Scherzi da bambini

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Kasuma cammina con lo sguardo perso nel vuoto, pensando a tutto e a niente, mentre cerca di scrollarsi di dosso le parole della ragazza, fallendo miseramente. Ora per lo meno è sicuro di non avere allucinazioni: l'ha toccata con mano, lei era lì, almeno crede. Ma si è lasciato sfuggire l'occasione della vita: lei sembrava adatta agli intenti di Hanakuma, lo avrebbe tenuto occupato abbastanza da assicurarsi un po' di pace, e invece dovrà sentirlo inveire fra meno di un'ora. Salendo le scale per il tetto dove sapeva avrebbe trovato l'amico, scrolla le spalle come per liberarsi da un brutto ricordo, apre la porta per il tetto della scuola e sente Saitō sghignazzare. Si siede contro voglia al suo fianco.

<Dannazione davvero, ma come si può confessarsi al primo giorno di scuola al primo ragazzo che capita, povera illusa e piagnucolona.>

Wataru nemmeno lo ascolta, troppo impegnato nel districarsi nei suoi pensieri.

<OIh! Si può sapere che cazzo hai? E da prima che sembri aver visto un fantasma.>

Scuote la testa alzando lo sguardo al cielo azzurro.

<E se ti dicessi che ne ho visto uno?>

Saitō ride appena.

<Davvero? Va beh non importa. È ora degli allenamenti andiamo?>

Hanakuma non aspetta nemmeno una risposta, alzandosi e stiracchiandosi, e Kasuma si limita a seguirlo.

Saitō in base alle istruzioni del coach, strilla i comandi al resto della squadra di basket, fa attenzione ad ogni minimo sbaglio dei compagni rimettendoli in riga, nemmeno un militare sarebbe così ben addestrato secondo ogni suo compagno. Ma mentre Hanakuma mette giù i coni per l'allenamento, qualcosa entra nella sua vista periferica, alza subito lo sguardo verso la porta della palestra in fondo ma nulla, sembra tutto normale, in più nessun altro sembra aver notato niente di strano così ricomincia il suo allenamento, proprio mentre cammina al centro del campo una piccola macchia interviene nella vista periferica di Saitō volta subito la testa verso gli spalti e quella macchia prende una forma. Nessuno, nemmeno le zanzare si azzardano ad entrare in palestra durante gli allenamenti di basket. Quindi che ci fa un ragazzetta, rannicchiata sugli spalti li proprio ora? Un compagno si avvicina ad Hanakuma, Sora Suzuya guarda il suo capitano prima di distrarlo dai suoi pensieri.

<Mm, Che dobbiamo fare capitano?>

Saitō non risponde: come diamine è entrata senza essere notata effettivamente? Sora segue la direzione dello sguardo del capitano rimanendo perplesso a sua volta.

<Ma quando è entrata? Dovremo cacciarla?>

Hanakuma scuote la testa.

<Voi continuate il vostro solito allenamento, me la vedo io con quella.>

Detto questo Sora torna ai suoi affari, Saitō sale sugli spalti saltando da uno scalone all'altro velocemente. Presto capisce che la ragazza è rannicchiata con un album da disegno sulle gambe: ora si spiega cosa stesse facendo con quei movimenti strani. Nonostante lui sia proprio di fronte a lei, essa non lo degna di un singolo sguardo. Così decide di esplicitare la sua presenza chiaramente. Alza il piede e lo sbatte contro il lato dello scalone su cui lei era rannicchiata.

Non un solo sobbalzo.

Persino il suo respiro non ha alcuna variazione. Che diamine ha questa qui che non va? Ma poi, prima che Hanakuma provi di nuovo ad attirare la sua attenzione la ragazza gli risponde.

<Posso aiutarti?>

Hanakuma viene colpito dall'aria fredda, no congelata, che sembra emanare solo con la sua voce questa donna. Il tono asettico monotono che non esprime una sola emozione, gli sembra di star toccando la neve a mani nude. ma lui non è tipo da farsi intimorire da così poco quindi incrocia le braccia e risponde iniettando veleno nelle sue parole.

