Capitolo 13: Antica Magia

363 29 61
                                    

L'odore di cloro e la leggera musica di sottofondo riempivano l'enormità dell'ambiente, accompagnati dal rumore dell'acqua e i passi di ciabatte bagnate sulle piastrelle.

I fischietti degli allenatori avevano smesso di fischiare da un bel po' e non c'erano più bambini o giovanissimi a seguire corsi o allenarsi.

Nuotare era un ottimo modo di sfogare lo stress, nonché un buon metodo per tenersi elastici e scattanti. E poi l'acqua era uno degli elementi dei Fattucchieri della Foresta e questo doveva pur significare qualcosa.

Donato riemerse dopo l'ultima vasca, sfilandosi gli occhialetti appannati. Si avvicinò al bordo della grande piscina e si tirò su, uscendo dall'acqua. Si tolse la cuffia di gomma e cercò le sue ciabatte.

«Vai via?»

Donato alzò lo sguardo, un ragazzo che nuotava sempre nei suoi stessi orari si stava avvicinando, cuffia e occhialetti in mano.

«Sì, si è fatto tardi»

Il ragazzo gli aveva parlato qualche volta nello spogliatoio, frequentava la piscina insieme a due suoi amici e si erano fermati a parlare con Donato fra una vasca e l'altra quasi tutte le sere in cui si incontravano.

«Anche noi tra poco andiamo via, ti va di venire a bere una birra con noi? È venerdì in fondo»

Donato si rinfilò le ciabatte: «Ti ringrazio molto, però purtroppo devo studiare»

«Di venerdì sera?»

«Ho un esame che si avvicina» mentì Donato.

«Capisco, deve essere dura...immagino» disse il ragazzo, per quanto ne sapeva Donato era un qualunque studente di medicina con una passione per il nuoto.

«Cerco di fare del mio meglio»

Quando Donato allungò una mano per prendere il suo accappatoio notò che lo sguardo del ragazzo si fermò sul suo fianco, dove c'era la cicatrice. Non gli aveva mai chiesto come se la fosse procurata ovviamente, sarebbe stato poco educato, ma era evidente che fosse davvero curioso a riguardo.

Donato aveva imparato da un po' che era meglio non lasciare dubbi sospesi ed evitare le speculazioni: «È una storia meno interessante di quello che pensi»

Il ragazzo si riscosse subito: «No...io...»

«Tranquillo» Donato accennò un sorriso di cortesia: «So che è molto evidente»

«Non sono affari miei, tranquillo»

«È la cicatrice di un'operazione che ho avuto qualche anno fa» disse Donato: «Niente di speciale»

Il ragazzo annuì, poi alzò le mani: «Immaginavo» disse.

Non era vero, Donato glielo leggeva negli occhi, la cicatrice era troppo irregolare e troppo fresca, era evidente che non fosse stata suturata da un chirurgo esperto. Ma se c'era una cosa che aveva capito molto presto era che la storia dell'operazione era quella che suscitava più disagio e meno domande da parte dei curiosi.

Si salutarono con uno scambio di frasi di circostanza e poi Donato tornò negli spogliatoi.

Si lavava sempre in fretta, perché le docce non erano esattamente calde, poi si asciugava e si rivestiva cercando di non dare nell'occhio, senza interagire troppo, salutando solo chi lo salutava. Ormai aveva accettato le sue nuove abitudini e i suoi nuovi modi di fare. Viveva seguendo le regole che aveva scoperto essere necessarie per non destare sospetti e per potersi mescolare in modo anonimo alle persone senza poteri.

A volte temeva di starsi lentamente trasformando in Tullio, poi si ricordava dell'amicizia con Augusto, il calore di Porzia, gli ideali che teneva ben custoditi dentro di sé e si diceva che non si sarebbe inaridito, mai, per nulla al mondo.

Aeternam III: Un  Nuovo InizioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora