Quando sei piccolo cammini costantemente scalzo e non hai paura di farti male, anzi corri sul legno pieno di spine e neanche ti importa se una di queste, piccola o grande che sia, penetra in profondità nella pelle.
A fine giornata poi la mamma ti faceva il bagno, ti toglieva le ciabatte e la tua carne era rossa, ma neanche ti importava. È il giorno dopo, quando ti rendi conto che qualcosa è conficcato nel tuo piede, che inizi a sentirne il dolore, come se la sua consapevolezza la rendesse vera. A me piace ancora camminare scalza e a volte quando cammino neanche guardo dov'è che vado. Corro su bicchieri di vetro e quando si rompono nemmeno mi accorgo di star sanguinando, non mi è mai piaciuto perdere sangue. Ho creduto per un'istante troppo lungo che potesse esserci qualcosa di buono in cui sperare, che alla fine le persone hanno sempre qualcosa di bello. Ma più tempo passi a contemplarne i pregi, più tempo dai ai loro difetti per pugnalarti. Ti innamori di un'immagine che ha scelto di andarsene, di un volto che non sa com'è fatto e la cosa peggiore è che ti rendi conto troppo tardi che per una miriade di tempo hai inseguito un ricordo che restava troppo vivido nella tua testa. Un ricordo che brucia come acido, che logora le mie guance quando scivola giù dai miei occhi e vuole morire quando grido per sputarlo fuori. Vorrei vomitarlo, stendermi sul letto e non pensare a niente; smetterla di chiudere la luce tra le dita per pensare di possedere qualcosa e accontentarmi del silenzio in cui sono nata, sprofondare in esso e annegare.
Ma quando apri gli occhi balzando da quel sogno così tranquillo ti rendi conto che non hai fatto altro che piangere tutta la notte perché nel silenzio non ci volevi stare. Tutte le immagini che con il sonno volevi ammazzare ritornano con il voltastomaco e vorresti vomitarle, fin quando il tuo corpo non ne sarà prosciugato. Ti guardi allo specchio e non sai da dove prendere capo, i tuoi occhi sono troppo gonfi e in viso nemmeno ti si riconosce più. Tutto il male ti ha colpito al petto e non ha smesso di farlo quando chiedevi pietà, quando piangevi e volevi soltanto scappare via dove nessuno potesse vederti, dove nulla potesse toccarti.
Il mio cuore ha iniziato a battere in modo diverso, non ne riconosco il ritmo e quando me ne rendo conto ho paura che stia per scoppiare. Arriverà però il giorno in cui inizierò a sentirlo di meno, poco alla volta me ne dimenticherò, e magari quel baccano che mi fa tappare le orecchie quando ho paura che possano lacerarsi con il suono, si trasformerà nella pace che mi culla quando di notte, mentre rientro a casa, guardo la luna.
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pensieri di porcellana
ŞiirQuesta non è poesia. È il flusso sconnesso di tutti quei pensieri che non riesci a tenere nella tua testa e che vorresti soltanto bruciare