IV

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Finalmente: Reggia Lamantina. Mi reco nell'enorme palazzo di madreperla, dove vive la famiglia reale.

"Non può entrare" dice una delle guardie davanti al portone ricco di cirripedi e conchiglie.

"Invece credo proprio di sì. Ho un invito speciale dalla regina Alyssa". Gli porgo l'invito, ovviamente falso, mentre guardo il suo viso perdere colore. "Certo, mi scusi. La sicurezza di questi tempi non ammette errori". "Lo capisco, si figuri. Metterò anche una buona parola alla regina, non si preoccupi", dico con un sorriso ammaliante. Urla una frase ad un'altra guardia sulla cinta muraria in pietra calcarea in una lingua che non conosco (è Poseidone quello che si occupa dei mari, non mi è mai importato più di tanto imparare quelle lingue).

Piano piano il ponte levatoio si abbassa sul fossato. Ma dico io, ma se siamo sott'acqua, a cosa serve un fossato; basterebbe nuotare fino alla porta. Vengo introdotta nella sala del trono, dove siede, in uno la regina Alyssa, dallo sguardo fiero e la coda ingioiellata in perle, e nell'altro il famosissimo, regale, coraggioso, astioso e ubriaco, re Brannon. Il re dormiva accasciato sul trono, mentre la regina mi guardava con diffidenza. "Chi ti ha fatto entrare, straniera senza coda? Io non ho invitato nessuno".

"Possibile che non riconosci neanche una vecchia amica?". Mi scruta, inizialmente spaesata, poi divertita. "Era, da quanto tempo? Sei in missione per un altra fanciulla preoccupata? Ti serve che punisca qualche marito infedele? Sai che qui sarai sempre la benvenuta". "Alyssa cara, per una volta, hai sbagliato. Fortunatamente, è proprio il contrario. Devo aiutare un povero marito che deve ritornare dalla sua sposa a Iolco. Mi servirebbe il tuo aiuto a riportarlo a casa". Mi guarda stupita, ma con la solita espressione decisa.

Chiama la sua ancella, si fa portare carta e penna e scrive qualcosa su un foglio di alga. Lo fa portare ad una certa "Aquata", chiunque essa sia. Nel mentre che aspettiamo, ci spostiamo nella sala da pranzo in corallo, dove spettegoliamo da brave amiche immortali. Poco dopo, arriva una sirena grande quanto un armadio, con i capelli fatti di alghe pettinati in treccine strette, e la spada di bronzo allacciata insieme allo scudo, dietro la schiena. "Mi ha chiamato, signora?". "Sì, Acquata", rispose la regina in tono perentorio. "Mi serve che tu e il tuo esercito accompagnate Clementine e il soldato insieme a lei fino a Iolco". "Posso chiederne il motivo, signora?". Nessun comune capo dell'esercito avrebbe mai potuto osare niente di simile. Questa Aquata non era soltanto un generale. Era probabilmente qualcosa di più. Non che mi interessi, ovviamente, ma in ogni caso il gossip è gossip. "Non ce ne sarà bisogno. Fai soltanto quello che ti dico; non ci vorrà molto. Vai pure".

Aquata si gira e se ne va, mentre io e la regina rimaniamo lì su quei morbidissimi divani. "È il momento che mi prepari. Grazie mille, Alyssa. Sei stata di fondamentale aiuto". Poco dopo, sentiamo un suono di trombe (non chiedetemi come facciano a suonare sott'acqua, perché non lo so proprio). Guardando fuori dalle finestre, vediamo un'intera guarnigione dell'esercito in tutta la sua cruda bellezza. Al centro c'è un enorme biga in bronzo, con tanto di onde e delfini incisi sui lati.

"È perfetta"

EVEN WHEN YOU ARE CRYING YOU ARE BEAUTIFUL TOODove le storie prendono vita. Scoprilo ora