II.

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Com'è che due persone possono arrivare a condividere così tanto, perfino anime, corpi, traumi, passati e avventure per poi perdere tutto per così poco?


Arrivati in aereoporto, trovai gran parte della mia famiglia disposta a schiera pronta per farmi gli ultimi saluti, come se stessi partendo per una guerra.

Beh, il livello era quello. Almeno per quanto riguarda me. Convivenza col mio zio trentenne mega famoso, più il peso dello studio, più le drammatiche situazioni sentimentali.

INSOMMA UNA GUERRA!!

la prima che notai fu mia madre, coi suoi lunghi capelli biondi che le ricadevano oltre le saplle. Sempre al top quella donna "fa buon viaggio jen, qualsiasi cosa, sai che mamma è qui" mi diede un bacio delicato sulla fronte.

Poi passai a salutare il resto dei familiari fino ad arrivare a mio padre "sono orgoglioso di te Jen, mi aspetto che tu faccia grandi cose" disse fiero di me.

Lo abbracciai forte e quasi quasi mi venne da piangere. Mio padre era l'uomo della mia vita. Toccare lui significava toccare anche me.

Era ora.

Mio zio stava farfugliando qualcosa a mia madre, nel mentre io vagavo a vuoto, notando quanto era immenso l'aereoporto.

"Allora piccola sei pronta?" evitai di rispondergli per fargli capire che quel 'piccola' mi aveva infastidita
e dovette capirlo al volo dato che si corresse poco dopo

"perdonami, Jen" scandì bene il mio nome, alchè decisi di concedergli una risposta "una donna è sempre pronta" sorrise alla mia affermazione

E sapevo che lo facesse per prendermi in giro. Ma non è che perché poco fa gli avevo fatto una confessione intima, adesso doveva entrare e governare la mia vita

Il mio parere sul suo conto era sempre lo stesso, e penso che difficilmente lo avrei cambiato. O forse non lo avrei proprio modificato.

Prima di riuscire a salire sull'aereo facemmo tutti gli accertamenti che occorrono per poter varcare i confini italiani e non nego che ci volle del tempo.

mentre salivamo le scale dell'aereo però mi sorse un dubbio "scusa ma tu che hai questa fama mondiale, per quale motivo non hai un jet privato?" mi permisi di chiedergli

"ce l'ho" ora mi stava realmente dando sui nervi "e dov'è?" chiesi incavolata "dove dev'essere, tu devi viaggiare su mezzi di trasporto che usano tutte le persone comuni perché devi crescere con un concetto di ricchezza totalmente diverso da quello insegnatomi"

"cioè tu mi stai dicendo che, hai un jet privato che non possiamo usare per comodità solo perché mi devi insegnare a vivere?" annuì per farmi capire che era proprio così

"io non ti capisco giuro" affermai arresa.

Arrivammo finalmente a sederci, almeno i posti erano abbastanza buoni. Nemmeno quelli lussuosi,ma ammissibili.

"io sto a destra, tu dal lato del finsestrino" costatai "strano, pensavo il contrario" non so perché ma mi aspettavo quella risposta

"pensavi male. Magari le donne tutte uguali che sono alla tua altezza son così, ma io no, mi distinguo dalla massa" sta volta fui io a sbeffeggiarlo, e senza pensarci troppo lo oltrepassai e dopo con un gesto della mano lo invitai anche a sedersi.

Sta volta era evidentemente infastidito, e di questo ne ero ben felice.

Poco dopo l'aereo partì e in pochi minuti il cielo divenne scuro, dal finestrino si vedevano solo poche nuvole sbiadite, e qualche stella luminosa.

my uncle my JungleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora