9. Oh my God, no way (Furina x Venti)

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All'inizio, è soltanto il sentirne l'odore. Come un suono di sabbia e vento, un sapore che inizia dolce e termina con una ferita.

O forse lo sta pensando in modo inutilmente poetico. Come ogni volta.

Però solleva lo sguardo e quella persona è lì, come se non fosse un incontro, come se fosse normale essere talmente presenti e così sgargianti, su quell'azzurro perenne, con un verde diverso.

C'è qualcosa che lo rende... bello.

Furina non può smettere di fissarlo. Gli occhi le si sono incollati sulla sua faccia. Quello non è un ragazzo, non può esserlo; è perfetto.

Non sa, di preciso, cosa le si muova dentro. Come sia composto il suo corpo. Un'umana qualsiasi, forse, può darsi, eppure la carne dura da troppo e se ne sta composta, ferma, degna. Le sue cellule non muoiono. La sua pelle non si squama. I capelli non cadono. Come fosse una dea, ma non è.

Furina è certa solo di quel che non può essere.

Però... nel petto, ha qualcosa che batte. Che spinge del sangue, fra l'acqua che la rende azzurra. L'emozione che sente è umana. Il flusso di eccitazione sulle guance, nel petto, è reale. Come quello che provano... loro, gli altri, quelli veri.

E lui, invece? Sempre che sia un lui.

Non è riuscita a muoversi. Resta immobile, esterrefatta di fronte alla prima volta in cui vede qualcosa di così piacevole. Le labbra serrate, gli occhi grandi.

Una mano sul petto, dove... non c'è molto. Forse vorrebbe. Vorrebbe, ora, essere... più... meno... forse, come...

Ma quella persona, per un istante, si gira, la osserva.

Tutto si frammenta. Quasi crolla, sviene, implode, anche se non succede niente.

Per quel momento, Furina è solo una ragazza.



Venti la vede, le posa gli occhi addosso per qualche secondo. Non è proprio certo di chi sia, anche se può capirlo. Può sentire che non sia come un essere umano qualsiasi.

C'è in lei qualcosa di differente. E, in più... lo sta fissando. In modo bizzarro. Come se volesse mangiarlo. Come se lo temesse.

Allora la fissa anche lui, perplesso, con la fronte aggrottata e una mano su un fianco.

Prova a sorriderle, vagamente.

Lei sembra reagire con una specie di spavento.

Allora le va incontro.

"Scusa, ti ho fatta preoccupare?"

Glielo dice in fretta, a bassa voce, come un segreto. Perché ha già sentito che c'è qualcosa. Che qualcosa è successo.

Ha sentito il sangue. A lui non succede proprio in quel modo. Il suo è un corpo falso, è un'immagine. Quella ragazza, invece, non ha potere sulla sua apparenza. Vorrebbe abbracciarla, per questo, perché è subito evidente quanto vorrebbe, lo può percepire nell'aria che la circonda, che respira.

Furina deglutisce e non risponde.

Ed è un incontro, soltanto.

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