La povera Jeongyeon

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disclaimer: i primi tre capitoli sono introduttivi

some day in 2020

Jeongyeon chiuse gli occhi quando le luci della sua camera si spensero. Un'altra lunga giornata era finita e poter poggiare la schiena sul morbido materasso era certamente una delle sensazioni migliori che potesse provare, soprattutto dopo aver litigato con i genitori a causa di un voto mediocre. Jeongyeon doveva essere perfetta, non poteva non ottenere l'eccellenza a scuola. Il letto cominciò a muoversi, ecco di nuovo il terremoto. Ma i suoi amici non lo sentivano mai, i suoi genitori non sapevano a cosa si riferisse. Com'era possibile che fosse l'unica a percepire il movimento della terra sottostante? E fu un giorno che realizzò che non c'era nessun terremoto; non era la terra a tremare, era il suo corpo. Si girò sul fianco aspettando semplicemente di poter dormire, ormai quasi non facendo più caso al suo ennesimo attacco di panico, non perchè non lo notasse o non le desse fastidio, ma perché non poteva continuare a rimanere sveglia a causa di quel fenomeno che tanto odiava. Il giorno dopo doveva andare a scuola, aveva un'interrogazione, non poteva rischiare di non dormire ed arrivare lì esausta. E così tra il tremolio del suo corpo e la tachicardia, finì finalmente per addormentarsi, anche se lei stessa non seppe quando. Aveva spesso il problema di star per addormentarsi ma sbandare all'improvviso. Ma questo non lo sapeva nessuno.

La mattina dopo si svegliò alle sette come suo solito. Ormai era il suo orologio vitale a farla alzare, non aveva neanche bisogno della sveglia, il che era molto positivo perché provava ansia ogni volta che la impostava e alla fine non riusciva mai a dormire. Si lavò e vestì, poi uscì di casa con i suoi auricolari e la musica al minimo per paura che gli altri potessero sentire ciò che stava ascoltando. La scuola distava circa dieci minuti da casa sua e ormai era una sua abitudine capire che canzone era partita e immaginarne il continuo nella sua testa, dato che il volume era davvero troppo basso comparato al chiasso della città. Arrivò davanti all'edificio dove passava la maggior parte del suo tempo e lì vide la sua migliore amica che la stava aspettando.

-Wow, oggi sei in anticipo di due minuti.

-Come se di solito non fossi io ad aspettarti.

Jeongyeon sorrise e Nayeon ricambiò. Senza neanche dirsi nulla cominciarono a camminare verso l'ingresso di quel noioso edificio che la gente era solita scambiare addirittura per un ospedale o un manicomio.

-Stasera usciamo?- domandò Nayeon.

Jeongyeon odiava dire bugie ma la sua posizione non era delle migliori. Lei e Nayeon erano migliori amiche dai tempi dell'asilo, esattamente da quando Nayeon aveva tre anni e Jeongyeon due. Nonostante la differenza di un anno, Jeongyeon era andata in classe con Nayeon e le famiglie si erano conosciute a qualche festa di compleanno, inoltre abitavano anche abbastanza vicine. Tuttavia, improvvisamente alla signora Yoo la presenza di Nayeon nella vita di sua figlia cominciò a turbarla e le disse che avrebbe preferito che non si vedessero. Non le vietava di essere amiche, ma preferiva che Jeongyeon non mettesse piede in casa Im, anche per via della pesante litigata tra la famiglia Yoo e la Im, e che Nayeon non mettesse piede in casa loro. Cosa devono subire a volte gli adolescenti a causa degli adulti.

-Sì, a che ora?

All'inizio Jeongyeon soleva mentire, dicendo di essere impegnata e così via, poi tutto cominciò a cambiare ed iniziò a chiedersi se ne valesse la pena mentire alla sua migliore amica solo perché sua madre aveva litigato con la signora Im. Non è che Nayeon c'entrasse qualcosa, lei era una brava ragazza, era simpatica, era gentile, era perfetta.

-Alle sette?

-Okay.

Entrarono in classe, erano compagne di banco, e si sistemarono, continuando a parlare del più e del meno. Quando conosci qualcuno da così tanto le conversazioni vengono fuori dal nulla e continuano senza alcuna forzatura.

Dopo un pranzo veloce, Jeongyeon andò subito a studiare

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Dopo un pranzo veloce, Jeongyeon andò subito a studiare. Molti suoi coetanei preferivano studiare di domenica, ma lei lo faceva sia sabato che domenica. I suoi genitori avevano alte aspettative su di lei, ma le sue aspettative su se stessa cominciarono a divenire sempre più dure, al punto che alla sua prima insufficienza non fece ritorno a casa per paura della reazione della madre e perché si sentiva un fallimento. Da allora il suo maggior problema non si rivelò più essere sua madre, bensì lei stessa. Si infliggeva delle punizioni se non otteneva il massimo e faceva di tutto pur di essere perfetta, ma puntualmente qualcosa andava storto. Quando non otteneva un voto che le piaceva tornava a casa tutta triste e, invece di trovare conforto, la madre non faceva altro che urlarle contro di smetterla di avere la faccia triste e si finiva sempre col discutere e la povera Jeongyeon piangeva. E questo sarebbe continuato ancora per altri due anni. Si odiava, ma il peggio doveva ancora venire, siamo solo nel 2020. La povera Jeongyeon doveva capire che in realtà non era lei che odiava, ma le persone che le avevano fatto credere di non essere abbastanza, di essere sbagliata, e questo l'avrebbe portata presto alla rovina.

𝑰 𝒘𝒊𝒔𝒉 𝒊𝒕 𝒘𝒂𝒔 𝒓𝒆𝒂𝒍|2YEON|ITADove le storie prendono vita. Scoprilo ora