talmente focalizzato sui suoi pensieri cupi che nemmeno sobbalzò.
«È colpa mia, Plum.»
«...A cosa ti riferisci, esattamente?»
«A tutto quanto. Griffin sta morendo ed è colpa mia. Io ho espresso quel desiderio e l'ho trascinato nel libro con me. Se non fosse stato per me e per la mia stupida voglia di divertirmi ora lui non sarebbe in pericolo.»
«Be'.» Plum si stiracchiò sul legno della nave e sbadigliò, mostrando i denti affilati. «Non hai torto.»
Alistair accennò un sorriso amaro, alzando lo sguardo al cielo. «Wow. Nemmeno ci provi a consolarmi, eh?»
«Il mio compito non è consolarti, ma dirti le cose come stanno. Tu hai espresso quel desiderio e hai trascinato Griffin con te nel libro. È un dato di fatto. Ma su una cosa ti sbagli.» Lo fissò con due occhi gialli che sembrarono leggergli dritto nell'anima. «Il tuo desiderio era ben lontano dall'essere così superficiale.»
Alistair corrugò le sopracciglia, confuso. «Che vuoi dire?»
«Il Libro non ti fa entrare nella storia solo perché vuoi divertirti. C'è sempre un motivo più profondo. Un motivo celato negli abissi del tuo animo che spesso persino tu ti rifiuti di riconoscere. La mia padrona l'ha visto, ed è per questo che ti ha fatto dono del Libro.»
«Quale motivo profondo? Di... di che parli?»
«Non posso certo essere io a dirtelo. Sennò la storia non avrebbe senso, non credi?»
Alistair normalmente avrebbe insistito, ma ormai conosceva quei gatti da abbastanza tempo da sapere che non gli avrebbero rivelato niente che non volessero dirgli. Inoltre, era decisamente troppo giù di morale per pressare ulteriormente l'argomento. Ci avrebbe riflettuto per conto suo.
Gli occhi gli caddero sulle proprie braccia scoperte, dove ancora erano visibili, nonostante gli anni trascorsi, innumerevoli cicatrici bianche. Alcune erano sottili, quasi indistinguibili dalla pelle, ma altre erano profonde e saltavano alla vista come crepe sui suoi avambracci.
Le labbra di Alistair si piegarono istintivamente verso il basso. «Dimmi una cosa, Plum», mormorò. «Perché ho ancora queste cicatrici? Ogni volta che entro in una nuova storia il mio corpo si adatta al nuovo personaggio. Ma fino ad ora, in ogni storia in cui sono finito le mie braccia erano segnate. Significa che... che in ogni universo io ho tentato di...?»
«No. No, Alistair.» Per una volta, la voce di Plum era tinta di un'emozione diversa dall'irritazione o dalla noia. Sembrava quasi... compassione. Alistair avvertì il bisogno improvviso di nascondersi o scappare. «Quelle cicatrici appartengono a te e a te soltanto. Sono i segni visibili della storia che ti porti dentro, come inchiostro su un foglio di carta. Finché resterai te stesso, quelle cicatrici rimarranno lì.»
Alistair non rispose. Si sfiorò il braccio con la punta delle dita, quasi aspettandosi che sotto il suo tocco le vecchie ferite si riaprissero e ricominciassero a sanguinare. Non accadde: d'altronde, erano ormai passati due anni...
STAI LEGGENDO
Once Upon A Wish
FantasySpin-off di "La canzone del silenzio" Come sarebbe andata la storia se fosse stato tutto diverso? Se Griffin e Alistair, invece che due semplici ragazzi qualsiasi, fossero stati i personaggi di una fiaba? O se invece fossero stati dei cacciatori di...