III

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...ancora qualche minuto e quel mortale sarebbe morto. Anche i mostri di Ceto si mettono in mezzo, non c'è più rispetto per le regine degli dèi. Non ci vorrà molto: vado lì, lo salvo, testo la sua fedeltà; insomma, la solita routine.

Devo sbrigarmi perché voglio andare a vedere il tele divino per scoprire come sta andando la crisi di governo divino. In teoria oggi Zeus dovrebbe andare alla Bulè degli dei a chiedere la maggioranza. Ci mettono sempre millenni per risolvere anche le questioni più semplici. L'ultima volta per protesta Atlantide si è inabissata e non è più tornata in superficie. Smetto di pensare al tele divino quando vedo che quel mortale che stavo cercando, provava a raggiungere la superficie, ma io so che non ce la farà mai (e ci credo. Si muove come una vongola con crisi epilettiche), e allora mi immergo nell'acqua, lo prendo e gli do la possibilità di respirare.

Lo riporto in superficie e lo appoggio su uno scoglio. Inizia a iperventilare come uno scemo, mentre sputa fuori un intero ecosistema marino che non si sa come aveva ingoiato. Lo osservo divertita, mentre lui mi guarda ammaliato (insomma, ogni essere vivente sano di mente lo farebbe). Mi isso  sullo scoglio, questa coda è incredibilmente impegnativa da portare, appoggio il viso sul braccio e sorrido.

Ripreso il fiato, il mortale si mette a guardare all'orizzonte, gli occhi scuri, incredibilmente gentili, e la postura fiera, da vero guerriero... "Cosa è successo?" "La tua nave è stata attaccata da uno dei mostri di Ceto. Sono riuscita a prendere solo te, mi dispiace molto". Ha uno sguardo distrutto, come se ci tenesse veramente tanto ad andare in guerra. "Perché sembri così triste? Se la tua nave era una delle altre centinaia che si stava dirigendo a Ilio, dovresti essere felice che io ti abbia salvato. Saresti morto sicuramente nella battaglia".

"Non è detto. Forse sarei riuscito". Sì come no, l'importante è crederci. "Ormai non importa più. La tua nave è naufragata comunque". Un'ultima frase ancora, e poi avrei potuto uccidere quell'insulso mortale. Ancora poco tempo, e poi sarei potuta ritornare ai miei pop-corn. "Potresti rimanere qui con me, nel mio regno; potrei farti respirare sott'acqua; potresti diventare il re del regno sottomarino".

Mi guarda, incredulo. Sembra stia ragionando sull'offerta, ovviamente. Tutti così i mariti. Tutti che fanno i fedelissimi ma appena possono vanno via, con altre donne. Stavo per trasformarlo in una mucca nana, quando lui spostò lo sguardo.

"Non posso. Non potrei mai farlo. Mi sono appena sposato, e ho dovuto lasciare la mia sposa a casa. Volevo arrivare fino a Troia per poi poter vincere e tornare da lei, ma ormai non è più possibile". Vedo i suoi occhi inumidirsi e le ginocchia che crollano, facendolo cadere sullo scoglio.

Provo pena per questo misero mortale. Siccome ho testato la sua fedeltà e lui non ha ceduto alla mia divina bellezza, cosa che non era mai successa, decido di premiarlo. Lo voglio riportare a casa, anche se mi stava iniziando a piacere questo mortale (o divinità cosa mi sta succedendo sto diventando come Zeus...).

Lo addormento. Sono pochi i mariti che si comportano così; questa Laodamia è una donna veramente fortunata. Non posso permettere che si faccia male. Con la magia, lo porto sul fondo del mare, dentro una bolla che gli permetterà di respirare.

Finalmente: Reggia Lamantina. Mi reco nell'enorme palazzo di madreperla, dove vive la famiglia reale.

"Non può entrare" dice una delle guardie davanti al portone ricco di cirripedi e conchiglie.

"Invece credo proprio di sì. Ho un invito speciale dalla regina Alyssa". Gli porgo l'invito, ovviamente falso, mentre guardo il suo viso perdere colore. "Certo, mi scusi. La sicurezza di questi tempi non ammette errori". "Lo capisco, si figuri. Metterò anche una buona parola alla regina, non si preoccupi", dico con un sorriso ammaliante. Urla una frase ad un'altra guardia sulla cinta muraria in pietra calcarea  in una lingua che non conosco (è Poseidone quello che si occupa dei mari, non mi è mai importato più di tanto imparare quelle lingue).

Piano piano il ponte levatoio si abbassa sul fossato. Ma dico io, ma se siamo sott'acqua, a cosa serve un fossato; basterebbe nuotare fino alla porta.  Vengo introdotta nella sala del trono, dove siede, in uno la regina Alyssa, dallo sguardo fiero e la coda ingioiellata in perle, e nell'altro il famosissimo, regale, coraggioso, astioso e ubriaco, re Brannon. Il re dormiva accasciato sul trono, mentre la regina mi guardava con diffidenza. "Chi ti ha fatto entrare, straniera senza coda? Io non ho invitato nessuno".

"Possibile che non riconosci neanche una vecchia amica?". Mi scruta, inizialmente spaesata, poi divertita. "Era, da quanto tempo? Sei in missione per un altra fanciulla preoccupata? Ti serve che punisca qualche marito infedele? Sai che qui sarai sempre la benvenuta". "Alyssa cara, per una volta, hai sbagliato. Fortunatamente, è proprio il contrario. Devo aiutare un povero marito che deve ritornare dalla sua sposa a Iolco. Mi servirebbe il tuo aiuto a riportarlo a casa". Mi guarda stupita, ma con la solita espressione decisa.

Chiama la sua ancella, si fa portare carta e penna e scrive qualcosa su un foglio di alga. Lo fa portare ad una certa "Aquata", chiunque essa sia.  Nel mentre che aspettiamo, ci spostiamo nella sala da pranzo in corallo, dove spettegoliamo da brave amiche immortali. Poco dopo, arriva una sirena grande quanto un armadio,  con i capelli fatti di alghe pettinati in treccine strette, e la spada di bronzo allacciata insieme allo scudo, dietro la schiena. "Mi ha chiamato, signora?".  "Sì, Acquata", rispose la regina in tono perentorio. "Mi serve che tu e il tuo esercito accompagnate Clementine e il soldato insieme a lei fino a Iolco". "Posso chiederne il motivo, signora?".  Nessun comune capo dell'esercito avrebbe mai potuto osare niente di simile. Questa Aquata non era soltanto un generale. Era probabilmente qualcosa di più. Non che mi interessi, ovviamente, ma in ogni caso il gossip è gossip. "Non ce ne sarà bisogno. Fai soltanto quello che ti dico; non ci vorrà molto. Vai pure".

Aquata si gira e se ne va, mentre io e la regina rimaniamo lì su quei morbidissimi divani. "È il momento che mi prepari. Grazie mille, Alyssa. Sei stata di fondamentale aiuto". Poco dopo, sentiamo un suono di trombe (non chiedetemi come facciano a suonare sott'acqua, perché  non lo so proprio). Guardando fuori dalle finestre, vediamo un'intera guarnigione dell'esercito in tutta la sua cruda bellezza. Al centro c'è un enorme biga in bronzo, con tanto di onde e delfini incisi sui lati.

"È perfetta"

EVEN WHEN YOU ARE CRYING YOU ARE BEAUTIFUL TOODove le storie prendono vita. Scoprilo ora