CAPITOLO II

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II
Il passato ci appartiene, ma noi non apparteniamo al passato: noi siamo del presente. Costruiamo il futuro, ma non siamo del futuro.
Mahatma Gandhi


Portland, Oregon
due settimane dopo

Quell'accaduto aveva fatto riemergere ricordi che Victoria aveva fatto cadere nel dimenticatoio.
"Evans" era il nome che continuava a rimbombare nel cervello della ragazza.
Dopo la morte del suo compagno di squadra, Victoria aveva deciso di prendersi una pausa dai marines per elaborare tutto.
Non era riuscita a parlare con i due ragazzi a cui aveva salvato la vita, avrebbe voluto ma quel Luke le dava alla testa, si comportava come se tutto gli fosse dovuto solo perchè cacciava mostri, cavolo, lei era andata in guerra in Libia, non si sarebbe mai fatta mettere i piedi in testa da uno del genere.
Alloggiava in un motel a Portland da un paio di notti.
Rimaneva chiusa lì tutto il giorno a fare ricerche su quei due Evans.
Inutile dire che non trovò nulla.
Non erano su internet e non erano sui social.
Era come se non esistessero.
Voleva saperne di più, a questo punto pensava anche che non fossero veri agenti dell'FBI.
Doveva capirlo subito che quel distintivo non era vero.
Che stupida!
I ricordi di quella notte di sedici anni prima riemergevano e sapeva bene anzi benissimo che Luke e Mark ne facevano parte, anche solo una piccolissima parte, ma loro erano coinvolti e voleva saperne di più.
Dopo tanto però sarebbe dovuta tornare in servizio e questa cosa la infastidiva, sembrava come se l'arrivo di quei due Evans avesse in qualche modo frantumato il suo sogno di aiutare il suo paese e avesse riacceso in lei qualcosa che tempo prima Victoria aveva deciso di spegnere.

Victoria avrebbe dovuto fare il check out due ore dopo, ma lo fece prima, forse se fosse tornata al suo vecchio ruolo si sarebbe dimenticata di come avesse fatto fuori un suo collega che stava per uccidere uno sconosciuto.
Aveva subito creduto a quei due uomini che a questo punto si spacciavano per i figli di Steve e purtroppo lo erano, la somiglianza era palpabile.
Sapeva che i vampiri esistevano come tutti gli altri mostri di cui tutti i bambini hanno avuto paura almeno una volta nella vita.
Come se il destino la odiasse,alla reception incontrò due volti che non erano più tanto sconosciuti.
Luke e Mark Evans erano di fronte a lei.
<E tu che ci fai qui?> le domandó quello che ricordava essere Luke
<Potrei farvi la stessa domanda ma la cosa non mi riguarda> disse dirigendosi verso la scrivania della hall.
<Luke dovremmo parlarle di quello che è successo> sussurró il fratello.
Un sussurro abbastanza forte visto che Victoria aveva sentito a metri di distanza.
<Non ci interessa> rispose Luke
<Come non ci interessa? È rimasta scioccata quando ha sentito il nome Evans ci sarà un motivo> affermò Mark.
<Ok va bene,come vuoi ma ti prenderai tutte le conseguenze tu> concluse il maggiore.
I due si avvicinarono a lei e le chiesero se potevano parlare.
Qualche forza nascosta la spinse ad accettare.
Forse perché erano figli dell'uomo che l'aveva salvata, e in qualche modo doveva sdebitarsi, voleva aiutarli.

<Allora cosa volete sapere esattamente?> domandó Victoria dopo aver ordinato.
Mark chiese un'insalata, Luke un cheeseburger con patatine e Victoria un hot dog.
<Perché quando hai sentito Evans sei rimasta scioccata?> domandó Mark.
Sembrava un bravo ragazzo, dolce al contrario del fratello che sembrava un barbaro e un maleducato.
Ma come dice il detto "l'apparenza inganna" e Victoria non si fidava mai dell'apparenza.
<Come faccio a sapere che mi posso fidare di voi> domandó la ragazza
<non puoi, ma ti prego, raccontaci quello che sai, qualunque cosa, non pensare che non ti crederemo, hai visto pure tu cosa stava per fare William a mio fratello> continuò Mark pregandola con lo sguardo.
Uno sguardo che aveva visto fin troppe sofferenze.
Victoria era combattuta, non si era mai aperta con qualcuno riguardante i suoi genitori ma di loro, sembrava potersi fidare.
Era diffidente, di tutti e sempre eppure gli occhi di quei due ragazzi avevano una luce che lei aveva già visto.
Gli osservò attentamente per lunghi secondi, ricordò di quell'evento che le cambiò radicalmente la vita e poi cedette, forse per curiosità o forse semplicemente perché loro tre erano uguali, infondo.
<Va bene> sbuffò
<Io vivevo a Los Angeles poi mi sono trasferita con i miei genitori e mio fratello a New Orleans, avevo già dodici anni.
Ci eravamo trasferiti da poco quando dentro casa cominciarono a manifestarsi cose strane, cali di temperatura, porte che sbattevano, luci che si accendevano e spegnevano e cose così.> spiegò
<Fantasma> sussuró Mark
<Mark sta zitto, continua Victoria> esclamò Luke, per un momento, un millesimo di secondo Luke sembrò essere quasi dolce.
<Mio fratello era stato ferito da un coltello in cucina, sosteneva che si fosse mosso da solo e ovviamente qualche giornalista ficcanaso era riuscito a fare circolare la notizia e così pochi giorni dopo era venuto a casa nostra un assistente sociale, pensava fosse stata colpa di uno dei mie genitori> si bloccò ad un tratto
<Continua> la incitó Mark
<Mark smettila, continua quando vuoi> le rispose Luke.
Luke era burbero si ma quando si trattava della sua famiglia quel muro che si era costruito si distruggeva in brevissimo tempo.
<I miei genitori fecero di tutto pur di non lasciarci per qualcosa che non era nemmeno vero. Quando l'assistente sociale era venuto per il colloquio chiese se avevamo sentito o meno rumori o odori strani tipo zolfo> spiegó ancora.
<ecco perché sapevi della domanda> notó Luke.
<Già, i miei genitori erano distrutti, avevano paura di perderci e l'assistente lo aveva capito così il signore spiegò che in realtà lui si chiamava Steve Evans e che era un cacciatore di mostri e che la casa era infestata da un fantasma che uccideva chiunque venisse ad abitarla, i miei genitori ovviamente non gli credettero ma comunque Steve gli lasciò il suo numero. Il giorno dopo il fantasma si manifestò in camera mia, voleva soffocarmi.
Urlavo, mio fratello arrivò subito e chiamò velocemente Steve, i miei genitori però in quello scontro erano già morti, loro dormivano a sonno pieno e non si erano svegliati in tempo prima che il fantasma li soffocasse. Steve arrivò pochi minuti dopo, riuscì a scacciare il fantasma e io e mio fratello ormai senza genitori andammo sotto la tutela di mia zia materna> finì il racconto.
<Quindi nostro padre ti ha salvato la vita> constatò Luke.
<Già, grazie> disse alla cameriera che aveva portato le ordinazioni.
<Ecco perché non hai esitato un momento quando ti abbiamo raccontato la nostra storia> continuò Luke.
<Esatto, ora che sapete la verità potete rispondere alle mie domande> disse curiosa di sapere come era il loro stile di vita.
Era una persona curiosa.
<Cosa vuoi sapere?> domandò Mark.
<Mark, non dovremmo dirle un bel niente> lo riprese il fratello.
<Scusa? Io vi ho raccontato la mia storia ora voglio sapere la vostra> disse ferma.
<No, te lo sogni> disse Luke.
<Luke!> lo ammoní il fratello minore.
<Oh andiamo, non so niente di voi apparte che cacciate mostri e vi spacciate agenti dell'FBI usando nomi di musicisti degli Aerosmith> continuò lei.
<Che...??> domandó confuso Mark.
<Il tuo caro fratellone si è presentato come agente Perry come Joe Perry, musicista degli Aerosmith> spiegò la ragazza.
Effettivamente Luke era un gran fan degli Aerosmith.
<Come li conosci?> chiese Luke
<Tesoro io si che ascolto buona musica> rispose e potette vedere la faccia sorpresa di Luke.

Il volere dei lupi mannariDove le storie prendono vita. Scoprilo ora