13. But I thought this wouldn't hurt a lot, I guess not (#heikazu)

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L'aria inizia a scaldarsi, e Kazuha sa cosa vuol dire: a breve, inizieranno il giro commerciale di primavera.

Gli è piaciuto rimanere intorno a Fontaine per un po'; non l'aveva ancora mai vista, ed è talmente elegante, così ricca e diversa. Se n'è riempito gli occhi, ha annusato l'odore umido delle sue strade, ha notato le chiazze sui pavimenti, e l'abbigliamento ricco delle persone intorno. Beidou gli ha proposto di comprare abiti nuovi, ma ha rifiutato perché quelli che ha sono ancora in ottime condizioni.

E ne ha anche altri, a casa di Heizou.

Prima o poi tornerà a prenderli. Oppure, rimarrà lì. 

Insomma, l'idea di comprarne altri lo ha reso triste, anche se Beidou non ha capito. Si tratta di un discorso difficile; Kazuha non ha idea di dove andrà a finire, se mai andrà a finire da qualche parte.

Per ora, vuol solo restare sulla nave, senza che nessuno possa aspettarsi niente da lui.

"Ehi, scricciolo" urla Beidou dal basso. 

Kazuha salta giù dalla cima di scatoloni, senza fatica. "Dimmi."

"Siamo pronti, possiamo partire. Tu? Hai tutto quel che ti serve?" Lo guarda, si sfiora il mento con le dita. "Hai preso qualche souvenir?"

Kazuha ride piano, a occhi socchiusi. "No, ma non intendevo farlo. Suppongo che torneremo presto, qui."

"Certo, ma è un gesto gentile, quello di regalare qualcosa dopo un viaggio alle persone care."

"Oh." Forse è vero, e dev'essere un vero maleducato, a non pensarci. Però non saprebbe cosa comprare, e a chi darlo, poi. La sua esitazione fa sorridere Beidou, nel frattempo, senza che lui se ne accorga.

"Sei ancora in tempo, se vuoi."

"Ma non saprei cosa..." Kazuha la guarda, un po' imbarazzato, "... e a chi..."

Beidou incrocia le braccia e sbuffa. "Mi prendi in giro? Sai perfettamente a chi." Ma quel ragazzo la osserva curioso, come se sul serio non capisse. "Dai! Piantala! Dici davvero? Non ti viene in mente nessuno??"

"Intendi Heizou?"

Ecco: quel che Beidou non capisce, di Kazuha, è questo. Questo suo tornar serio di colpo, come se il discorso fosse un tabù, come se prendendolo lei avesse compiuto un atto increscioso di cui potrà solo scusarsi. Infatti ora è lei a esitare, e lui ad attendere.

"Ma è stato qui da poco. Non gli serve un souvenir" continua Kazuha.

"Non ha importanza, sarà un pensiero per lui. Gli farà piacere."

"Mh."

"C'è..." tenta Beidou, incerta. Poi si fa coraggio. "C'è qualcosa di cui vorresti parlare, scricciolo? Qualcosa che non va?"

"No, no..."

"Sei sicuro?"

Lui solleva appena lo sguardo, e si osservano a vicenda, per qualche momento.

Beidou sa di non essere neppure poi così più anziana, rispetto a quello strano ragazzo. Sa di non essere sua madre, o di non poter fare chissà quale differenza, nella sua vita così disgraziata. Ma sa anche di avere un po' di esperienza, in fatto di tristezza, o di relazioni, o di argomenti tabù. Un po' più di lui, almeno.

Kazuha distoglie lo sguardo, alla fine. 

"Heizou è davvero un ragazzo in gamba" continua lei.

"N... no, per favore, non è necessario che tu..."

Kazuha prova a schermarsi con le mani, ma lei gliele blocca subito e lo spinge a guardarla. "Fargli un regalo non significa chiedere la sua mano, scricciolo. Compragli qualcosa, muovi il culo. Su. E sbrigati, o salpiamo senza di te e tanti saluti."

Lui la scruta, sorpreso, poi sorride. Annuisce in fretta. "Va bene, va bene."

"Hai dei soldi?"

"Sì, ne ho abbastanza."

"Bene." Lo spinge. "Su, su, corri, vola!"

"D'accordo, d'accordo... vado..."

Kazuha scende dalla nave ancora divertito, senza avere idea di cosa comprerà, ma con un po' di calore in petto, senza motivo. Suo malgrado, Beidou lo conosce. Vederlo è... dolce. 

Si presenta al negozio di souvenir con un'aria seria, le guance rosse, i capelli spettinati dal vento.

"Vorrei qualcosa per un amico" dice, con una convinzione eccessiva, spingendo delle monete verso il signore al banco. "Qualcosa che non sia impegnativo, ma che trasmetta un augurio positivo."

Perfetto. Gli sembra di essere stato molto chiaro.

Il signore lo guarda dall'alto in basso, perplesso, poi prende i soldi e fruga in un angolo.

Kazuha attende provando a immaginare cosa dire, quando consegnerà il pacchetto. Sarà ridicolo. Se ne vergogna già. Sarebbe molto più da lui ignorare la cosa, fingere di prendere un regalo per poi non darlo, sostenere di averlo perso per sbaglio. Invece, darlo davvero a Heizou sarà tremendo, perché Heizou è un cretino, e inizierà a prenderlo in giro, a squittire e a saltellargli intorno felice, come se volesse dire chissà cosa, come se Kazuha, con quel gesto, volesse in qualche modo mandare un messaggio, come se fosse un impegno.

Ed è così divertente, immaginarlo, anche se potrebbe sciogliersi per quanto sarà in imbarazzo. Perché un po' gli manca, Heizou.

Lo realizza in quel momento, mentre il commesso prende oggetti a caso e glieli posa di fronte, ma sono cose che non c'entrano niente.

Vede, su uno scaffale alle sue spalle, una lente d'ingrandimento, così ben decorata, così lucida. Troppo appariscente, davvero. Pacchiana, quasi. 

Gli sembra perfetta.

"Quella?" domanda, indicandola.

E si rassegna. Perché così è diverso, così è un regalo e basta, non è solo un souvenir preso per sbaglio. Il commesso la prende e inizia a incartarla, e Kazuha china il capo e sospira, sconfitto.


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