cap. 20

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Ritorniamo in casetta avvolti nel silenzio, gli occhi di Alex sono fissi su di me, cercando di decifrare qualsiasi cosa mi stesse passando per la testa, ma probabilmente senza nessun risultato.
Il mio sguardo, invece, è concentrato ad osservare il grigio dell'asfalto che si confonde con il cielo ormai scuro, sperando di trovare almeno un po' di pace nel buio della notte.
Senza neanche accorgermene, Alex è di fronte a me a tenere aperto il cancello bianco, attendo che io mi rechi all'interno.
<Marti puoi venire ad aiut-> mi chiede Mattia, ma venendo subito interrotto dal mio ragazzo.
<Scusa, dobbiamo parlare> lo avverte, e per la prima volta dopo minuti infiniti sento la sua voce.
Il suo tono è duro, è teso, quasi arrabbiato, e ciò lo percepisco anche dal modo in cui serra gli occhi, passandosi spesso la mano sul volto.
<Spiegami, cos'è successo?> mi chiede una volta entrati in camera mia, sedendosi sul mio letto, non prima di aver chiuso la porta a chiave, ricavandoci un momento esclusivamente per noi.
Inizio a camminare avanti e indietro per la stanza, giocherellando con l'anello che indosso al pollice destro, giusto per ingannare l'ansia.
<Non è facile come pensi> ammetto titubante, sentendomi bruciata dal suo sguardo che, nonostante il momento, percepisco vagare sul mio corpo.
<Allora spiegamelo due volte, tre, quattro, dieci se sarà necessario, ma io voglio capire cosa ti succede> esclama esasperato alzandosi dal letto, avvicinandosi a me e poggiando le sue mani sulle mie spalle.
<I-io-> balbettai appena, sentendo un nodo formarsi in gola, bloccando l'uscita di qualsiasi parola.
<Martina ma mi vuoi spiegare?> sbraita Alex con un tono più alto del solito, e io non lo avrei mai voluto sentire così.
Vedo subito dopo il senso di colpa nei suoi occhi, ma per la mia mente è troppo tardi.
<Lascia stare, Alex> dico voltandomi, cercando di non scoppiare a piangere.
<Non lascio stare, mi dispiace Marti> sussurra venendomi incontro, cercando di afferrarmi il polso.
<No, Alex, aveva ragione Cosmary, tu sei troppo per me, e io sono solo una stupida ragazzina che si è innamorata per la prima volta, ma che non sa come affrontare l'enormità che la circonda> ammetto sconfitta, ricordando le parole della ballerina, uscita ormai parecchio tempo fa.
<Cosa stai dicendo?> mi chiede quasi scioccato, forse senza voler sapere davvero la risposta.
<Forse è meglio che lasciamo stare> dico decisa, forse per convincere più me stessa che lui.
<Vuoi lasciarmi?> mi domanda, e io, per la prima volta dopo un tempo interminabile, mi volto per guardarlo negli occhi.
Leggo in questi paura, dispiacere e rabbia, e la cosa non mi fa piacere, per nulla.
Cosmary aveva ragione, non so gestire l'enormità di responsabilità che è l'amore, non so aprirmi come dovrei, sono ancora troppo immatura per tutto questo.
<No, non voglio> sussurro rispondendogli finalmente, abbassando lo sguardo sulle mie mani, cercando di respirare tranquillamente.
<Ma?> mi esorta, avendo colto l'indecisione nella mia voce.
<Ma non so se ha senso se non so farmi capire da te> ammetto, sentendomi sempre più sopraffatta dalle emozioni negative.
<Davvero?> continua a chiedermi, forse neanche capacitandosi di tutto ciò che stavo dicendo.
<Io ti amo, Alex, immensamente, ma non riesco a gestire tutto questo come dovrei> gli confesso sedendomi sul mio letto, dove fino a poco fa se ne stava seduto il mio ragazzo.
<Cos'è che ti spaventa? Perché non mi spieghi cosa ti prende ultimamente?> mi esorta, ormai esasperato.
<Alex lasciami stare, ti prego> lo supplico sentendo la voglia di piangere farsi sempre più forte.
<È questo che vuoi?> mi chiede guardandomi intensamente, facendomi sentire enormemente in difetto.
Lo voglio davvero? No.
Ma non lo merito, non ha senso che io lo tenga occupato con me, una stupida ragazzina che non sa neanche affrontare i suoi problemi.
<Voglio solo pensare un po'> ammetto titubante, ranicchiando le gambe sul letto.
<A cosa?> insiste Alex, avvicinandosi a me.
<Basta, ti prego> urlo sentendo i miei occhi inumidirsi.
Si allontana di getto dalla mia figura, guardandomi con immenso dolore negli occhi.
<Non venirmi a cercare quando ti passerà il nervoso> afferma duro, aprendo la porta e richiudendola bruscamente, provocandomi un sussulto, seguito da un senso di vuoto indescrivibile.

𝗙𝗮𝗹𝗹𝗶𝗻𝗴 | 𝗔𝗹𝗲𝘅 𝗪𝘆𝘀𝗲Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora