17.

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Una volta terminate le varie cerimonie post qualifiche, andai a cercare Charles in lungo e in largo ma senza risultati. Alla fine decisi di lasciar perdere e mi recai nello spogliatoio per cambiarmi e poi diressi all'Hospitality. Fu proprio lì che trovai il monegasco, seduto sull'ultimo scalino, ad aspettarmi. 

<Charles! Finalmente!> lo richiamai sollevata 

<Quando me lo avresti detto EH!?> ringhiò lui 

<Abbassa il tono della voce, non mi sembra il caso> lo intimai leggermente in imbarazzo 

<Hai preferito Max a me. Lo sapevo che sarebbe finita così!> sbottò furioso 

<Non ho preferito nessuno a te, non riguarda te Charles> provai a calmarlo 

<E chi allora?> mi chiese rabbioso 

<ME! Riguarda il mio futuro! La MIA carriera!> esplosi anche io 

Leclerc rimase interdetto, quasi non si aspettasse questa mia reazione, queste mie parole. 

<Se fossi venuta in Ferrari, non sarei stata il secondo pilota, non sarei rimasta nella tua ombra come feci allora e questa competizione ci avrebbe sicuramente distrutto, per questo ho rifiutato l'offerta di Fred senza nemmeno pensarci> affermai sincera 

<Hai rinunciato così facilmente, senza nemmeno voler provare.. Non hai pensato a me? A come potevo sentirmi?> mi chiese il monegasco deluso 

<E tu? A me ci hai pensato? A Noi.> rivoltai la domanda 

<Ho pensato fin troppo a te, dimenticando me stesso. Ho raccatto e rincollato i tuoi pezzi fin troppe volte, ora toccava a te> mi rinfacciò cattivo Leclerc 

<Wow...> esclamai basita, estremamente ferita dalle sue parole. <Se è questo che pensi, non abbiamo altro da dirci, anzi, ti ho facilitato le cose rinunciando a quel sedile> continuai a dire. Ero così delusa 

<No Lucia, aspetta, non volevo..> provò a dire il monegasco ma ormai io mi ero già allontanata. 

Mi stavo dirigendo al parcheggio con un macigno sul cuore e le lacrime che mi rigavano il viso, senza sosta. Più cercavo di reprimerle ed essere forte e più piangevo come una bambina. Ho represso per troppo tempo tutto il dolore e la sofferenza che ho provato in questi anni che ora sono un fiume in piena, pronto ad esondare. Ero quasi priva di forze, mi dovette appoggiare alla mia macchina prima di poterci entrare ed essere in grado di guidare, come alzavo lo sguardo da terra, vedevo tutto girare e mi sentivo cadere. 

Una volta arrivata in albergo, caddi di peso sul letto e lì rimasi, inerte. Qualcuno ha anche bussato alla mia porta, ma non ho aperto a nessuno, non ho nemmeno cenato; a stento sono riuscita a lavarmi e mettermi il pigiama. Solitamente Charles ed io condividevamo la camera, ma come sono arrivata nella hall me ne sono fatta dare una singola e mi sono spostata subito lì. Nonostante una parte di me fosse incavolata nera con il monegasco, l'altra parte capiva a pieno la sua frustrazione. Non è facile per un pilota, campione del mondo, con capacità eccelse alla guida, non riuscire a ottenere il massimo e non riuscire a guidare una monoposto. Non è dicerto una stagione facile per lui, anche perché oltre a questo, si somma il fatto che anche Arthur non se la sta passando bene e quindi Charles è preoccupato. 

Con la testa che ormai mi scoppiava, riuscii ad addormentarmi, con estrema fatica. 

L'indomani, si sarebbe disputato il gran premio. La sveglia mi suonò un'infinità di volte ma non avevo la forza di alzarmi. Come mettevo la punta del naso fuori dalle coperte, tremavo dal freddo e non riuscivo ad alzarmi. Chiamai la reception per chiedere la colazione in camera, così avrei guadagnato tempo e nel mentre mi feci portare un termometro e una tachipirina. 

My favourite Enemy Parte 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora