17. Il caffè di Otello

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Il sole tiepido del mattino ha ceduto il trono al grigiore di un cielo plumbeo e tetro.

Sono solo le cinque del pomeriggio, ma è quasi buio, le luci a LED illuminano i corridoi interni ed esterni dell'università, mentre un velo di nebbia ricopre ogni cosa.

Le lezioni sono finite, così decido di tornare in camera.

Non vedo Kevin da questa mattina, all'ora di pranzo non era in sala mensa e adesso inizio a chiedermi che fine abbia fatto.

Mi sento una paranoica del cazzo, ma quando c'è lui di mezzo il resto del mondo sfuma intorno alla sua figura.

Persa tra i miei pensieri, attraverso il viale che porta al dormitorio, quando una voce maschile cattura la mia attenzione.

È una voce matura e famigliare.

"Selene?".

Osservo l'uomo elegante venirmi incontro con il suo solito, indimenticabile, sorriso.

Ha sempre sorriso solo con la bocca, mai con gli occhi, appannati da un costante strascico di tristezza e malinconia.

"Carlo?".

Erano anni che non lo vedevo.

Era invecchiato un po', ma i suoi tratti non erano mutati.

"Sì" rispose lui "Tu sei Selene, la figlia di Alessandro, giusto?".

Sentire il nome di mio padre dalle sue labbra riapre una frattura profonda nel mio cuore.

La sua mancanza, seppur latente, è sempre presente. Sto imparando a dominarla, a governarla, a tenerla a bada in qualche modo, ma alcune volte riemerge come un crampo nello stomaco e piega in due la mia anima.

Annuisco e cerco di allontanare quel pensiero nefasto e pressante.

"Come stai? Ti trovi bene qui?" domanda lui.

Tento di concentrarmi sul mio interlocutore che mi sorride gentile.

Quegli occhi azzurri mi hanno sempre messo a disagio, non conosco la ragione, probabilmente perché guardano il mondo con aria afflitta.

"Mi trovo molto bene, grazie".

Carlo annuisce, avvolto dalla nebbia.

Il suo completo scuro è impeccabile, la camicia bianca spicca sotto la giacca nera e porta una cartellina di pelle marrone sottobraccio.

"Ne sono lieto" dice ancora, poi solleva il polso e guarda l'ora sul suo rolex.

Sembra avere fretta così mi congedo con un saluto veloce, ma lui si avvicina e mi lascia una carezza sul viso con un gesto paterno.

Quando la sua mano sfiora la mia pelle, una strana sensazione mi percuote, qualcosa che mette i miei neuroni in allerta e il cuore comincia ad accelerare.

"Porta i miei saluti a tua madre e per qualunque cosa non esitare a rivolgerti a me".

Annuisco di nuovo.

AMAMI FOLLEMENTE (KILLING ME SOFTLY TRILOGY VOL.2)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora