La statua

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"Zuzzu buongiorno! Grazie per averci fatto il favore di unirti alla classe proprio nel momento in cui stavo interrogando. I tuoi compagni saranno felici se rimani qui con me, vicino alla lavagna, potrebbe esserti utile durante l'interrogazione..." disse la Sessa fissandola con i suoi occhi impenetrabili.

Zuzzu stordita da quell'inaspettato buongiorno, molto lontano dai progetti che aveva in mente, si avviò con passo incerto alla lavagna, indecisa sul dove lasciare lo zaino.

"Bene Zuzzu, parlaci di atto e potenza, secondo la filosofia di Aristotele" 

Il gelo...non pensava che la Sessa avrebbe interrogato e non c'era nemmeno il tempo di pensare nè tantomeno di recriminare.

Si immobilizzò, per una frazione di secondo, senza che alcun pensiero potesse turbare quella quiete, facendo appello a tutte le risorse che poteva mettere a disposizione, da quel vuoto e da quella inaspettata calma, iniziarono ad affiorare delle immagini.

"La statua" disse per prima cosa.

"La statua è la traduzione della potenza in atto. Il blocco di marmo ha la potenzialità di diventare statua, di diventare tutto, tutto quello che appartiene al mondo delle idee. Il marmo ha già in stesso l'evento possibile, la forma specifica della statua, che viene messo in atto, realizzato seguendo l'idea. Una idea, non tutte le idee. Aristorele non ne ha parlato in modo espresso, eppure vi era, latente, il libero arbitrio, il dovere di scegliere fra tante idee, quella che vogliamo realizzare e poi... il capolavoro finale è già nel blocco di marmo.  La forma della statua è figlia dell'artista, dell'atto che compie e della fiducia che ha di dare forma alla sua intuizione."

Si fermò per un attimo, per vedere se riusciva ad accedere ad altri ricordi su quanto aveva spiegato in classe la Sessa, e, fu sorpresa di poter aggiungere "la materia può assumere una forma quando passa per un atto. La materia in sé è correlata all'idea della statua finale che semplicemente è sempre esistita. L'artista toglie il marmo in eccesso... e Aristotele parlava di se stesso e di tutti noi, perché quello che diceva potrebbe avere senso per tutte le cose che facciamo... anche oggi...Per Aristotele tutto poteva essere spiegato dalla teoria delle quattro cause, che in parole semplici, dicevano che se lo scultore non si pone in mente il fine di creare una statua non succede nulla. Il blocco di marmo rimane un blocco non ancora scolpito"

"Un po' come con la sveglia" aggiunge la Sessa con un sorriso benevolo "la sveglia rimane un oggetto non utilizzato se tu non lo attivi per ricordarti di arrivare in orario a scuola! Puoi andare al posto." e "sul registro troverai come voto 8, solo perché siamo ancora nel primo trimestre ed è presto per darti un bel 10, me la voglio tirare un po'!"

E sorridendo, la Sessa si alzò dalla cattedra diretta verso la lavagna e cominciò a spiegare e a parlare, proprio come tutti amavano facesse.

"Vedete ragazzi, Aristotele ci fornisce una prospettiva. Una di mille modi di interpretare le cose e raccontarsi la risposta alla domanda di base: chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo?"

Lasciò passare qualche secondo per dare il tempo agli alunni di ascoltare meglio, era convinta che nel silenzio, ogni parola pronunciata, riesce ad essere ascoltata anche se è pronunciata a bassa voce.

"Tutti i filosofi, nessuno escluso, di fondo hanno cercato di dare una risposta a queste domande, semplici e al tempo stesso complesse, non per le domande in se stesse, ma per le risposte. "

...

"Ognuno di noi, nessuno escluso, è un po' filosofo senza saperlo, eppure abbiate sempre fiducia in voi stessi, perché benché sul nostro pianeta siamo oltre 8 miliardi di persone, ognuno di loro, ognuno di noi deve sempre avere ben chiaro quello andrò a scrivere sulla lavagna:

abbiate sempre fiducia che troverete la chiave

...

"Vi starete chiedendo: la chiave di cosa?"

...

"Antonangeli, dimmi tu, la chiave di cosa?"

Antonangeli, che non aveva ascoltato nulla di quello che la Sessa aveva detto fino a quel momento, nel sentirsi chiamare, concentrò tutta la sua attenzione su quello che era scritto sulla lavagna, in un carattere marcato. Non voleva prendere un altro 2, quindi, con il suo fare strafottente, pensò, per cavarsela, di rispondere con un'altra domanda:

"Prof. ma dove possiamo cercare la chiave? Mica è come la chiave di casa" e sorrise, soddisfatto di se stesso.

La Sessa, contenta di quella risposta che aveva trovato un minimo di concentrazione su quello che aveva scritto sulla lavagna, con un sorriso radioso, aggiunse "Le idee, dove pensate di trovare le idee? Vicino alle chiavi di casa?"

In classe c'era molto silenzio dopo quella frase e la Sessa aveva smesso di parlare.

Per lei fu l'opportunità migliore, per aggiungere, dopo averci pensato un po' "Nel silenzio ragazzi, nel silenzio ci sono le idee e molto altro"

Lasciò la lavagna e il puntatore. Si sedette e, molto lentamente, aggiunse "Aprite il libro a pag. 38, ora parleremo di Senofonte"



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