Capitolo 14: Ripercussioni

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Il sole splendeva alto sul Rione Lengheletto, febbraio aveva portato con sé giornate più luminose e ovviamente la frenesia tipica che precedeva San Valentino. Già tutte le vetrine del Rione traboccavano di cuori e rose, bolle di sapone e brillantini, cioccolatini e frasi d'amore.

Il sabato era il giorno favorito per correre a cercare qualche idea regalo per il proprio partner, la propria cotta o la persona che si frequentava.

Zeno non era affatto un estimatore di tutte quelle stucchevolezze patinate, ma non si sarebbe detto dal suo passo allegro e dal sorriso che aveva stampato in volto mentre percorreva la strada principale del Rione quel giorno.

Infilò le mani nelle tasche del cappotto per proteggerle dal freddo e accelerò, impaziente di arrivare all'appuntamento in orario.

Doveva arrivare al Portale d'entrata del Rione Lengheletto, un punto di snodo fondamentale per raggiungere dall'esterno il quartiere incantato. Il Portale era una statua di bronzo risalente al 1834, rappresentante Ercolino, lo storico cane randagio che viveva per le strade del Rione nel diciannovesimo secolo.

Sotto la statua era incisa una targa di bronzo che recitava "A Ercolino, stimato abitante del nostro Rione, compagno di giochi e aiutante inestimabile. Per sempre nei nostri ricordi".

Toccando la testa della statua si attivava il Portale e si poteva essere trasportati altrove, allo stesso modo, se si entrava in un Portale con l'intenzione di sbucare nel Rione Lengheletto, la propria materia passava per la statua di Ercolino e si ricomponeva materializzandosi davanti ad essa.

Quando Zeno arrivò nello spiazzo in cui era situata la statua, diverse persone salutavano amici appena sbucati dal Portale, fidanzati che li aspettavano, colleghi a cui stringere la mano.

Tra la piccola folla, Zeno notò subito la figura alta e asciutta di suo fratello Alfonso e si affrettò a raggiungerlo.

Appena lui lo notò agitò la mano e fece un sorriso ampio, era da quell'estate che non si vedevano.

Alfonso era vestito con la sua divisa nera del C.A.E.S.A.R., compreso il classico mantello, nella sua versione invernale, e i guanti. Anche se ancora non era stato confermato, sembrava già un Sacerdote a tutti gli effetti.

«Zeno!»

«Scusa se ti ho fatto aspettare!»

Alfonso lo abbracciò: «Tranquillo, sono appena arrivato»

«Come sei...» Zeno lo squadrò da capo a piedi: «Austero»

Alfonso rise: «È solo l'effetto della cappa talare»

Zeno osservò il ricamo dorato con lo stemma del C.A.E.S.A.R. sul mantello di suo fratello, era strano vederlo in abiti ufficiali.

«Andiamo, abbiamo un po' di tempo prima di pranzo, possiamo fare un aperitivo, che ne dici?» Alfonso si guardò attorno: «Se non sbaglio da quella parte dovrebbe esserci una traversa con un ottimo bar»

«E allora andiamo» rispose entusiasta Zeno.

Si incamminarono fianco a fianco, godendosi il sole e la passeggiata fra le strade del Rione Lengheletto.

«Come sono andatele vacanze?» chiese Alfonso.

«Tutto bene» rispose Zeno: «Ma ci sei mancato»

«Mi siete mancati molto anche voi. E dei Saturnalia, che mi dici? Mi dispiace che nessuno di noi sia riuscito a venire per l'ultima serata»

Zeno non se la sentiva di dirgli della visita di Augusto: «Non fa niente, era solo una formalità. Piuttosto, la Caccia al Tesoro è stata molto interessante sai, anche se ho perso per un pelo»

Aeternam III: Un  Nuovo InizioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora