Capitolo 16: Il Silenzio

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Zeno alzò lo sguardo verso la scala a chiocciola che scendeva sull'ingresso dei dormitori.

«Altea è andata a bussare a Rinaldo» disse Armance saltando giù dall'ultimo gradino.

«Sono sicuro che saprà tenerlo impegnato e fuori da ogni sospetto» rispose Zeno.

Armance lo raggiunse, guardandolo con aria tesa: «Lo spero, perché l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno è qualcun altro che ci ponga domande a cui non vogliamo e non possiamo rispondere»

Zeno annuì: «Io gli ho detto che sarei stato fuori tutto il giorno per incontrarmi con mio fratello»

«Quale dei tanti?»

«Ferrante, gli ho detto che è sceso da Venezia per lavoro e ne avremmo approfittato per passare un po' di tempo insieme»

Lasciarono l'atrio dei dormitori e si incamminarono svelti verso l'uscita più vicina.

Armance fece un sorriso arguto: «Hai pensato proprio a tutto eh?»

«Certo, la mia versione deve essere credibile»

«Potevi dirgli che ti saresti visto con Augusto»

«Non potevo rischiare che mi chiedesse di passare per un saluto, un familiare era un terreno più certo»

Scesero le scale, non c'era ancora nessuno in giro, molti preferivano prendersi la domenica mattina come momento di riposo.

«Tu che scusa hai?» chiese Zeno.

Armance fece spallucce: «Altea dirà che sono uscito con una ragazza»

«E se la voce si spargesse? I pettegolezzi corrono e presto si capirà che non eri con nessuna ragazza della scuola»

«Infatti Altea dirà che è una vampira, figlia di amici di famiglia che mia madre voleva presentarmi, diremo che ha studiato all'estero magari» disse tranquillo Armance: «Non sei l'unico che ha pensato a tutte le variabili»

Zeno si sentì sollevato, era meglio per tutti se le loro storie fossero plausibili e personali, così da evitare di ricevere domande indiscrete.

«E poi credo che possiamo stare sereni» osservò Armance: «Altea ha chiesto a Rinaldo di aiutarlo con una ricerca e saranno chiusi in Biblioteca tutto il giorno, non penso che avranno tempo o modo di parlare di noi»

Zeno inspirò nervoso: «Hai ragione, solo che ho davvero il terrore di essere scoperto»

«Lo credo bene, ma ti senti sotto un faro solo perché tu sai dove stiamo andando, pensa che gli altri non sanno nulla e non è strano che tu esca per tutto il giorno di domenica» cercò di rassicurarlo Armance.

Nel corridoio che conduceva al portone incrociarono la professoressa Maiorano, entrambi la salutarono con educazione e proseguirono spediti.

«Andrà tutto bene» mormorò Zeno.

«Lo dici a me o a te stesso?»

«Ad entrambi»

Armance aprì il pesante portone di legno e scivolò fuori, guardandosi attorno nel vicoletto. Dovevano fare un tratto a piedi fra le stradine del centro storico per raggiungere il Rione Lengheletto.

Uscirono circospetti dal vicolo, sapendo che qualunque persone senza poteri che passasse di lì non potesse vedere l'entrata della viuzza senza uscita che nascondeva una delle molte entrate del Palazzo Eterno.

Fortunatamente, vennero subito ingoiati dal caos della Roma non-magica, che li nascose meglio di qualunque incantesimo e li fece passare inosservati nella folla.

Aeternam III: Un  Nuovo InizioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora