Lo squillo del cellulare mi svegliò bruscamente dal mio sogno. Mossi la mano sul comodino in cerca del dispositivo. Lo afferrai e iniziai ad aprire gli occhi.
La tapparella era quasi del tutto abbassata, poiché la luce del sole splendente estivo mi infastidiva di prima mattina. Lessi il nome di mia madre sullo schermo ed accettai la chiamata.
-Ciao ma'- dissi con voce assonnata.
-Violetta, stavi dormendo?- chiese lei.
-Prima che mi chiamassi sì- risposi, ormai alzandomi dal letto. Aprii la stanza per illuminarla e farle prendere aria.
-Che ne dici se domani tu e tuo fratello venite a casa per pranzo?- propose mamma. Sente la nostra mancanza. Sentiva molto quella di Alessandro da molto prima della mia, ma la mia presenza riusciva a colmare il suo vuoto. Ora che anch'io avevo preso la mia strada lontano da casa, la sentiva ancora più forte di prima.
-Perchè no, Ale ha giocato ieri- accettai.
-Porta anche Nicolò, così lo conosciamo- rimasi a bocca aperta. Erano passate poche settimane da quando mi aveva portata a Cagliari per conoscere la sua di famiglia.
Approvai la proposta immediatamente e mi precipitai ad avvertire sia Alessandro che Nicolò, non prima di aver spettegolato con mia madre. Perciò il giorno dopo ci ritrovammo, attorno alle 10 di mattino, in macchina.
Sul sedile passeggero al mio fianco avevo Noemi, che si era aggiunta a noi data la presenza anche di zia Francesca e zio Renato.
Nicolò e Alessandro si sistemarono nei sedili posteriori. Mio fratello insistette per far guidare me. Era sempre così quando andavamo a Cremona.
Guidammo per circa un'ora e quaranta minuti. Finalmente poi giungemmo a destinazione. Con uno scatto aprii il portone, dopo essere scesa dall'auto.
Alessandro e Noemi si sfidarono a chi saliva più in fretta le scale. Lo facevano da anni. Io e Nicolò prendemmo l'ascensore. E li ringraziai per questo.
Lo guardai negli occhi e notai la zua preoccupazione.
-Sei preoccupato?- chiesi.
-Terrorizzato. Ho più paura adesso che quando giochiamo in Champions- mi rispose.
-Non devi avere paura, ci sono io con te- gli sorrisi e gli carezzai la guancia con il palmo. Lui mi strinse il fianco con una mano e lo baciai.
Le porte dell'ascensore si aprirono, e ci staccammo per uscire. La porta di casa mia era già aperta, Alessandro e Noemi sulla soglia.
Una volta entrati in casa, l'attenzione di mia madre si spostò su di me. Ma non abbracciò me per prima. Si diresse da Nicolò.
Gli diede uno dei suoi abbracci che ti fanno sentire a casa, che profumano di vaniglia, come il suo shampoo. Lui sembrava inizialmente basito, ma poi ricambiò l'abbraccio.
-Ciao figliolo, è un piacere conoscerti- disse mamma. Si staccò per guardarlo in faccia. Gli carezzò la guancia quasi come avevo fatto io prima, e continuò: -benvenuto in famiglia-.
Lui era imbarazzato, ma disse: -piacere mio signora-. La mamma non gli fece finire la frase e lo corresse.
-Elisa, chiamami Elisa- ordinò con tono da madre. Successivamente si voltò verso di me, finalmente direi, e strinse anche me.
-Ciao tesoro di mamma, bentornata- e ricambiai anch'io il suo saluto. Entrammo in casa e Nicolò fece la conoscenza di mio padre e dei genitori di Noemi.
Io salutai quest'ultimi prima di accompagnarlo al piano di sopra per mostrargli la casa. Lo portai in camera mia e gli mostrai alcune foto che tenevo sul muro.
-I tuoi sono molto affettuosi- mi disse sfiorando una foto mia da adolescente.
-Non te l'aspettavi vero?- chiesi, alludendo all'abbraccio.
-Assolutamente no- rispose voltandosi -adesso non sono per nulla terrorizzato-.
-Ti avevo detto che non c'era motivo di spaventarsi- canticchiai.
Alessandro entrò in camera e ci invitò a tornare al piano inferiore per accomodarci a tavola.
Il pranzo si divise tra domande di mia madre e mia zia per Nicolò a qualche battuta di Noemi, e talvolta il mio ragazzo si intrufolava nei discorsi calcistici di zio Renato, Alessandro e papà.
Dopo passò di casa persino la vicina Betta. Tutti la chiamavano così, nonostante si chiamasse Maria Gaetana. Era sempre stata la pettegola del vicinato, perciò non mi stupii se la notizia che Nicolò fosse venuto a casa sia già arrivata a tutto il quartiere.
Letteralmente mezz'ora dopo la sua visita mi arrivò un messaggio dalla figlia di una vicina con cui giocavo da bambina. "Sei fidanzata?!"
Sì, perché chi se ne frega dell'onniscienza. Non sono tenuta a raccontare a tutti i miei conoscenti della mia relazione, tantomeno se avessi portato o meno il mio fidanzato a casa.
Ma ormai quel che era fatto era fatto, il giornalino di Betta -così lo chiamavamo io e Noemi- non poteva sfuggire a nessuno.
Nicolò fu cavia delle domande infinite di mamma, e anche dell'irresistibile dolce alle mandorle di zia Francesca.
Nel pomeriggio passammo anche del piacevole tempo in centro facendo una passeggiata. Incontrammo anche le nostre amiche del liceo.
Durante il viaggio di ritorno guidò Alessandro. Io mi accomodai nei sedili posteriori con Nicolò.
Senza accorgermene, mi addormentai sulla sua spalla. Mi svegliai stesa sui sedili posteriori. Lui guidava.
-Buongiorno- mi disse scherzando.
-Dove sono gli altri?- chiesi.
-Li ho lasciati a casa loro. Ti sto portando con me a casa mia- spiegò.
Mi rialzai seduta risvegliandomi lentamente del tutto. Dopo qualche minuto parcheggiò sotto il suo edificio. La luce dell'auto si spense sfumatamente.
Lui mi guardò dallo specchietto retrovisore. Mi avvicinai al suo sedile. Poggiai il mento su esso. Gli cinsi il petto con le braccia.
Avvolse quest'ultime con i suoi palmi. Tutto il suo calore mi prendeva, nonostante stessi morendo di caldo.
Feci scivolare la testa in direzione del suo collo. Gli sfiorai l'incavo con il naso. Lasciai un bacio tra la clavicola e il collo.
-Oggi mi sono sentito a casa- il mio cuore perse un battito. L'uomo che amava si sentiva come a casa con la mia famiglia.
Volevo prenderlo e strapazzarlo di baci, come un uovo. Però lui profumava di colonia, non di uova strapazzate. Gli presi il volto tra le mani e lo girai in mia direzione.
-Sei tu la mia casa- sussurrai. E lo baciai dolcemente.
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You're a Sky full of Stars - Nicolò Barella
Romance"Chi si sarebbe mai aspettato che Basto avesse una sorella gemella?" Viola approfitta del trasferimento dell'azienda in cui lavora per stabilirsi definitivamente a Milano, dove si trovano anche suo fratello e la sua migliore amica. Oltre a questi, n...