<Come diamine sei entrata ragazzina?>

Lei alza finalmente lo sguardo e le sue iridi di quel colore freddo blu grigiastro si impiantano in quelle verdi di Hanakuma lasciano più brividi sulla pelle di lui di quelli che ammetterebbe, intanto l'espressione di lei è innocentemente interrogativa.

<Dalla porta... come tutti farebbero.>

Risponde come se fosse la cosa più ovvia, ed effettivamente lo è, lei abbassa gli occhi sul suo disegno continuando il suo lavoro, Saitō assottiglia lo sguardo sembra che le stia dedicando i peggio insulti mentalmente. Lui abbassa lo sguardo per guardare il disegno: un viso femminile con delle corna, di cui le sommitta incastrate in una corona di spine, ora stava delineando una maschera intricata sulla destra del viso del suo soggetto.

<Il club di arte non è qui hai sbagliato posto>

Lei non alzando il viso risponde con ovvietà e schioccando la lingua sul palato.

<Il club di arte è a due porte dopo i bagni femminili al secondo piano.>

Hanakuma incomincia davvero a fumare di rabbia per il comportamento di questa ragazza.

<Dato che lo sai vacci e fai il tuo lavoro.>

Lei non perde la sua compostezza, il suo respiro è calmo, non sembra tremare come farebbero tutti gli altri alla presenza di Saitō.

<Non c'è nessuna regola nel club di arte che mi dice che debba stare chiusa, in quella stanza, per disegnare, anzi, siamo liberi di fare quello che vogliamo ed è proprio quello che farò.>

Il sangue di Hanakuma ribolle come l'acqua del tè, mentre incomincia a sentire le orecchie fischiare.

<Senti non mi interessa del club d'arte, questo non è il tuo atelier. Sparisci.>

Lei con tutta disinvoltura su questa terra, sembra completamente in pace con se stessa e l'ambiente circostante.

<Se avessi il potere di sparire lo avrei già fatto anni fa, ma eccomi qua riesci a vedermi perfettamente.>

Saitō incomincia a voler strapparsi i capelli dalla testa, prende il foglio su cui lei stava disegnando e lo accartoccia di prepotenza e malamente buttandolllo da parte.

<Prevedibile, non mi delude affatto.>

Risponde lei aprendo l'album di disegno su cui era appoggiata e prendendo un altro foglio. Hankuma si sente più che preso in giro, è appena stato definito prevedibile? Lui? Prevedibile? Perché sembra che nulla la tocchi, come se avessero uno scudo di indifferenza impenetrabile intorno a sé stessa, sembra che potrebbe torturarla a vita e non direbbe nulla.

Ma perché non provare questa teoria?

Urla il nome di Sora che si avvicina, e gli chiede di dargli la cicca che sta masticando, così allunga una mano sui lunghi capelli di lei gioca con una ciocca e appiccica il chewing-gum, lei no esprime parola, Saitō riesce solo a notare una leggera incurvatura delle labbra verso il basso. Sta finendo la pazienza e sbatte i piedi per terra mentre si volta.

<Voglio vedere domani come verrai a scuola piangendo perché hai dovuto tagliare i capelli ahahahah.>

Cerca di trovare conforto in quelle parole e un po' ci riesce finché lei non decide di distruggere ogni sua convinzione.

<Mi dispiace...>

Dice senza alzare lo sguardo dal suo lavoro.

<Ah?>

Saitō si rivolta verso di lei.

<Mi dispiace, se pensavi che mi avrebbe fatto effetto uno scherzetto da bambini del genere, dovresti provarci con più impegno, in quanto a me non disturberò i vostri affari continuerò a fare il mio lavoro in silenzio.>

La ragazza conclude, ancora una volta non lo degna di uno sguardo, impregnando l'aria di tensione, come se ci fosse una fitta nebbiolina fredda che si posa sulle loro pelli, gocciolina per gocciolina, Hanakuma sta impazzendo è sul punto di esplodere. Ricorda a se stesso che non deve affrettare risultati, ma piuttosto, avere pazienza e tessere la sua tela con calma, così decide semplicemente di allontanarsi digrignando i denti, per il bene del suo cervello però addenta una barretta di cioccolato fondente, al 70%, nel mentre il coach gli chiede cosa sia successo lui nega ogni accusa.

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