Almagar

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Da poco erano passate le 2:00 di notte.

Dormivano tutti quando, ad un certo punto, Zuzzu si era improvvisamente alzata e si era diretta verso la scrivania dove studiava.

La tapparella quella notte stranamente non era stata abbassata e lasciava entrare la luce dei lampioni della strada sostante e, seppur fievole, era al tempo stesso sufficiente per orientarsi.

Dal cassetto prese un pennarello, poi un altro e un altro ancora, fino a che riuscì a trovare quello giusto, un evidenziatore fluorescente, per scrivere sulla lavagna che usava per fare i compiti di matematica.

"Oltre il tempo ed oltre gli ostacoli abbi sempre fiducia che troverai la chiave"

Scrisse questa frase con una calma che nessuna parola potrebbe mai descrivere.

Rimase ferma davanti alla lavagna come assorta in un dialogo interiore molto profondo.

Con una voce piena di amore disse quasi commossa: "Riuscirò a trovarla e vi libererò"

Rimase ferma di fronte alla lavagna, immobile, come avvolta in una nuvola di estasi amorevole, per un tempo fin troppo limitato, se solo si potesse accedere a quella bellezza, quando, poi, come strappata da un ciclone, si rabbuiò improvvisamente e come in un dolore straziante iniziò ad urlare:

 "NOOOOOOOOOOOOOOOO"

"Non portateli via"

"NOOOOOOOOOOOOOOO"

"Almagaaaaaaarrrrrrr"

E scoppiò a piangere in preda ad una crisi isterica.

Manuel Zuzzu, svegliato da quell'urlo fuso nel dolore e nella disperazione, era accorso nella stanza preoccupato e vedendola in lacrime, senza alcuna domanda la abbracciò cercando di capire cosa stesse succedendo.

Fece un rapido controllo. Nella stanza non vi era nulla di strano da poter destare ulteriore preoccupazione. Non c'era nessun altro al di fuori di Zuzzu. Nessun pericolo imminente e reale se quanto immaginato dalla sua amata figlia. 

In una frazione di secondo Manuel riuscì a calmarsi dopo lo spavento iniziale.

"Che succede piccola mia? Che succede?"

"Lo hanno portato via, hanno portato tutti via, vogliono che sveli un segreto, ma non so di che segreto parlino" disse fra un singhiozzo e l'altro " devo aiutarli, devo cercare la chiave" aggiunse disperata e, come in preda ad un illuminazione, con un fare risoluto si alzo diretta verso la porta con il chiaro intento di uscire dalla stanza..

Manuel, che aveva capito che in quel momento Zuzzu stava dormendo benchè avesse gli occhi aperti e parlasse, la prese amorevolmente per il braccio e, trattenendola dolcemente a sé, disse:

"Sei troppo scossa per essere di aiuto, fermati, riposati e domani inizierai a cercare. Ormai li hanno portati via"

"Deve essere qui, la devo cercare........ solo IO posso trovarla......li aiuterò......... ma dov'é? Dove?" e con questa domanda sembrò ritrovare un barlume di pace quando lentamente i singhiozzi si quietarono e le lacrime asciugandosi lasciavano solo una leggera traccia del loro passaggio. 

Trasportata dalla guida della leggera pressione della mano del padre che la indirizzava verso il letto, si mise finalmente sul letto, si abbracciò con le coperte e richiuse gli occhi mentre sussurrava "Almagar, amore mio, perchè?????"

IL SOGNODove le storie prendono vita. Scoprilo ora