CAPITOLO 6

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La passione per il calcio era iniziata già al momento di fare i primi passi, ed era montata insieme all'attaccamento per la squadra del cuore, il Milan, mutuata, come spesso accade, dal padre. Che a otto anni lo iscrisse a una scuola calcio, presso una delle tante associazioni dilettantistiche della zona, vedendo in lui ottime possibilità in questo sport.

Sembrava non accorgersi, o come minimo lo sottovalutava, del problema che affliggeva il figlio ormai da qualche anno.

Sì, perché Simone aveva, da un po' di tempo, cominciato ad aumentare di peso, ben oltre i parametri ottimali per la sua età.

Questa evoluzione divenne ancora più evidente all'inizio delle scuole medie, complice anche l'altezza sotto il limite inferiore dei valori di riferimento. Qui, i nuovi compagni di scuola cominciarono a prenderlo in giro, affibbiandogli il soprannome di Boabomb, derivato grottescamente dal nome del suo idolo, Kevin Prince Boateng.

E più Simone veniva offeso, schernito, allontanato dalle ragazzine, più lui si accaniva nell'ingurgitare qualsiasi cosa trovasse in casa e fuori.

L'unico altro sollievo gli derivava proprio dal calcio, dove, nonostante tutto e grazie a ottime capacità tecniche, riusciva a sopperire alle carenze atletiche dovute al sovrappeso, e dalla presenza di due, soli, ma buoni amici. Giorgio, che sembrava il suo perfetto complemento, alto e magrissimo, e Lorenzo "Nero", per la carnagione olivastra ereditata dalla madre tunisina.

E fu proprio dal mondo del calcio che venne per Simone la svolta, quando a tredici anni la sua squadra fu affidata ad un nuovo allenatore. Stefano, laureato in scienze motorie, mostrava una sensibilità e un'attenzione totale verso i giovani adulti che aveva sotto la sua conduzione, senza limitarsi ai soli aspetti sportivi.

La situazione di Simone era poi così evidente, che non poté non attirare il benevolo interesse di quell'uomo.

Iniziò con mano leggera, conscio della delicatezza di quella materia ancora in costruzione, ma abbracciò con grazia la vita di Simone, sensibilizzando e coinvolgendo i suoi genitori per concordare un preciso percorso per il loro figlio. Via tutto il cibo spazzatura, attenzione ai suoi comportamenti, lavoro sull'autostima del ragazzo per cercare di risolvere il cortocircuito sociale che si era innescato.

E siccome la fortuna ha sempre il suo ruolo nella sorte di chiunque, anche questa venne in quel caso in aiuto. Fu infatti durante questo faticoso percorso, che Simone prese a crescere in altezza significativamente.

Settimana dopo settimana, riusciva a vedere i progressi del suo corpo; lo specchio migliore nel quale percepire il cambiamento erano gli sguardi delle ragazze che incrociava.

Non era solo un'evoluzione del fisico, si sentiva sempre più sicuro di sè e non esitava più a prendere iniziative, a intervenire in classe o in una discussione; i compagni di scuola iniziarono a trattarlo con rispetto.

Nel pieno dei suoi quindici anni, Simone Boabomb si era trasformato in un ragazzo atletico dalla personalità dirompente, sbocciando come un fiore a primavera.

Il riscatto di quel ragazzo sbeffeggiato ed emarginato si era compiuto.

Ovviamente, quel percorso aveva avuto riflessi positivi anche nel calcio; Simone era diventato il leader della sua squadra, e il suo talento era entrato nei discorsi di tutti gli appassionati locali. Ora, alla soglia della maturità anagrafica, sentiva di essere in un momento fondamentale della sua vita sportiva.

Darei la vita per diventare un calciatore professionista... ma la competizione è spietata, solo pochi fortunati riescono a sfondare. Forse dovrei cercarmi un procuratore!? Sì esatto! Questo sarebbe un ottimo punto di partenza... o concentrarmi sugli studi per ottenere una laurea in economia? Sarebbe un buon piano B, giusto? È sempre meglio avere un piano B.

Avrei voluto essere speciale (Edizione rivista)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora