Prologo

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Ci tengo a ringraziare ogni singola persona che ha letto o sta per iniziare a leggere questa storia. Senza di voi non sarebbe mai arrivata al punto in cui si trova oggi, non smetterò mai di ringraziarvi. Detto questo, nel mio profilo troverete altre storie scritte da me, se vi fa piacere, fateci un salto.
Detto ciò vi lascio alla mia storia, buona lettura e grazie ancora!

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Era una giornata piovosa, nuvole grigie erano cosparse per tutto il cielo che fino a poco tempo prima era di un colore azzurro vivo. Louis guardava il cielo di Londra dalla finestra della sua stanza, lo guardava come se lo vedesse per l'ultima volta, infondo forse era così. Quella mattina sarebbe partito per Parigi, avrebbe così raggiunto sua nonna, Madeleine. Da un lato avrebbe dovuto sentirsi emozionato, perché così avrebbe potuto vivere una nuova vita, una nuova avventura, cambiare tutto. Era stanco di Londra, era stanco di sentirsi deriso dalla gente, di sentirsi fuori posto, di sentirsi diverso anche se non capiva bene da cosa e da chi, non capiva perché lui dovesse ritenersi sbagliato. Non capiva perché la gente lo reputasse così, ma lui era incredibilmente forte, camminava a testa alta tra la gente facendo finta di niente, eppure non capiva i commenti, non capiva le occhiatacce delle persone, non capiva le loro risate, non le accettava e di tutto questo ormai il suo cuore ne risentiva fin troppo. Parigi forse per lui sarebbe stata una nuova occasione una nuova opportunità, poteva ricominciare tutto da capo anche se sapeva che lui sarebbe rimasto lo stesso Louis di sempre. Sapeva che Londra gli sarebbe mancata, ma una parte di lui odiava quella città, si sentiva fuori posto, lo faceva sentire sbagliato e lui era stanco, perché sapeva che non era lui ad essere sbagliato, ma tutte quelle persone che lo hanno circondato da ventitré anni. Parigi per lui significava un'occasione, per essere chi voleva essere senza doversene vergognare, senza avere paura. Ma lui di paura ne aveva tanta, aveva paura di poter girare tutto il mondo, visitare tutti i posti vedendo milioni di volti e milioni di edifici ma di non sentirsi mai a casa, di non sentirsi mai nel posto giusto. Eppure valeva la pena tentare. Si risvegliò dai suoi pensieri, guardò la vecchia sveglia sul comodino accanto al letto che segnava le 10.30 del mattino, alle 11.40 aveva il volo per Parigi, era meglio se si affrettava per andare in aeroporto. Diede un'ultima occhiata alla sua stanza e gli spuntò involontariamente un sorriso triste sul volto, capì che in fondo quella stanza gli sarebbe mancata, era quello il luogo in cui era cresciuto, quei muri avevano visto così tante lacrime e confessioni da parte di Louis che se avrebbe potuto parlare avrebbe lasciato tutti a bocca aperta. Si avvicinò al suo pianoforte nero osservandone i tasti: ne sfiorò con le dita della mano alcuni bianchi premendoli leggermente emanando così un leggero suono quasi fosse un soffio provocato dal vento e solo quando si accorse di aver bagnato un tasto, Louis si rese conto che stava piangendo. Asciugò le lacrime in fretta con la manica del suo cappotto nero, si guardò allo specchio che era appeso al muro di lato all'armadio e finse un sorriso quasi volesse convincere se stesso di essere felice. Prese la valigia che aveva depositato sopra il letto, aprì la porta e prima di chiuderla una volta per tutte, la guardò un'ultima volta e uscì chiudendosela poi alle spalle. Parigi lo stava aspettando e per quanto Louis avesse paura di un'altra delusione sapeva che quella era la scelta giusta e per la prima volta sentiva che la speranza era più forte della paura.

I wanted to tell you all my secrets but you became one of themDove le storie prendono vita. Scoprilo ora