III - Aquila

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Tra una riunione e l'altra, una partita e l'altra, ma anche una cena e l'altra, passò un mese. Era novembre, Milano si presentava fredda di già, ma non potevo certo paragonarmi a lei. In questo mese mi ero sentita accolta come in casa, da tutti i ragazzi, nessuno escluso. Imparai a conoscerli meglio, più di quanto si diceva in giro, scoprendo di ognuno qualcosa che mi colpiva.

Mi ritrovai allora all'ennesima serata passata in loro compagnia, in un ristorante suggestivo non proprio in centro. La parte più importante di quelle serate non era proprio il cibo e la cena, ma il passare del tempo insieme.

Il cellulare squillò, chiesi scusa per l'interruzione e mi spostai in un'altra stanza. Mi sembrava uno studio, c'era una scrivania, delle poltrone e un'immensa vetrata che rifletteva i raggi lunari nella stanza.

Terminata la chiamata, mentre scattavo una foto alla vista, sentii la porta dello studio aprirsi. Temevo di incontrare il proprietario della stanza, e invece era molto meglio di quel che mi aspettavo.

-Ti ho spaventata?- mi chiese con gentilezza, avvicinandosi.

-Non molto- risposi sorridendo.

-Facevo un giro per sgranchirmi le gambe e ho visto la porta aperta- spiegò, come se si sentisse in dovere di rispondere ad una domanda che non gli era stata rivolta.

Dopo qualche secondo di silenzio in cui io fissavo la luna, e lui probabilmente fissava me, dissi: -il cielo stellato è qualcosa di ammaliante- così, come un sussurro, senza un motivo sensato.

-É come se le stelle e la luce lunare ti leggessero dentro, scoprendoti dei tuoi segreti- pronunciò lui.

-Queste frasi filosofiche da dove saltano fuori, Nicolò?- scherzai.

Sì, perché era con lui che stavo parlando. E non era nemmeno la prima volta. In queste ultime settimane, più volte mi capitò di ritrovarmi da sola a parlare con lui del più e del meno. Imparai a conoscerlo a fondo, e la sua presenza mi faceva anche piacere.

Avvolta dal mio flusso di pensieri, quando lui mi rispose alla battuta, inizialmente non capii il perché.

-Effettivamente sono più uno che dice solo scemenze o lancia bottigliette in testa agli altri- e ridemmo -ma ogni tanto dev'essere diverso-.

-Gli stereopiti vanno abbattuti, o saremmo tutte copie- accordai.

-Immagina essere uguale a qualcuno che odi- disse.

-Che schifo, pensa essere come un milanista o uno juventino- affermai, con voce schifata. Allora lui ci pensò, e con una faccia disgustata mi rispose con un 'no' secco.

Ci furono minuti di silenzio, in cui non sapevo che dire. Lui si mordeva il labbro nervosamente e si rigirava le dita, come se avesse qualcosa da dire ma non trovasse il coraggio di dirlo.

Poi però, dopo svariati tentativi, riuscì nella sua impresa e mi chiese qualcosa che mai mi sarei aspettata.

Era ormai una settimana che pensavo e ripensavo a quelle parole.

-Ti andrebbe di uscire insieme a me? Solo noi due intendo

-Perchè no?

Realizzai solo la mattina successiva, e lì esplosi. Nicolò era una persona dolce e gentile, mi trovavo bene con lui. Spesso mi cercava per parlare e scherzare, e iniziai a pensare che gli stessi molto simpatica. Non sapevo però come prenderla. Effettivamente eravamo rimasti più volti da soli, in intimità, a parlare del più e del meno, ma non ci avevo mai trovato nulla di strano. E proprio durante uno di questi momenti, lui ne approfittò per mandarmi nel pallone con queste parole.

Viaggiando tra i miei pensieri si era fatto venerdì pomeriggio. Ero sul divano scrollando Instagram, quando mi arrivò una notifica.

Nicolò😊: Ciao Vio, sei libera domani sera? Per l'appuntamento che ti dicevo...

Appuntamento... allora era davvero un appuntamento? Non l'avevo fantasticato io. Ignorai il messaggio che continuava a galleggiare sul mio centro notifiche, e cliccai sulla barra di ricerca di Instagram.

@nicolo_barella

Osservai le sue foto, notando che in realtà postava raramente. Mi accorsi di star fissando una sua immagine da più di un minuto quando un'altra notifica mi arrivò:

Emi💛: che fai?

Una luce era giunta nella mia mente: Noemi. Non le avevo detto nulla della proposta, magari lei aveva qualcosa da consigliarmi.

Dio mio ma consigliarmi cosa? Sto veramente impazzendo per un appuntamento?

La chiamai e le chiesi di raggiungermi a casa. In 15 minuti bussò alla mia porta, tutta preoccupata. La rassicurai e iniziai a raccontarle tutto.

-E NON MI HAI DETTO NULLA PRIMA?!- mi rimproverò.

-Fino a mezz'ora fa stavo ancora realizzando. Tu che ne pensi?- mi giustificai.

-Penso che si è preso una cotta per te- rispose.

-Cosa dovrei fare?- chiesi.

-Accetti e vai all'appuntamento-.

-E se si dichiara? O se ho capito malissimo e in realtà ha già una ragazza con cui esce?- iniziai a fantasticare.

-Non c'è nessuna altra ragazza, e non credo si dichiarerà così facilmente, conoscendolo. E comunque ci guadagneresti, insomma Nicolò è un figo pazzesco- disse, facendomi arrossire pensando al soggetto della conversazione.

-Ma lui non mi piace- affermai, con poca convinzione.

-Non puoi saperlo, ma sicuramente non ti fa schifo o avresti già troncato tutte le possibilità alla radice-. Riflettendo, effettivamente non ero convinta che mi piacesse, ma non lo rifiutavo.

-Allora gli rispondo?- domandai.

-Sì- e afferrai il mio cellulare aprendo la chat, ancora inviolata fino a quel momento.

Ciao Nic, sì sono libera

-Nic?- chiese Noemi, spiando il display.

-Lunga storia- risi pensando alla nostra discussione riguardo quel soprannome.

-Quindi ti chiami Nicolò... e com'è che ti chiamano tutti?

-Nicoló?- mi rispose lui scherzando.

-Non credo che tutti ti chiamino così. Voglio dire, per esempio, Noemi mi chiama Lola, Ale mi chiama George, e mia madre mi chiama Violetta

-Intendi un soprannome

-Sì esatto

-Non so, qualche volta Nick, qualche volta Nicolino, Bare, insomma questi

-Nick con la K?

-Con la K e con la C

-Bene, allora io ti chiamerò 'Nic' solo con la C

Rise. -Come preferisci.

-Lo chiami già per soprannome, sta sbocciando un amore perfetto- affermò estasiata.

Lui rispose quasi subito, come se stesse attendendo solo me.

Passo a prenderti per le 20.30?

Ricordai che Alessandro sarebbe andato a dormire da Matteo, come faceva spesso, perciò ne approfittai e risposi positivamente. Dopo aver risposto, Noemi continuò a sclerare, mentre io stavo già fantasticando. Si fece sera, cenai e andai a dormire.

You're a Sky full of Stars - Nicolò BarellaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora