VI

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"per..."
"verso."

slautai Zeno, e mentre salivo le scale la testa mi vorticava e mi ripeteva a raffica "zio, black, zio, black" alternandosi in questo modo.
Era come se avessi bisogno di lui.

arrivai d'avanti l'appartamento e proprio lui, il mio pensiero, aprii la porta "dove diamine sei stata?" mi chiese "taci so che puoi controllarmi il telefono e scoprire dove vado" costatai

"è solo quello che ti ha tenuto fermo qui eh black? altrimenti saresti sceso a vedere se mi fosse accaduto qualcosa? se fossi ancora viva? o se fossi ancora nei paraggi? la verità è che di me non ti frega un cazzo" gli sbratai contro senza neanche sapere il perché

era forse un crollo nervoso? mi stavo forse rendendo conto di cosa mi aveva fatto zeno? stavo forse aprendo gli occhi sul serio? o volevo solo scaricare tutto su mio zio, perché volevo che mi odiasse meno e che fosse magari più presente nella mia vita?

"scusa" sussurrai "sono sotto pressione" ammisi "si me ne son reso conto, e sai anche che sono tuo zio e in questo caso il tuo tutore...con me puoi parlare di tutto" volevo...DESIDERAVO realmente dirgli tutto ma non potevo

"si lo so, ma sono solo stressata perché non trovavo una cartoleria aperta, questa giù il venerdì è chiusa" mi guardava con lo sguardo da "ma va" cercai di celare qualsiasi emozione stessi provando

"andiamo a dormire?" chiesi "se vuoi dormire piccoletta, sotto il cuscino c'è il pigiama, indossalo e dormi" lo guardai da dietro le spalle possenti avvolte in una camicia nera "tu...tu non vieni?"

la mia domanda per un verso lo sorprese, era palese sul suo viso. "devo lavorare jen, un paio d'ore e vengo anch'io, non penso tu voglia aspettare me un paio d'ore" disse "anzi non devi" si corresse.

"va bene andrò a dormire" presi il pigiama da sotto il cuscino e svoltai l'angolo del corridoio per raggiungere il bagno, mi struccai lasciando sul dischetto d'ovatta solo l'alone nero del mascara, successivamente sciacquai la faccia con acqua calda e infine infilai la maglia.

Uscita dal bagno ero in cerca delle mie pantofole ma non le trovavo così provai a chiedere a mio zio "black?" si girò nella mia direzione "mh" mugugnò "le pantofole?" era imbarazzante chiedere una tale cosa ma purtroppo la convivenza era anche questo.

"sotto al letto" disse freddo portando un bicchiere di quello che pensavo fosse...jack daniel's?

ammetto che è difficile resistere alla tentazione dell'alcol quando casa tua è letteralmente invasa da liquori di ogni specie. Le agguantai senza nemmeno ringraziare mio zio

mi accasciai nel letto e misi le cuffie, con l'intenzione di prendere sonno ma qualcosa mi diceva che dovevo guardare lui. Così mi girai dal lato che mi permetteva di osservarlo mentre lavorava

solitamente indossavo la maschera per occhi quando dormivo, quindi quest'ultima mi avrebbe permesso di sbirciare senza destare sospetti.

le cuffie emanavano ai miei timapni la sinfonia di meddle about dei chase atlantic, e giuro che la visione di mio zio in camicia nera aderente che si contraeva a ogni sua mossa con quella canzone di sottofondo me la fece bagnare di brutto

dovetti infatti portare una mano all'inguine per permetterle di pulsare meno. Jen tu lo odi, non devi desdiderarlo, devi ODIARLO.

ma quelle labbra...che si posavano sul bicchiere, diavolo solo dio sa cosa desideravo.

sospirai e dovette sospettare dato che si girò di scatto. Si alzò dallo sgabello e aggirò la penisola con dei passi delicati, indossava dei calzini neri che gli permisero di attenuare i tonfi; del resto non possedeva il peso di una piuma, anzi tutt'altro.

my uncle my JungleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora