Capitolo Tre

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Prese la valigia dall'armadio, e la sistemò sul letto al centro della stanza.
Ad un tratto però, sentì bussare alla porta, e lentamente, scese le scale.
Guardò attraverso lo spioncino, e con sua grande gioia, vide una zazzera di capelli rossi e un sorriso inconfondibile.

Attese qualche minuto, per sistemarsi i capelli, e aprì la porta.
«Heilà, Weasley! Come mai qui?»
«Be', l'ultima volta, se non sbaglio, mi hai detto di farmi vivo così... eccomi qui!»
Fred sorrise smagliante.
«Che tempismo! Senti, Fred, oggi non è il caso. Domani devo alzarmi presto per andare in aeroporto, e oggi ho un mucchio di cose da fare, quindi...»
«Aeroporto? Dove scappi?» le chiese con tono scherzoso, ma sinceramente dispiaciuto della sua partenza.
«A New York, per presentare il mio libro.»
«D'accordo, ma non credo che mangiare un boccone con il tuo gemello preferito, ti ruberà molto tempo!»
Hermione ci pensò su un attimo, ma poi disse «Vado a prendere la borsa, allora».
Fred esultò, e Hermione non poté trattenere un sorriso.
La riccia tornò pochi minuti dopo, e uscì con lui all'aria mite di Londra.
«Comunque, non hai negato che sono il tuo gemello preferito...» disse il rosso, spezzando il silenzio.
«Forse perché lo sei...» rispose l'altra, senza pensarci.
Fred sgranò gli occhi, mentre Hermione sorrideva timidamente, scostandosi una ciocca di capelli dal viso.

***

«Wow, è buonissimo!» esclamò Hermione, quando assaggiò il suo risotto.

Fred cacciò una risata soffocata, vedendola fare una buffa espressione.

Allungò la forchetta verso il suo piatto.
«Fammi provare.»

La riccia, appena se ne accorse, gli diede uno schiaffo sulla mano.

«Non provarci, Weasley. O ti crucio qui e ora, davanti a tutti questi Babbani!»

Il rosso rise ancora, ma poi si rese conto che la ragazza avrebbe potuto farlo sul serio.

«Va bene, me ne sto tranquillo al mio
posto.»

Hermione sorrise, e Fred pensò che non era mai stata così bella come in quel preciso momento, mentre rideva disinvolta e i suoi occhi luccicavano divertiti.

«Perché mi guardi così?» chiese lei, tornando seria.

«Così, in che senso?» fece lui, con lo stesso tono.

Hermione abbassò lo sguardo.

«Come se... Be', come se fossi speciale, e bella... sai, in quel modo in cui ci si sente quando... quando sei importante per qualcuno» spiegò la riccia, non trovando le parole giuste con lui che la fissava a quel modo.

«Forse perchè lo sei» disse Fred, ripetendo le parole che lei aveva detto prima.

Un lieve rossore comparve sul volto di lei, e il rosso non fece a meno di sorridere.

«Ehm... mangia quella pasta, prima che si raffreddi» cercò di sviare il discorso.

Fred le scoccò un ultimo sguardo, e poi tornò ai suoi maccheroni al formaggio.

Hermione rimase a guardarlo senza smettere di sorridere e, allo stesso tempo, sentendo di nuovo quel peso familiare nel petto.

«Voglio portarti in un posto» disse all'improvviso, ignorando quella sensazione che diventava sempre più insistente.

Preso alla sprovvista, Fred alzò un sopracciglio, fissandola con aria interrogativa.

«Dove?»

«Lo vedrai» rispose semplicemente lei.

«E la tua valigia?»
Il rosso era incredulo, ma anche piacevolmente sorpreso.

«Direi che può aspettare.»

Fred era entusiasta dell'idea di passare dell'altro tempo con lei, e per Hermione era lo stesso.

***

«Quanto manca ancora?» chiese Fred col fiatone.

Hermione si voltò nella sua direzione con un sorriso smagliante, guardandolo dall'alto con le mani sui fianchi.

«Avanti, mollaccione, manca poco. E sbrigati!» lo prese in giro.

Poi si voltò, continuando a salire.

"Ma dove la trova la forza quella ragazza?", pensò Fred tra sé, cercando di starle dietro.

Poco dopo, la vide immobile in cima alla collina, sospirando di sollievo per averla raggiunta.

Avanzò verso di lei, poi si accasciò a terra, con l'intenzione di non rialzarsi per molto tempo.

«Andiamo, non è stato così faticoso!» gli disse, poggiando una mano sulla sua spalla.

«Parla per te!» ribattè l'altro, provocandole una risatina.

«Se ti alzi, ti accorgerai che ne è valsa la pena.»

Fred fece come diceva, e quando guardò davanti sé, capì che non aveva tutti i torti.

Davanti a loro, si estendeva Londra in tutta la sua bellezza. Non aveva mai visto niente del genere. Il sole sovrastava splendente la città, dandole una luce del tutto nuova. In quel momento, pensò che non c'era magia che potesse eguagliarla.

Hermione, contenta di averlo lasciato senza parole, lo affiancò.

«Puoi anche dirlo, adesso.»

«Cosa?» chiese lui, senza distogliere lo sguardo da quello spettacolo.

«Che avevo ragione.»

Lentamente, Fred si voltò verso di lei, che gli sorrideva calorosamente.

Come una forza che li attraeva, si avvicinarono l'uno all'altra: Fred poggiò la fronte sulla sua, così da guardare Hermione direttamente negli occhi.

«Non smetti mai di sorprendermi.»

«Non sono stata io. È Londra

«Be', in questo momento, penso che lei sia così bella perché ci sei tu, che la rendi ancora più bella. Rendi ogni cosa più bella» disse in un soffio.

Hermione aveva il cuore che batteva all'impazzata, con la paura che le potesse balzare fuori dal petto, da un momento all'altro.

Prima che lui avesse modo di baciarla, lei si ritrasse; come se si fosse improvvisamente scottata.

«Ora devo andare. Devo finire di preparare le valigie... e... poi... poi devo...» iniziò a balbettare.

«Hermione?» la richiamò lui.

«Sì?»

Era agitata, e questo lo divertiva, e inteneriva, allo stesso tempo.

«Grazie: per aver acconsentito a passare un po' di tempo insieme.»

Lei sorrise timida.

«Grazie a te.»

***

Una volta a casa, si buttò sul letto esausta; mentre Fred pensava a lei sotto il getto d'acqua, nella doccia.

Ripensarono a quel momento magico sulla collina, e al mancato bacio.

Hermione sospirò felice, ma ancora inquieta per ciò che era successo in quei pochi giorni; a ciò che il rosso le aveva fatto sentire in così poco tempo.

Fred, invece, fantasticò sull'immagine delle loro labbra che entravano finalmente in contatto, e sorrise fiducioso.

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