Capitolo 22

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"What hurts the most was was being so close and having so much to say, but watching you walk away."

Anne era davvero intenta a leggere un libro, ma dal momento in cui si accorse che dovette rileggere la stessa frase per cinque volte consecutive, allora capì che aveva la testa completamente altrove. Così chiuse il libro, Guerra e Pace di Tolstoj, e sospirò seduta sulla sua sedia a dondolo del suo porticato. Si portò due dita al mento e guardando dinnanzi a sé, iniziò a pensare. Da quando Harry la sera precedente era ritornato a casa piangendo, aveva capito che qualcosa non stava andando per il verso giusto. Ma non fu quello a farglielo sospettare, bensì anche Louis stesso. Non poteva fare a meno di pensare e ripensare alla sera precedente e alla discussione con Harry.
«Harry, cosa sta succedendo?» gli chiese prendendolo per un braccio prima che potesse correre su in camera sua. Harry non si volse, anzi continuava a nasconderle il viso, ma Anne da buona mamma che era, sapeva che suo figlio stava piangendo.
«Lasciami.» cercò di parlare in tono duro, ma un singhiozzo seguito dalle lacrime lo tradì e mentalmente imprecò.
«No, finché non mi dici cosa sta succedendo.» ribadì in tono duro. Non avrebbe voluto rivolgersi così ad Harry, ma forse infondo era l'unico modo per poterlo spronare a dire qualcosa.
«Niente.» rispose voltandosi, ma oramai il suo piano di tener duro e non piangente era fallito.
«E allora perché stai piangendo?» Harry si morse il labbro inferiore e dopodiché si lasciò andare cadendo sulle sue ginocchia senza più forze. Si portò le mani in volto e senza ritegno di chi fosse in casa iniziò a piangere. Fortuna che suo padre era al piano superiore con sua sorella, altrimenti non ne sarebbe uscito vivo quella sera. Anne subito si precipitò al suo fianco terribilmente preoccupata e con il cuore vuoto e allo stesso tempo più pesante che mai.
«Harry, so che c'è qualcosa che non va con Louis, te lo leggo negli occhi e lo vedo che voi due non vi parlate più.»
«Ma se continua a scappare da me!» Harry era davvero fuori di sé e davvero, quella volta avrebbe parlato sfogandosi, non ne poteva più di tacere in silenzio e tenersi tutto dentro.
«Prendilo con calma e parlagli.»
«No! Non vuole lui. Ogni volta che mi vede, cambia strada, scappa o trafila una stupida scusa. Sono tutte scuse le sue. E non lo capisco mamma, non lo capisco.»
«Harry, tu lo ami vero?» chiese ed Harry alzò lo sguardo terribilmente terrorizzato da quello che da lì a dieci minuti sarebbe potuto accadere. Ma Anne non lo stava guatando né male, né schifata, anzi aveva un sorriso dolce e del tutto consapevole in viso.
«Sí.» rispose Harry con coraggio. Una volta si ricordò di aver letto su un libro di poesie che tutti coloro che erano coraggiosi, a loro volta erano persone libere. Ed Harry sorrise leggermente nel ricordare quella frase.
«Ne ero certa, una mamma non sbaglia mai!» rispose abbracciando Harry di slancio. Quest'ultimo rimase completamene immobile. In quel momento realizzò di essere una persona completamente fortunata. Non capita spesso che i tuoi genitori ti accettino per quello che sei, è davvero raro. La maggior parte delle volte quando riveli loro chi veramente sei, essi non fanno altro che ripudiarti e guardati male per il resto della tua vita. Sarebbe bello trascorrere una vita a non nascondersi sempre, un persona dovrebbe vivere in libertà non in una gabbia per colpa delle persone, una persona dovrebbe essere libera di amare la persona di cui si innamora, indipendentemente dal fatto che essa possa essere del tuo stesso sesso. Forse le persone che non accettano questo, credo che non sappiano cosa sia l'amore e dopotutto credo fermamente che Dio ami tutti.
«Non ti faccio schifo?» chiese titubante scostandosi dalle sue braccia e guardandola leggermente, beh diciamo, stupito.
«Harry, tu sei mio figlio e non importa chi ami o di chi ti innamorerai, la via è tua e se ti rende felice non è mai sbagliato, ricordatelo. E dopotutto farò il possibile per aiutarti e consigliarti al meglio quello che dovresti fare.»
«Oddio... Grazie.» Harry per tutta risposta si rigettò tra le sue braccia e la strinse forte a sé.
«Tuo padre non deve saperlo. Mi raccomando Harry, ti prego.»
«Lo so.»
«Ascolta, ora vai a dormire, è stata una giornata impegnativa e piena di rivelazioni, riposati e domani se vuoi sono qua così che possiamo parlare.»
«Va bene, grazie ancora mamma.»
«Figurati, non mi devi ringraziare.»
«Mamma?»
«Sì?»
«Ti voglio bene.»
«Ti voglio bene anch'io.»
E così Anne ci pensava e ci ripensava in continuazione. Insomma, se una persona ti dice che non prova nulla per te, allora perché continuare a scappare? Quella storia non aveva senso, ma Anne sentiva dentro di sé che qualcosa non stava andando per il verso giusto, qualcosa che non era stato ancora detto, qualcosa di così grande che non avrebbe portato a nulla di buono.

I wanted to tell you all my secrets but you became one of themDove le storie prendono vita. Scoprilo ora