CAPITOLO 18

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DOMENICA

Luca non era riuscito a dormire molto quella notte. La sera prima era uscito con i consueti amici del kitesurf, non che ne avesse voglia, piuttosto voleva far passare il tempo più rapidamente. La cosa non si rivelò particolarmente efficace, dopo poco non riusciva più a partecipare ai discorsi, si sentiva in una bolla che filtrava e ovattava il mondo esterno, le immagini attorno a lui si dipanavano come un filmato a velocità doppia del quale non riusciva a cogliere i particolari. Ogni due minuti tirava fuori il telefono per controllare se fosse arrivato qualche messaggio, non sapendo se essere deluso oppure sollevato nel vedere che non c'era nulla di nuovo. Ben presto aveva quindi salutato la compagnia e preso la strada di casa. Aveva provato a dormire ma non c'era stato nulla da fare, si era inventato storie per riuscire a chiudere tutti gli occhi, ma ce n'era sempre uno che restava aperto. Ci riuscì solo dopo qualche ora, una volta riletti per diverse volte tutti i messaggi scambiati con Sah e ripercorso di nuovo il profilo Instagram.

La mattina, o meglio l'alba, ricominciò com'era finita la notte. Controllò il telefono, rilesse i messaggi, rivide le foto; gli salì anche un irrazionale impulso di gelosia ad alcuni commenti.

Era ancora piuttosto presto quando si vestì per fare una corsetta; forse, pensò, scaricare un po' di energie fisiche poteva fargli bene.

Dopo la doccia si stese sul letto prendendo un libro, ma il pensiero si perdeva in continuazione. Mancava ancora un po', pensò, consapevole del valore indeterminato di quella parola. Il tempo è una clessidra inceppata per coloro che aspettano. Si vestì lentamente, provando vari capi, controllando la capigliatura, simulando pose e soprattutto immaginando le frasi da dire al momento dell'incontro. Poi spazzolò bene la sua Petra, doveva essere brillante per l'occasione.

Col pensiero tornò all'unica esperienza minimamente degna di nota con una ragazza. Lei era stata una sua compagna delle medie, l'aveva rivista un paio di anni più tardi in un locale e da lì avevano preso a uscire. Per entrambi c'era stata anche la prima impacciatissima volta. Lei aveva preso le chiavi di una casa dei suoi e si erano trovati nel letto che a Luca era sembrato grandissimo, tremava e non riusciva nemmeno a sbottonarsi i pantaloni. Malgrado la musica di sottofondo e le luci basse, nessuno dei due era riuscito minimamente a rilassarsi.

La storia era proseguita - dal punto di vista di Luca - quasi per inerzia per qualche altro mese. A volte lei gli diceva "Ti amo", lui provava un forte disagio, rendendosi conto che quella frase avrebbe meritato una risposta di pari valore, che tuttavia non riusciva a pronunciare. Per Luca quello era un mattone della costruzione della propria vita, come a dire a se stesso e al mondo, eccomi, l'ho fatto anch'io; ma non sentiva nulla che lo rimandasse alle passioni e al trasporto che aveva letto nei libri fin da ragazzino.

Fu dopo quella storia che aveva preso la decisione di evitare di impegnarsi se non in qualcosa che lo coinvolgesse profondamente, e da allora aveva avuto solo qualche fugace frequentazione, che aveva rapidamente derubricato come non interessante.

Lo stato d'ansia e la sensazione di urgenza di quelle ore che precedevano l'incontro con Sara denotavano invece una predisposizione completamente diversa, se ne rendeva conto ed era al tempo stesso felice e inquieto per questo. Speranza e paura si alternavano nei suoi pensieri.

Non era pronto ma era ora di andare.

Non era pronto ma era ora di andare

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