Quell'anno all'orfanotrofio fu il più piacevole di tutti. La maggior parte delle volte non riuscivo a fare magie intenzionalmente, ma quando mi trovavo in situazioni spiacevoli, riuscivo spesso a salvarmi, che fosse scomparendo o fermando chiunque fosse malintenzionato.
Una parte di me sperava che Tom si accorgesse di cosa fossi in grado di fare, ma questo non accadde mai; non ero abile come lui a fare magie ogniqualvolta lo desiderassi.
Un altro anno passò e qualcun altro fece una visita a Tom. Mi fu impossibile non notare l'uomo appena mise piede nell'orfanotrofio. Capii subito che fosse un mago, dai suoi vestiti, dal suo sguardo, da tutto. Nella sua figura non c'era nulla che io non potevo collegare ad un mago.
Pensavo fosse venuto per me e Tom, ma presti dovetti ricredermi. Era venuto solo per lui.
Per l'ennesima volta, io non esistevo.
Quel mago, col tempo, imparai a riconoscerlo come Albus Silente.
Stetti tutto il tempo nascosta vicino alla stanza di Tom, sperando disperatamente che accadesse qualcosa, che anche io fossi notata. Ad un certo punto vidi una luce infuocata fare capolino da sotto la porta chiusa, era curiosa, terribilmente curiosa di sapere cosa stesse accadendo all'interno. Ma dall'altra parte, nel mio carattere non c'è mai stata spavalderia, non avrei mai osato entrare nella stanza senza un permesso o un invito, infastidendo i due maghi.
Quando Albus Silente uscì dalla sua stanza, mi misi a seguirlo. Volevo che sapesse che esistevo, che ero una strega come Tom, che anche io meritavo la sua attenzione. Prima che uscisse definitivamente dalla porta d'ingresso, apparsi al suo fianco e lui mi notò.
In quel momento desiderai di non averlo fatto, ma ormai lui mi stava guardando. Mi sorrise e io indicai i suoi abiti, il mio dito si spostò lentamente dai suoi abiti a me. Non sapevo come farglielo capire e non credo avesse capito cosa intendevo con quel gesto. Gli facevo solo tenerezza. Ero una bambina curiosa che indicava curiosa gli abiti di una persona stravagante. Mi salutò cordiale e poi continuò per la sua strada.
Non mi aspettavo che qualcuno capisse la mia situazione, ma rimasi comunque delusa. E un po' diedi la colpa anche alle mie scarse capacità. Mi convinsi che non meritavo la visita di un mago, perché non ero brava come Tom, nemmeno lontanamente.
Il mio undicesimo compleanno fu l'unico di cui ebbi memoria durante il mio soggiorno all'orfanotrofio. Quel giorno mi svegliai con poca voglia di fare qualsiasi cosa, ero ancora triste per la visita di Albus Silente.
Rimasi nella mia stanza per la maggior parte del tempo, seduta sul tavolo accanto alla finestra, per osservare gli orfani che giocavano nel cortile. In mezzo a loro c'era anche Tom, intento a parlare con due ragazzi. Dopo poco tempo i ragazzi si azzuffarono e lui si mise in disparte ad osservarli. Mi scappò un sorriso, poi però in lontananza vidi una strano uccello volare verso di me.
Quando lo riconobbi, aprii immediatamente le finestre. Era un gufo. E io sapevo cosa i gufi significassero. Loro portavano messaggi, lettere, pacchi.
Lo guardai avida con il respiro affannato. Lui poggiò una lettera sul banco e poi spiccò di nuovo il volo. Mi avvicinai, tremante e trepidante, verso la lettera giallastra posata sul mio banco.
Non riuscivo a immaginare cosa fosse, avevo paura di toccarla, come se farlo potesse bruciarmi, ma alla fine lo feci.
All'orfanotrofio, con molta difficoltà, riuscii pure a imparare a leggere, anche se per me era molto più laborioso che per gli altri. Eravamo obbligati a fare lezioni per imparare a leggere, scrivere e fare i conti. Una volta diventata abbastanza abile con il labiale, riuscii a unire i suoni senza timbro che leggevo sulle labbra della maestra con i simboli che lei ci dava compito di trascrivere. Lentamente le parole iniziarono a prendere significato anche sulla carta davanti a me. Ma nonostante questo, leggevo molto lentamente e mi ci volle del tempo per dare un senso alla parole della lettera che il gufo lasciò sul mio banco.
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Il Diario Segreto di una Strega Perduta
Fantasy[Harry Potter FANFIC] "Scrivo questo diario affinché nessuno si dimentichi di me. Il mondo deve sapere che sono esistita e che ho combattuto. La strada sbagliata che ho percorso non mi definirà come persona. Nessuno mi ha mai conosciuto veramente e...