Ultimi giorni 9

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È passata quasi una settimana dalla visita di quell'uomo, giorni di riflessioni e incertezze. Pensieri che si sono accavallati a ogni ora, col buio e con la luce del sole. Rimanere in un ambiente confortevole, finché le condizioni me l'avessero permesso, oppure lasciare quell'oasi e lanciarsi nell'ignoto, combattendo con tutto ciò che là fuori sta distruggendo il mondo. Sentirsi leggermente al sicuro all'interno del bosco, ma poi tremare quando gli alberi si diradano e il cielo incombe con i suoi disegni ancestrali. Ora sono certo che tutti iniziano a vederli, la visita di qualche giorno fa me lo ha dimostrato con chiarezza.

Alla fine ho deciso, questo rifugio mi appare sempre più angosciante, una prigione in cui ho deciso di esiliarmi. Aspettare la fine qui equivale a morire ogni giorno. Una lenta agonia. Seguirò il consiglio del visitatore e mi terrò sempre in movimento. Forse, la lotta per sopravvivere occuperà la mente, impedendomi di cadere facile preda di depressione e angoscia. Inizio a preparare tutto con attenzione. Sacco a pelo, acqua e cibo. Zaino con strumenti utili: mappa della zona, bussola, accendini, fiammiferi, coltellino multiuso, coltello, torcia, batterie, taccuino, penna, più un'infinità di altri oggetti. Ogni cosa che riesco a portare. Sono cosciente che quello che resterà qui sarà saccheggiato, che potrei morire di fame o di sete. Potrei anche farmi male seriamente e non essere in grado di sistemarmi o di curarmi. Sono cosciente di tutto e mi va bene. Ormai ho scelto quale sarà il mio destino. Procedo con la preparazione nel silenzio, devo rimanere concentrato e non dimenticarmi nulla. Provo a nascondere più oggetti possibili in posti particolari, ad esempio sotto al materasso, sperando che se mai cambiassi idea, se mai gli eventi si facessero troppo pesanti per me, sarebbe tutto al suo posto. Speranza sicuramente vana, ma pensarlo mi infonde sicurezza: un posto in cui finire i miei giorni se il cammino sarà un fallimento.

Alla fine di ogni giornata, se avrò la forza e la possibilità, accenderò un fuoco e scriverò il mio diario. Voglio annotare gli avvenimenti strani o importanti che succederanno, così da avere una testimonianza scritta, nel caso in cui la mia testa dovesse iniziare a perdere colpi, cosa che già saltuariamente avviene. Non posso fidarmi esclusivamente dei miei sensi, magari scrivendo riuscirò a mettere a fuoco ciò che accade e sarò in grado di dare un'interpretazione razionale agli eventi. Già adesso il tempo mi appare sfuggente, perdo facilmente il senso, il conto dei giorni.

Dovrò combattere la follia con tutte le mie forze e sono sicuro che ce la farò, voglio arrivare alla fine del viaggio, scoprire quale sarà il risultato. Apro la porta e il sole mi abbaglia. Ormai la primavera è arrivata. La giornata è serena, con una temperatura piacevole. Il vento è leggero. Le foglie degli alberi si muovono lentamente, creando un suono ipnotico che rilassa l'anima.

Per un momento penso di chiudere la porta a chiave, poi rido di me stesso e la chiudo semplicemente. Che senso ha preoccuparsi dei furti quando il mondo sta finendo? La voglia di possesso che non sparisce mai, un elemento innato che ci caratterizza tutti, che non riusciamo a cancellare. Controllo con la bussola dov'è l'ovest, fisso il mio sguardo in quella direzione, fin dove gli alberi mi permettono di vedere. Dopo, inizio a camminare verso una destinazione ignota. Non so neanche perché mi sento così pieno di entusiasmo, forse questi giorni chiuso in casa mi hanno sconfortato e questa partenza rappresenta una vera e propria rinascita, pur nel terrore di ciò a cui vado incontro.

Un passo dopo l'altro, testa bassa sul terreno, mi dirigo verso il mio destino.

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