Capitolo 2: Ritrovamenti Nefasti

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La piazza assolata brulicava di persone, il mezzogiorno di sabato splendeva limpido nonostante l'autunno imminente. I bambini si rincorrevano attorno alla grande fontana di pietra e i tavolini del bar erano tutti pieni.

Un cameriere portò due bicchieri colmi e colorati al tavolino nell'angolo, lasciando anche una ciotolina di arachidi, una di patatine e quattro pizzette.

«Sono dodici euro» disse educatamente.

«Sì, ecco...»

Il cameriere rimase in silenzio mentre attendeva, non era abituato a vedere degli adulti che leggevano ogni singolo numero sulle monete, ma non disse nulla per rispetto.

«Ecco!»

«Grazie mille, buon aperitivo» il cameriere si allontanò lasciando soli i clienti.

«Bene, di sicuro non abbiamo dato nell'occhio» disse Donato prendendo il suo bicchiere.

Augusto rinfilò il portafogli in tasca e aggrottò le sopracciglia: «Non è colpa mia se i soldi non magici sono così strani...le monetine sono tutte dello stesso colore!»

Donato sorrise divertito: «Ti abituerai»

«Abbiamo speso poco o tanto? Lo sai che Tullio ci chiede il resoconto di tutte le spese e io non mi rendo conto del...cambio»

«Abbiamo speso il giusto e poi questa non è una tappa di piacere, è lavoro»
Augusto addentò una pizzetta: «Ah sì?»

Donato annuì: «Il bar è un luogo di chiacchiere e qui capiremo chi è la nostra fascia di riferimento»

Augusto ascoltò interessato.

Donato bevve un sorso del suo drink colorato: «Dobbiamo capire a chi fare le nostre domande, se ai più giovani o ai più anziani, se ai ragazzi della nostra età o alle famiglie. Non si capisce facilmente chi potrebbe rispondere alle nostre richieste fra le persone senza poteri, potrebbe essere chiunque o nessuno»

«E se fosse proprio nessuno? Se non trovassimo quello che cerchiamo?»

«Lo troveremo, ho avuto modo di capire che ci sono molte leggende in città, qualcuno deve saperne qualcosa...per forza»

«Sembra che tu stia cercando più di convincere te stesso che me» disse piano Augusto.

«Forse è così» ribatté stoico Donato.

Augusto aveva imparato a conoscere i nuovi atteggiamenti e le nuove reazioni di Donato già da un po'. Tullio li obbligava a fare coppia fissa, così che Augusto imparasse e Donato si responsabilizzasse di più, era a tratti estenuante per entrambi.

Augusto si sentiva troppo spesso inesperto e inutile, Donato era portato per le responsabilità, ma stava ancora capendo lui stesso come muoversi su quel terreno così accidentato.

Poche settimane prima, a quanto avevano capito, Madama Cannella aveva avuto una terribile visione e tutti dovevano lavorare in squadra per far sì che non si avverasse o cercare di disfarne le conseguenze catastrofiche. Per questo motivo, Tullio li aveva spediti, biglietti del treno in mano, a Benevento, per fare domande alle persone senza poteri e capire di più sulla misteriosa storia delle streghe che si sarebbero annidate in città secondo la leggenda.

Tullio e il signor Titani erano convinti che quel gruppo insolito di potentissime donne potesse essere legato alla Congrega e, più che mai, alla visione di Madama Cannella.

«Sono ancora convinto che sia assurdo andare fra le persone comuni a fare domande su una cosa così...evidentemente magica» disse piano Augusto.

Donato puntò lo sguardo su un tavolo poco distante da loro: «Ed è qui che ti sbagli...»

Aeternam III: Un  Nuovo InizioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora