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PROTESILAO'S POV

Driiin, sempre la solita sveglia che suona e mi ricorda che oggi devo lasciare la mia amata per andare a combattere a Troia. Mi alzo e, come al solito, mi spruzzo un po' di colonia alla menta e tabacco sul collo e sui polsi. La guardo intensamente, la desidero con tutto me stesso, ma devo andarmene. "Amore mio, dopo questo meraviglioso matrimonio ti devo lasciare perché devo partire per combattere la guerra di Troia, ma prima mi trovo con Giasone a bere un caffè prima che lui parta per trovare il vello d'oro. Se vuoi, amore mio, quando tornerò da Ilio andrò a fare la spesa da Esselunga".

Lei è distrutta, non vuole lasciarmi, ma è costretta. Parto e la vedo salutarmi dalla finestra con un fazzoletto bianco in mano. Raggiungo Giasone al bar nell'agorà. Ci sediamo in uno dei tavolini in disparte davanti alla grande finestra che illumina la stanza e ordino un caffè divino con un cornetto all'ambrosia. Guardo il caffè senza dire niente per un minuto buono. In sottofondo la solita musica da bar, non riconosco neanche la canzone, i miei unici pensieri riguardano Laodamia. Con Giasone parliamo delle solite cose: cosa hai fatto ieri, quanti popoli hai schiavizzato, quanto hai pagato per quella sublime spada in bronzo; insomma cose così, ma non riesco a non pensare a lei: mi manca, persino più dei miei schinieri di bronzo autografati da lei stessa. Non so se lui abbia capito a cosa, o meglio, a chi sto pensando. Cerco di togliermi Laodamia dalla testa, ma non riesco a pensare ad altro. Nei miei pensieri vedo il suo viso triste e vorrei piangere, ma non posso mostrarmi debole davanti a Giasone. Finito di mangiare camminiamo insieme verso il porto dove dobbiamo separarci: lui si imbarca sulla sua nave Argo (dicono che sia costruita con il legno dell'ultimo albero della sua specie, un albero gigante in grado di fornire profezie), mentre io raggiungo la mia che dovrebbe portarmi a Troia e poi, spero, riportarmi a casa.

Salgo. Il nome dell'imbarcazione è Titanic. La chiamano "l'inaffondabile" e quindi questo mi rassicura. È una trireme greca, un'enorme nave utile sia per il trasporto, che per la guerra, lo sperone di bronzo ancora alzato sulla prua e l'occhio di buon auspicio appena laccato. Sarà costata la conquista di un'intera regione. Probabilmente, dove remano gli schiavi, ci sarà un intero carico di pepli e armature di contrabbando. Non mi stupirebbe, non c'è più rispetto per noi onesti massacratori.

Mentre cammino per il ponte, un soldato, occhi verdi, capelli neri corvino e ricci, mi si avvicina, con l'elmetto sotto braccio. Lo osservo: sembra che non sia la sua prima guerra visto il suo passo convinto. Ha una cicatrice sotto l'occhio. Dopo un minuto di silenzio, mi rivolge la parola: "Non sembri molto felice di partire". Io lo guardo e scuoto la testa. Lui mi osserva intensamente e io distolgo lo sguardo. Non so se posso fidarmi di lui, un perfetto sconosciuto. Ma così, senza accorgermene, mi metto a parlare di Laodamia, dei suoi capelli biondi ramati, gli occhi color ghiaccio, penetranti, che ti scalfiscono. Lui mi osserva e ascolta, senza interrompere. Lo guardo e gli dico la mia paura: quella di non riuscire a tornare da lei. Mi guardo i piedi, le ciabatte all'ultima moda che ho comprato al mercato del venerdì all'agorà. Lui dice: "Tranquillo, non succederà niente, questa nave è sicura, sai che la chiamano l'inaffondabile, non vedo perché dovresti preoccuparti, e poi noi vinceremo la guerra, stanne certo. Anche io ho lasciato la mia amata Penelope per questa guerra, pensa io ho anche un figlio appena nato, Telemaco, ma sono sicuro che riuscirò a tornare prima del suo primo compleanno, infatti credo che sulla via del ritorno gli comprerò un regalo.... forse uno scudo e una spada di legno, sai, come quelli che si vedono nei banchetti del mercato nelle grandi città".

Mi sono tolto un peso dal petto ma sento ancora qualcosa nel profondo, inoltre ascoltando la storia di Odisseo mi è venuta la voglia di avere un figlio. Cerco di ignorare questo pensiero, anche perché non so se riuscirò a tornare. Lo so sono un po' pessimista ma quando si parte per una guerra i pensieri non riguardano di sicuro gli unicorni... La nave si stacca dal molo e le ragazze salutano i loro amati con un fazzoletto bianco. Laodamia non è venuta perché suo padre non gliel'ha permesso. Queste famiglie iperprotettive io non le capisco proprio. Suo padre penserà ancora che io sia un poco di buono. Insomma, solo perché il sabato sera vado con la mia gang a bullizzare i bambini ai templi vicini non significa che io sia un pessimo marito. Sarei un ottimo esempio da seguire per nostro figlio, sicuramente.

EVEN WHEN YOU ARE CRYING YOU ARE BEAUTIFUL TOODove le storie prendono vita. Scoprilo ora