XI. Il fascino di chi ti aiuta

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Era un giornata calda, l'estate era alle porte. Avevo appena finito una pozione molto complessa, che fu giudicata con i migliori dei voti. Uscii dall'aula di pozioni prima ancora che la lezione finisse, quel giorno proprio non ce la facevo a rimanere nella stessa stanza con lui.

 Era quasi finito l'anno scolastico e ormai mi ero arresa all'idea che non avrei più ricevuto più nessuna notizia da Tom. Se fosse stato così, mi sarei impegnata da sola a liberarmi della mia maledizione, cosciente del fatto che se avessi voluto veramente, avrei trovato un modo per riuscirci anche da sola. 

 Ad un certo punto vidi il mio serpente fermarsi e quando tornai indietro capii perché lo aveva fatto. Anche Tom era uscito prima dalla lezione di Pozioni e sembrava finalmente intenzionato a parlare con me.

-Seguimi, Meredith. Se siamo fortunati, oggi potrai tornare a sentire e a parlare. 

 In un solo momento, tutte le speranze che avevo abbandonato, ripresero vita. Lo seguii senza indugi. 

Ci ritrovammo fuori dal castello, in un luogo non frequentato, perché era completamente ricoperto di un tipo di edera magica che ti avrebbe graffiato molto profondamente se ci passavi attraverso e che era abbastanza difficile da penetrare con degli incantesimi. 

Ma non per Tom. Si fece strada con la bacchetta, mentre dietro di noi l'edera si rigenerava, senza però ferirci in alcun modo. Lo spazio non era molto, ma era abbastanza per permetterci di stare a due metri di distanza. 

 Il mio cuore batteva all'impazzata, non credevo sarebbe mai arrivato il momento in cui la mia maledizione sarebbe stata debellata. Ancora non credevo ciecamente che sarebbe veramente accaduto, ma cercavo di essere fiduciosa, di fidarmi di lui e delle sue capacità. 

 Quando mi sorrise, il mio cuore prese a battere anche più forte. Le ginocchia mi tremavano e mi torcevo le dita in maniera ossessiva.

-Tuo padre è un esperto di antiche magie egiziane. Quella che ha lanciato su di te è una complessa da gestire, ma dagli effetti abbastanza semplici. Ho cercato a fondo un modo per debellarla, ma non ho trovato nulla da nessuna parte. Solo la descrizione di cosa essa sia. È una magia che crea una creatura magica parassita, devota solo a colui che l'ha creata. Si impadronisce di un corpo e agisce su di esso nel modo in cui il mago che l'ha creata gli ordina. Tuo padre ha ordinato al parassita di impedirti di sentire e parlare, ma se avesse voluto, avrebbe potuto ordinargli di fare altro al tuo corpo. Ora, capito che non è documentato da nessuna parte un modo per debellarla, ho cercato di trovarne io uno e se tutto va bene, funzionerà. Dobbiamo costringere il parassita ad abbandonare il tuo corpo. Mi segui? 

 Annuì con il capo. Tom tirò fuori dalla sua tasca una pozione.

-Questa pozione permetterà alla tua anima di staccarsi dalla tua coscienza per un breve periodo. In quel periodo, il parassita sarà l'unica cosa che sarà cosciente nel tuo corpo e questo mi darà modo di costringerlo direttamente a lasciarti libera. Ora, spero che la tua anima sarà protetta dalla pozione, perché scaglierò sul tuo corpo una delle maledizioni senza perdono per costringere il parassita ad abbandonarlo. 

 Quando lessi sulle sue labbra quelle parole spalancai gli occhi, capii subito la mia immensa preoccupazione.

-La maledizione Cruciatus. Dobbiamo farlo soffrire. Se ho scelto questo metodo c'è un motivo, Meredith. È l'unico che potrebbe funzionare. Il parassita è cosciente, può sentire dolore e non è una creatura molto complessa, quindi il modo più adatto per convincerlo a eseguire i nostri ordini è farlo soffrire, spaventarlo, metterlo all'angolo. 

 Mi mise la pozione nella mano che non smetteva di tremare. Ci guardammo per qualche secondo e quello mi bastò per prendere la mia grande decisione. Deglutii con difficoltà e buttai giù tutta la pozione, dopodiché fu tutto buio. 

Il Diario Segreto di una Strega PerdutaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora