Capitolo 22/ Edie

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Cammino velocemente verso casa di Mya. Ha iniziato a piovere ma per il momento dal cielo cadono solamente goccioline fredde che più che bagnarmi mi danno fastidio. Le nuvole sono fitte e grigie. Sembra che l'ambiente si sia adattato al mio stato d'animo e questo significa: tristezza, delusione e rabbia. Soprattutto rabbia.

Dentro di me queste emozioni si scatenano e mi dominano contro il mio volere. La tristezza per aver perso la mia migliore amica mi attanaglia la gola, semra un cappio pronto a strozzarmi, a togliermi il respiro. Le lacrime iniziano a sgorgare ma stringo i denti e le ricaccio indietro. Gli occhi mi pizzicano ma resisto. Sono stanca di essere debole.

Nella pancia la delusione forma un mattone che mi trascina verso il basso e fatico a trascinarmi dietro i piedi. Non posso credere che Lucy mi abbia abbandonata. Non riesco ancora a concepire come possa aver preferito un ragazzo conosciuto da poco a me, la sua migliore amica.

Ma ciò chemi governa realmente, che mi annebbia la mente, è la rabbia. Il mio petto arde di rabbia. E' un fuoco costante che brucia e che non riesco a spegnere. Vorrei gridare, gridare a tutta la città il mio dolore. Tremo per l'ira. Lu mi ha presa in giro per tutto questo tempo. Ha finto di essere mia amica, di tenere a me. Si è presa gioco di Mya. Lei che non sa neanche quanto sia importante per me, lei che non sa nemmeno quanto grande sia il mio amore per lei.

Non la voglio più vedere.

Si alza il vento e mi scompiglia i capelli. Mi sento una guerriera pronta per la battaglia. Ora non sono più debole, non sono più la ragazzina dolce e indifesa che tutti credevano che fossi. Non permettero più che la mia gentilezza venga presa per debolezza.

Trovo l'appartamento indicatomi da Mya il giorno in cui eravamo sedute sul tetto di un palazzo in centro città. Cero di fare ordine tra i miei pensieri e provo a ricordare l'indirizzo esatto. E' questo, sono sicura.

Apro la porta e salgo le scale di corsa. Non vedo l'ora di stringere Mya tra le mie braccia. Ne sento la mancanza come se non la vedessi da anni. Lei è la mia droga ed ora sono in crisi d'astinenza.

Arrivata davanti alla porta del suo appartamento busso con vigore per tre volte, faccio un passo indietro e aspetto che qualcuno venga ad aprirmi.

Dopo una decina di secondi sento la porta aprirsi, così smetto di fissarmi la punta delle scarpe e alzo lo sguardo. Davanti a me c'è una Mya dall'aspetto orribile: ha il volto stravolto, è pallidissima, i suoi occhi sono cerchiati da profonde occhiaie, indossa i vestiti della sera precedente e sembra ancora più denutrita di quanto già è. Sembra così fragile.

Non riesco a trattenermi e mi getto tra le sue braccia. Inizio a baciarla. Le nostre labbra si uniscono in un bacio appassionato. Tremiamo entrambe per la disperazione, la rabbia, il desiderio. Le sue mani s'insinuano tra i miei capelli castani e mi spingono sempre più verso di lei. Le cingo i fianchi e l'attiro verso di me. Siamo più vicine di quanto siamo mai state. Sento il suo forte profumo, assaporo il suo sapore come se fosse il frutto più delizioso che abbia mai mangiato. Mi ci vuole una forza disumana, ma riesco a staccarmi da lei con uno scatto e la guardo negli occhi. Sembra ancora più confusa di prima.

Apre la bocca ma non emette nessun suono.

- Perchè non hai risposto alle mie chiamate? - le chiedo con un filo di voce - Ero così preoccupata che sono venuta qui di corsa.

- i-io ho spento il telefono. - dice abbassando lo sguardo - Pensavo non volessi vedermi più.

- Come? - esclamo con gli occhi sgranati - E perchè mai avrei dovuto rinunciare a te?

- Credevo mi avesse preso per pazza. Insomma, ti dico che il ragazzo della tua migliore amica è uno spacciatore e tu ci credi senza avere dei dubbi? Non pensavo mi avessi creduta.

La notte non fa più pauraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora