Capitolo 10

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Il suono della sveglia mi giunge ovattato come se arrivasse da molto lontano. Piano piano si fa breccia tra le tenebre del sonno e mi risveglia. Apro gli occhi confortata dal buio che regna sovrano grazie alle tende che isolano la mia camera dal resto del mondo. Mi metto a sedere prendendomela con calma non dovendo andare a scuola visto che è domenica. Dopodichè scosto le calde coperte che mi hanno tenuto compagnia durante questa fredda notte e mi trascino in bagno. Dopo esseremi resa presentabile, m'infilo un paio di vecchi jeans, una maglietta e una felpa grigia col cappuccio pronta per aprire la porta ed essere catapultata nel mondo di tutti i giorni.

Con la lentezza di un bradipo riesco a raggiungere la cucina dove mia madre mi aspetta impaziente. Incrocio il suo sguardo di fuoco che mi sveglia del tutto. Sembra un boia pronto a giustiziare la sua prossima vittima. È inutile dire che sono nei guai. Mi siedo facendo finta di niente sperando che mi venga risparmiata la predica. Ma non faccio in tempo ad immergere il cucchiaio nella tazza fumante di latte e cereali la quale chiede il mio intervento che la tanto temuta ramanzina arriva.

- Sai che ore erano quando sei rientrata questa notte? - dice sforzandosi di sembrare calma anche se con scarsi risultati.

- Emh...mezzanotte? - ipotizzo a bassa voce con lo sguardo fisso sulla scodella.

- Le tre! - esclama non riuscendo più a contenere la rabbia. Dopo pochi istanti di silenzio prosegue: - Ma ti rendi conto?! Hai una minima idea di quanto mi sono preoccupata? Evidentemente no. Avrebbero potuto rapirti o ucciderti! Ma dove sei stata?

Poso il cucchiaio che ho tenuto a mezz'aria finora.

- Mamma, so che avrei dovuto chiamarti e che sei stata in asia per me m-

- In ansia è dire poco! Stavo per chiamare la polizia! - m'interrompe gridando con gli occhi fuori dalle orbite.

- Lasciami continuare, per favore. Allora, ieri sera sono andata ad un concerto ed è finito tardi. Tutto qui.

- Eri da sola?

- No, ero con un'amica.

- Non me lo sarei mai aspettata da Lucy. Stare fuori di notte senza avvisare...

- Non ero con Lucy, mamma. - inspiro profondamente e proseguo. - Ero assieme ad un'altra amica.

Spalanca ancora di più gli occhi sconcertata.

- E chi è quest'amica?

- Non la conosci. Si chiama Mya, l'ho incontrata in libreria qualche giorno fa ed è... ed è forte. - dico lasciandomi scappare un sorriso.

- Levati quel sorriso dalla faccia, sarai in punizione fino a quando non te lo dico io! Niente cellulare ed uscite contate con il contagocce!

Guardo la scodella. Il latte è ormai freddo e quindi diserto la cucina con la pancia che brontola.

Sacrifico l'ultimo messaggio che mi è stato concesso per chiedere a Lucy di venire da me per poter parlare. Ieri sera ho ricevuto troppe informazioni ed il mio cervello fa fatica ad elaborarle.

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Dopo neanche un'ora mi ritrovo Lucy in camera impaziente di sapere il motivo per cui l'ho chiamata.

- Ora anche tu sei segregata in casa, eh? - dice alzando un sopracciglio e accennandomi un sorriso divertito.

- Così sembra. - le rispondo quasi ridendo.

- L'unica cosa che non mi spiego è perchè! Insomma, la mia Edie non si mette mai nei guai, come mai è in punizione allora?

- Ecco, questo è il motivo per cui ti ho fatta venire fin qui. Beh, tutto è iniziato qualche giorno fa, quando non sei venuta in libreria. Mentre ti aspettavo mi sono messa a girare tra gli scaffali e lì ho trovato una ragazza, o meglio, lei ha trovato me. Dopo quel giorno ci siamo incrociate un'altra volta e ci siamo scambiarte i numeri di telefono, così ieri mi ha chiesto di andare ad un concerto assieme a lei ed ho accettato. Questa notte sono tornata alle tre e mia madre è uscita di testa. Ma ciò che mi preme confidarti è che da quando l'ho vista la prima volta non sono più riuscita a togliermela dalla testa e non so che cosa mi stia succedendo.

- Davvero?! Non riesco a crederci! Tu che vai ad un concerto e non dici niente, questo sì che è strano. - dice ridendo. - E che tipo è?

- Si chiama Mya ed è una tipa davvero tosta. Ha avuto una vita difficile se non impossibile ed è riuscita a superare le difficoltà nonostante tutto e tutti.

- Da come ne parli sembra che tu la conosca bene.

- Infatti. Mi ha raccontato ciò che ha dovuto affrontare e da allora è come se non riuscissi più a stare senza di lei. Credi che io possa esserne innamorata?

Lucy è stupefatta, ha la bocca e gli occhi spalancati.

- Se la metti così credo che sì, il tuo potrebbe essere amore.

A questo punto cala il silenzio e Lu mi fissa mentre guardo un punto indefinito nel vuoto. Dopo alcuni minuti la mia amica rompe il silenzio.

- Perchè non me l'hai detto prima?

- Detto cosa?

- Che sei lesbica.

- Cosa? Non sono lesbica, cioè non lo so. Per ora so solo che senza di lei non so stare e se questo vuol dire essere lesbica allora sì, lo sono.

Lucy rimane a pensare guardandomi intensamente.

- Ti prego Lucy, dì qualcosa.

- Non me l'aspettavo ma sono felice per te. Insomma, sei la mia migliore amica e che tu sia omossessuale oppure no non fa differenza. Ti voglio bene comunque. - dice sorridendo.

mi alzo dalla sedia su cui ero seduta e le vado in contro.

- Grazie Lu. - dico abbracciandola. - Anche io ti voglio bene.

Quando ci sciogliamo dall'abbraccio Lucy si congeda e se ne va portando con sè una parte delle mie preoccupazioni.

La notte non fa più pauraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora