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Dove eravamo rimasti? Ah si il gp del Messico. Da allora le cose non sono andate secondo i programmi; Charles mi ha confessato di essere confuso, non sapeva se voleva continuare la nostra relazione, così siamo rimasti in rapporti civili e pacifici per la fine del campionato e poi, una volta terminato mi ha lasciato definitivamente con modi discutibili. Leclerc ha vinto il suo primo titolo mondiale, era estasiato, una gioia infinita. Nonostante tutto gli sono stata vicina e ho gioito con lui. Il mio cuore si è definitivamente spezzato quando al gala l'ho visto baciare Alexandra e non era un bacetto da niente.

Il mio contratto era scaduto, avevo comunicato le mie intenzioni a Fred di non voler rinnovare, per il bene del team, così mi sono fatta spostare nel WEC e ho preso il posto di Cataldo e mi sono ritrovata alla guida della Ferrari499P numero 51 accanto a Giovinazzi e Pierguidi. Abbiamo costruito con tutto il team una stagione fantastica, abbiamo vinto la 24h di Le Mans; arrivare primi è stata un'emozione unica, forse questa sensazione ha battuto anche la gioia della mia prima vittoria in Formula1. In campionato, nonostante le difficoltà iniziali riscontrate, siamo arrivati secondi, battendo anche una Toyota, il che ci ha dato un'adrenalina irrefrenabile. Con il team ho legato subito, eravamo tutti lungo la stessa linea d'onda e finalmente potevo presentarmi per chi fossi davvero e potevo lasciare che le persone mi conoscessero per chi fossi realmente. Un'altra grande differenza fu che, per la prima volta, sotto al podio non ero sola, ma a guardare le mie gare, quando potevano ovviamente, avevo Max, Daniel e Horner. Finalmente mi sentivo viva ma non vi nego che mi sento come se mi mancasse qualcosa, costantemente; Charles mi manca, ogni minuto, ogni ora e ogni giorno. Da quando è finito il campionato, un anno fa ormai, non l'ho più visto, non l'ho più sentito ma i suoi fratelli mi hanno tenuto informata di tanto in tato, anche perché con loro sono rimasta in ottimi rapporti.

Oggi, dopo più di un anno lo vedo, qui a New York, all'Hudson Yards Public Square and Gardens; qui si terrà una mostra di tre giorni che culminerà in un'esclusiva asta di beneficenza durante il Ferrari Gala. Lo scopo è quello di raccogliere più fondi possibili che saranno destinati a progetti di sostegno all'educazione all'interno della comunità.

Mi trovo in hotel, sono ore che mi trovo a fissarmi davanti allo specchio, un nodo alla gola e mi sento incapace di compiere qualsiasi movimento. Sento bussare alla porta della mia stanza, vado ad aprire e mi ritrovo proprio Lorenzo.

<Ciao piccoletta> mi sorrise

<Quello è il soprannome di Arthur occhio al copyright> lo presi in giro

<Sei pronta?> domandò lui

<Dimmi solo se viene accompagnato> lo guardai supplicante

<É solo, evento blindato> mi rispose il maggiore dei Leclerc

Sospirai grata, menomale, un pensiero in meno.

<É ora di andare> mi incitò Lorenzo

Lo guardai e annuì, presi la mia borsa e mi recai nella hall, dove Antonio e Ale mi aspettavano, prendemmo il van e ci recammo all' Hudson. Tutti i membri appartenenti alla scuderia Ferrari erano lì. Ad attenderci c'erano una marea di fotografi, fan e un lungo tappeto rosso. Facemmo numerose foto prima di entrare, sia come trio, il trio delle meraviglie ci hanno chiamato, sia in singolo; abbiamo potuto regalare qualche autografo e scattare selfie con coloro che erano lì ma poi dovemmo entrare. Il lusso di cui era pregno questo palazzo era esagerato, mi sentivo estremamente a disagio. Per fortuna la mia attenzione fu subito attirata dall'esposizione delle vetture e monoposto del cavallino rampante, mi persi a osservarle, in particolar modo mi soffermai sulle monoposto che vinsero i mondiali e vedere la livrea di Charles accanto a quelle di Michael Schumacher mi riempie il cuore di gioia, perché se lo merita.

