IV - Caelum

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Arrivò il grande giorno, mi preparai e uscii dall'appartamento per dirigermi in azienda a suon di 883. Cercai di concentrarmi il più possibile sul lavoro, tra una mail e l'altra. Le tredici scoccarono, quindi iniziai a raccogliere le mie cose per tornarmene a casa.

Mio fratello mi diede il bentornato e servì i piatti in tavola. Pranzammo parlando di quello che avevamo rispettivamente fatto quella mattina. Non parlai di nulla che riguardasse quella sera.

-Ti ricordo che stasera vado da Matteo- come non detto.

-Sì, io resterò a casa a guardare una serie- mentii. Perchè? Non lo so, non sapevo cosa aspettarmi da quella sera. Nel pomeriggio smanettai un po' al computer per una spedizione di lavoro, e poi mi rilassai sul divano a leggere il libro che avevo iniziato qualche giorno prima.

Mentre giravo pagina per iniziare il capitolo 17, Nicolò mi strappò dal mondo della storia, ricordandomi che ci saremmo visti quella sera.

Vestiti comoda, non andiamo in un ristorante.

La miglior cosa, pensai mentre rispondevo al messaggio. Aspettai che Alessandro lasciò l'appartamento per prepararmi. Siccome però lo fece solo alle 20,00 circa, avevo solamente una mezz'oretta scarsa per sbrigarmi.

Feci la doccia più veloce della mia vita, scelsi cosa indossare, mi truccai e mentre scioglievo i bigodini mi arrivò l'avviso del sardo: mi stava aspettando sotto casa. Infilai le scarpe, il cappotto, e mi chiusi la porta alle spalle alla velocità della luce, sistemandomi poi qualche capello fuori posto davanti allo specchio dell'ascensore.

Uscita dal portone, una range rover mi attendeva imponente. Aprii la portiera e mi sistemai sul sedile passeggero.

-Buonasera- mi disse, squadrandomi. Andai nel pallone.

-Ciao Nic- risposi, probabilmente arrossendo come un pomodoro.

Mise in moto verso la nostra destinazione, a me ancora incognita. Mi chiese di mio fratello, e gli dissi che si trovava da Matteo, escludendo il fatto che non lo avevo minimamente informato della mia uscita, e che per lui ero sul divano a guardare una serie tv.

-Spero non ti dispiaccia che non andiamo a cena in un ristorante- disse per rompere il silenzio.

-Figurati, inizio a stufarmi dei ristoranti, è così monotono- risposi.

-Penso la stessa cosa. Ho fatto dei panini da mangiare sul posto- affermò.

-Dove stiamo andando?- chiesi.

-In un posto speciale per me, dopo ti spiego-.

-Cos'hai messo nei panini?-.

-Hai fame vero'?- rise -dell'affettato, dell'insalata e anche due con il pecorino, ma se non ti piace li mangio io-.

-Scherzi? Mi dispiace per te ma credo che sarai tu l'unico a rimanere senza panino col pecorino stasera- dissi, scoppiando a ridere, e lui mi seguì.

D'un tratto accostò e parcheggiò vicino una zona con degli alberi alti.

-Siamo arrivati- e scese dall'auto. Prese qualcosa dal retro e mi invitò a seguirlo. Mi fece strada tra quegli alberi, fin quando non arrivammo in una zona suggestiva.

Era uno spazio privo di alberi, direttamente colpito dalla luce della luna, che dava spazio all'imponente cielo. Posò una cesta per terra e legò attorno al tronco di un albero delle luci bianche, per illuminare. Poi prese un telo e lo stese sul prato. Si accomodò lì, per terra.

-Prego signorina- mi disse. Sorrisi e mi sedetti accanto a lui, sul prato. Estrasse dalla cesta dei panini avvolti in una pellicola trasparente, e me ne porse uno.

-Pecorino?- chiesi scartando la pellicola, e lui annuì. Cenammo con una semplicità con cui non avevo mai cenato. Iniziammo a parlare del più e del meno, sembravano passate ore, quando poi arrivò al dunque.

-Spesso mi rifugiavo qui i primi tempi che mi sono trasferito qui a Milano- confessò.

-Come mai?- chiesi.

-Non mi ero ancora integrato benissimo, anche se poi mi hanno fatto sentire a mio agio- rispose.

-E perché proprio qui? Come l'hai trovato?- domandai.

-Camminavo da queste parti e mi sono infilato tra gli alberi, era sera e la luna colpiva questo spazio. Mi ha impressionato-.

Ci furono dei minuti di silenzio, poi riprese parola.

-Sai, oltre al calcio ho un'altra passione sin da bambino- iniziò.

-Il vino?- chiesi, facendolo ridere.

-Oltre al vino- rise.

-Ovvero?- domandai.

-Le stelle- rispose osservando il cielo spoglio di alberi.

-Davvero?- ero stupita.

Lui in risposta iniziò a indicarmi delle costellazioni con il dito e a dirmene il nome.

-Quella credo tu la conosca, è il grande carro o orsa maggiore-.

-Si questa la conosco- risposi.

-Quella, a forma di W, è Cassiopea- indicò.

-Chi è Cassiopea?-.

-E' la leggendaria regina dell'Etiopia, che un giorno osò dire di essere più bella delle Nereidi, le ninfe del mare, perciò diverse sciagure si abbatterono su di lei e la sua famiglia- spiegò.

-Bella egocentrica- dissi ridendo.

-Quella è invece Hydra, una delle più grandi- continuò.

-Quella invece?- chiesi curiosa, indicando una piccola costellazione con il dito, allungando il braccio e sporgendomi, un po' troppo, verso di lui.

-Quella è Lyra,- pronunciò -la costellazione dell'amore- sussurrò, voltandosi verso di me.

Era molto vicino al mio viso, i nostri nasi si sfioravano e riuscivo a distinguere il suo respiro mischiato al mio.

-Come mai?- non so dove presi coraggio e feci la mia domanda, quasi senza fiato.

-Ermes creò la lira con il guscio di una tartaruga, successivamente Apollo la donò a Orfeo. Lui era capace di incantare qualsiasi cosa, umani, monti, fiumi, terre, tutto si innamorava del suono della lira. Poi però anche Orfeo trovò il suo amore: Euridice. Purtroppo lei morì morsa da un serpente. Lui era troppo innamorato, perciò scese agli inferi e chiese ad Ade di restituirgli la consorte. Ade accettò ma a una condizione, durante la sua risalita sulla terra la moglie l'avrebbe seguita, ma se lui si sarebbe voltato a controllare, ciò non sarebbe avvenuto. Perciò quando Orfeo si voltò, Euridice, che lo stava seguendo, tornò agli inferi, dove rimase prigioniera per sempre- raccontò.

Ascoltai ogni parola che uscì dalla sua bocca, incantata. Osservavo le sue labbra muoversi, i suoi occhi guardarmi, la sua voce parlarmi.

-La costellazione dell'amore- ripetei.

-Sì, e credo che la lira abbia colpito anche me- disse, prima di baciarmi.

You're a Sky full of Stars - Nicolò BarellaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora