CAPITOLO 4

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Le lettere esprimono più
di quel che vuoi esprimere.

Keiran...

Continuavo a non crederci che quella era la Nora che avevo sognato per anni di rincontrare. Era una impertinente quando io gli ho insegnato tutto quel che sapeva.

«Siete arrivati insieme quindi?» chiese Altas.

Ma alla fine questi due si sono messi insieme?

«Sfortunatamente.» rispose Nora, mettendosi a braccia conserte appoggiandosi sulla gamba, alzando gli occhi al cielo.

«"Sfortunatamente"? Ma siamo seri? Probabilmente se non mi sarei abbassato a prendere quel fiore in questo momento saresti in mezzo a un bosco che non conosci. Mi dovresti almeno ringraziare per questo» sputai veleno. Lei era totalmente in torto, e odiava esserlo.

«Più seria di così non si può, Keiran» mi prese il voltastomaco. «E comunque grazie di avermi accompagnata, su questo devo darti ragione. Ma non pensare che tu sia completamente pulito, ti avevo detto di non seguirmi, eppure non mi ascoltato. Proprio tu, che mi hai insegnato a rispettare le decisioni degli altri» si avvicinò, lasciando poco meno di trenta centimetri tra di noi, a schiena dritta e testa alta, ma sempre con le braccia conserte, guardandomi con sguardo di sfida.

In quel momento mi sentì fiero. Fiero di aver creato la mia stessa condanna a morte, fiero di aver creato la mia sfida, fiero di averle insegnato, fiero che sia stata Nora.

«Tirato fuori gli artigli?» la punzecchiai. Fece un'abile mossa, e per una seconda volta mi ritrovai schiacciato contro il muro e uno stiletto puntato alla gola, e lei appiccicata a me. Sentivo terribilmente caldo.

«Non crederti chissà chi, Keiran. Di questa cosa ne avevamo già parlato dieci anni fa, ricordi?» oh certo che mi ricordavo.

Lei sopra di me, le bloccavo i polsi in modo tale che lo stiletto non trapassasse la mia testa, aveva gli occhi pieni di lacrime e rabbia, i capelli più corti del fiato. "Non crederti chissà chi! Ti odio, ti odio! Keiran, non ti sopporto più! Sei la persona più orribile di questo pianeta!" mi fece male al cuore, quel giorno. "Mi odi? Dimostramelo, Nora. Su forza, mostrami quanto mi odi" le lasciai i polsi, che erano subito ricaduti sulla terra bagnata. "Tu non mi odi." affermai, lei mi iniziò a tirare pugni sul petto per poi essere portata via da Axel e andare dal nostro gruppo. Fu l'ultimo giorno in cui parlammo. E il giorno della mia partenza, senza che nessuno sapesse nulla, misi una lettera nella sua buca della posta, sussurrando "Ti amo, Nora".

«Come dimenticarselo.» sorrisi. Lei, infuriata, mi tolse lo stiletto dalla gola. Atlas e Kallias, probabilmente, ricordando quel giorno di pioggia, non spiccarono parola, portarono solo Nora nelle camerate femminili.

***

Nora...

L'unica cosa che volevo fare era urlare, ma mi avrebbe sentito, perciò non lo feci.

Presi la borsa che avevo preso da casa e frugai nelle tasche.

«Impossibile che non ci sia, era la stessa borsa di quel giorno...» sussurrai, tra me e me «quale giorno?» c'era Kallias accostato alla porta a braccia conserte con in mano un foglietto ingiallito dal tempo «ti è caduto questo prima, ne tu ne Keiran ve ne siete accorti. Cos'è?» non risposi, e mi ripresi il foglietto. «non è nulla!» affermai. «ho solo visto la data, è il giorno in cui ce ne siamo andati» mi zittì. La rilessi, e sospirai, tirai Kallias dentro la stanza e chiusi la porta. «te la leggo, ma non devi dire niente a nessuno, neanche ad Atlas» lui annuì.

"Cara Nora, 13/11/1870

Se stai leggendo questa lettera, probabilmente, sarò già partito. Avrei voluto salutarti dal vivo, prenderti per i fianchi e tenerti stretta a me, ma non è stato possibile. Avrei voluto dirti ciò che provavo di persona, ma a quanto pare dovrò descriverlo.

Io non so cosa mi hai fatto, ma so che sei nei miei sogni, che quando parli pendo dalle tue labbra, e quando sorridi, per Krista... ieri mi si è spezzato il cuore nel sentirti dire " Ti odio, Keiran.", ti prego di non dirlo mai più, neanche sopra la mia tomba una volta morto. Ma alla fine lo so, tu vuoi odiarmi, ma non ci riesci. Non sono a conoscenza del motivo, ma so che è così, e mi mette gioia nel saperlo. Sono un deficiente per non essermi fatto avanti prima, un deficiente e codardo, ma forse sapevo che mi avresti rifiutato per Axel, d'altronde, lui ha tutto. Io cos'ho? La voglia di massacrare le tue labbra, sì, quella ce l'ho. Se tornerò (cosa che dubito succederà), sarà la prima cosa che farò.

Non venirmi a cercare, sono stato chiaro, Nora?

-Per sempre tuo, Keiran"

«AWWW! CHE COSA CARINA!»

«VEDI DI STARE ZITTO!» gli arrivò uno schiaffo sulla testa.

«Gli hai mai risposto?» mi chiese

«Ho scritto molte lettere, ma non sapevo dove mandarle... le ho lasciate tutte integre, sono nella mia stanza.» dissi, poco prima di sentire bussare. «avanti» dissi.

«Nora hai vist- oh, eccoti... cercavo proprio te, Kallias. Devo andare in spedizione» disse serio Keiran.

«Ma adesso? È già buio!» rispose Kallias

«Ordini dal generale. Ti serve qualcosa, Nora? Devo andare a Krista.» annuì.

Presi velocemente carta e penna e scrissi:

"Cara Clara e caro Axel, 14/03/1880

Sto bene, non preoccupatevi per me. Sono in grado di badare a me stessa. Ho incontrato dei miei vecchi amici, si prenderanno cura di me per un po'. Non so per quanto resterò via. Vi voglio bene.

-Nora"

Ripiegai il foglio e lo diedi a Keiran. «Mettilo nella buca delle lettere di Clara, senza farti vedere.» annuì e se ne andò

«Credo che ti ha sentito che mi leggevi la lettera» affermò Kallias una volta che si assicurò che Keiran se ne fosse andato.

«Perché?» chiesi.

«Era più rosso del solito in faccia ed era più calmo con te, quando letteralmente fino a pochi minuti fa gli hai urlato contro.» spiegò.

«Gli ho puntato uno stiletto contro, ti correggo.» feci una pausa, per poi ricominciare elettrizzata:«invece tu fra quanto glielo dici? A Atlas intendo»

«Cosa intendi?» si iniziò a guardarsi intorno sudando freddo.

«È palese! Non fare il finto tonto.» gli puntai il dito contro.

«Oh, nono! Che dici! -si iniziò a grattarsi la nuca- Non so proprio di cosa parli...» ridacchiai sapendo che mentiva.

«Sono arrivate lettere!» gridò Atlas dall'altra stanza. Sia io che Kallias ci alzammo per poi raggiungerlo nel salone.

«Questa è tua, questa mia, e questa... per Keiran.» passò le lettere, lasciando quella di Keiran sul tavolo.

«Mh... da Nymeria... invece te?» chiese Kallias a Atlas.

«Anonimo. -aprì la lettera, per poi sgranare gli occhi- Mio Tront! È una dichiarazione» neanche a dirlo, che Kallias divenne rosso di rabbia. «leggila» proposi.

"Atlas, mio dolce Atlas. 13/03/1880

Ho stampato questa lettera in modo tale di essere il più anonimo possibile.

Atlas, ti prego, lascia perdere quell'idiota, meriti di meglio, tipo me. Tu non sai quel che provo... non te lo puoi immaginare. È una cosa insolita, davvero strana, ogni volta che ti vedevo per quei corridoi perdevo i battiti, torna presto, mi manchi."

«Hai fatto colpo» dissi, facendo salire il sangue al cervello a Kallias.

«Ma lei o lui non su di me di sicuro, resto fedele all'idiota» scherzò «tanto hai capito di chi parlo, no?» risi. Non c'era bisogno di chiedermelo. Mi devo ripetere: PORTERO' ATLAS ALL'ALTARE.

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