Di Charles nessuna traccia, ho visto solo la sua monoposto esposta; la cosa mi mette agitazione e ogni tanto Antonio mi dà qualche pizzicotto per calmarmi e farmi uscire dai miei pensieri senza mostrare troppo agli occhi esterni che sto morendo dentro.
Mi soffermai a lungo dinanzi la monoposto numero 16, i ricordi presero il sopravvento così come un senso di nostalgia.

<Non credevo di vederti qui> sentii dire alle mie spalle da una voce a me familiare

<Beh sono parte del team ancora e poi io c'ero quando hai vinto> risposi

<Ti trovo in forma> continuò Leclerc

<Non mi sono mai strappata i capelli per nessuno> affermai decisa voltandomi nella sua direzione

<Sei sempre più simile ai Verstappen> disse quasi con disprezzo

<Perché lo sono, lo sono sempre stata e non mi pare ti sia mai dispiaciuto> risposi velenosa

<Parti già sulla difensiva?> sostenne il mio sguardo infuocato lui

<Di solito ignoro e passo oltre, soprattutto per le cose di cui non provo interesse> dichiarai duramente

<E l'amore che tanto professavi dov'è finito?> mi pugnalò definitivamente lui

<Potrei farti la stessa domanda> rigirai la domanda beffardamente

Il mio amore per lui era ancora inciso nel mio cuore, così profondamente che sembrava non voler passare mai e questa sua cattiveria gratuita mi stava ferendo, non poco.

Charles mi guardò duro, apatico; ma che diavolo gli era preso? Quando ci siamo lasciati dopo due giorni l'ho visto limonare con la sua ex, fare serata ovunque e con chiunque senza mai preoccuparsi per me. Era diventato completamente un'altra persona; nel frattempo il mio cuore si era ghiacciato, ho spento ogni tipo di sentimento, ho deciso di proteggermi da tutti.

Una voce agli altoparlanti impedì alla nostra conversazione di proseguire, tutti si stavano dirigendo alla sala allestita per la cena e l'asta; Leclerc ed io eravamo immobili, uno di fronte all'altro, nessuno dei due si mosse, iridi puntate le une nelle altre. A interromperci fu proprio Antonio, il quale si mise tra me e il monegasco, mi porse il braccio e io ci avvolsi il mio.

<Goditi la serata, occhio a non strozzarti con il vino> gli sorrisi diabolicamente e me ne andai accompagnata dall'italiano.

Una volta seduti a tavola Giovinazzi si voltò verso di me

<Come stai?> chiese titubante

<Una Pasqua> risposi

Il ragazzo poggiò delicatamente una mano sul mio ginocchio in segno di conforto e sostegno e poi si sistemò sulla sedia.

<Ora chiamiamo sul palco colei che, almeno a mio avviso, è la miglior rookie degli ultimi tempi, un talento puro e determinato. Lucia Kumpen!> mi chiamò sul palco il presentatore

Mi premiarono come rookie dell'anno e come migliore esordiente della scuderia di entrambe le categorie, una soddisfazione non da poco. Dopo un mio piccolo discorso di ringraziamento, diedi il via alla prima asta della serata al cui termine, tornai soddisfatta al mio posto tra gli applausi dei miei compagni e degli ospiti.

La stessa cosa fece Charles come vincitore del mondiale passato, sostenendo di tenere al suo numero 16 e di non volerlo cambiare.
Era così dannatamente bello che lo avrei voluto prendere a schiaffi quella faccina angelica che fino a pochi istanti mi sputava veleno contro.

A Jos era grata per un motivo, per avermi resa dura, forte; la sua cattiveria mi ha insegnato quanto io possa essere forte e lottare per me. Dalla condanna non mai l'ho più visto, così come mia madre, ma non ne sento in bisogno, al mio fianco ho già le persone giuste.

Se vi state chiedendo se la mia esperienza in Formula 1 è terminata mi sbagliate, ci saranno grandi novità in arrivo. Mi sono resa conto che ho seguito questo sport non solo per ottenere approvazione e considerazione da Jos ma perché mi piace, fa parte di me e non posso vivere senza.

In questo anno mi sono disintossicata da tutte quelle energie e tossine negative che mi tenevano legata a questo sport e ora sono pronta a tornare con le intenzioni e la motivazione più giusta. Questa volta non volevo altri pensieri per la testa, il mio obiettivo era quello di diventare campione del mondo.

My favourite Enemy Parte 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora