11. hide n seek (#heikazu)

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Lacrime, lacrime, lacrime.

Come se fosse sangue, da uno squarcio. Come se fosse chino con il petto aperto, e stesse sanguinando. Però sono lacrime, è solo un pianto. Lui è soltanto un ragazzo triste, non sta morendo. 

Chiude gli occhi, li riapre, non c'è speranza che cambi molto. Non ci vede. La notte verrà in fretta, e lui sarà esposto, fragile. Non importa. Tanto, ormai, non esiste nessuno al mondo a cui importi.

Nessuno davvero, pensa, e stringe gli occhi ancora, e singhiozza, i pugni stretti fra l'erba e il fango. Quanta acqua può perdere un corpo? Quanto ancora andrà avanti, quel dolore? Quel sentirsi persi per sempre? 

Come se non l'avesse già provato prima. Come se non gli capitasse di continuo, di perdere ogni cosa.

Ma stavolta. Stavolta.

Prova a respirare, per istinto, perché l'ossigeno gli manca. Com'è sciocco, quel corpo. Com'è inutile, e ostinato e privo di senso. 

Si volta, di scatto. Lo stanno ancora cercando, deve andare. Dovrebbe correre, fuggire, mettersi in salvo, ma... per cosa? Per chi? Ormai.

Ormai è abbastanza.

Possono prenderlo, se vogliono. Non riuscirà mai a uscire da Inazuma da solo, senza che lo vedano. Non potrà mai. Non riuscirà a salvarsi.

Sente la rabbia che monta, sotto le palpebre gonfie. Riapre gli occhi. Sente dei rumori distanti, si avvicineranno, sarà la sua fine.

Se non ce l'ha fatta lui. Se lui è morto. Se lo hanno ucciso, lui non potrà. Non è più forte. Non è nulla. Non può che arrendersi.

Eppure.

Potrebbe, pensa, ormai folle di ira e tristezza, potrebbe, con l'ultimo slancio, almeno ucciderne un paio. E ridere. E dimostrare a tutti qualcosa.

Non servirebbe a niente.

Si sente stanco solo a pensarci.

Geme, le mani sporche di fango, le ginocchia piene di erba e foglie, i vestiti zuppi di pioggia e vento. Ha freddo.

Vuole andare a casa.

A casa.

Ci pensa. Si accascia, di nuovo. 

Lui era casa. Le sue mani, erano casa, i suoi occhi. 

Si gira di scatto. Qualcuno è vicino.



La prima immagine che ha di Kazuha è come quella di un gatto, sorpreso nella tempesta, inzuppato e magro, con il pelo ritto dal terrore di uno sconosciuto. Gli occhi enormi, la faccia arrossata, i capelli scomposti, la stoffa strappata, la terra addosso, ovunque.

Non l'immagine più lusinghiera del mondo, in effetti. Ma Heizou scosta la pianta e lo osserva, e non parla. 

Può arrestarlo, ora, e riportarlo indietro, e vincere e venire lodato.

Si guardano.

Piove, intanto, ed entrambi sono fradici, la pioggia scroscia intorno. Si fa forte. Sale il vento.

Heizou stringe gli occhi su quel volto, rimasto immobile, pronto a soccombere. 

Gli fa cenno di avvicinarsi.

Kazuha non si muove, lo guarda senza nemmeno un respiro. Potrebbe attaccarlo, ma non lo fa.

"Vieni" dice Heizou, a bassa voce. "Stanno arrivando. Vieni."

E nessuno dei due ha idea di chi l'altro sia, ma Heizou gli porge una mano, e Kazuha trema, e la afferra, e viene trascinato via, al riparo.

Qualcosa che continua a succedere, dopo.

Ogni volta.


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