CAPITOLO 8

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E lei, lo guardava.

Da lontano, come solo

lei riesce ad ammirare

le stelle.

Nora...

Mi svegliai durante la notte. Ero sudata, e con l'affanno. Clara dormiva e il rumore di una spada che tagliava l'aria rimbombava per tutta la baita. Mi alzai, non mi tolsi la camicia lunga che mi avevano dato come pigiama ma mi misi gli stivali. Appena fuori dalla porta d'ingresso capì chi si stava allenando con la spada. Appoggiai la spalla alla cornice della porta insieme alla testa, tenendo le braccia conserte, e lo guardavo. Lo guardavo e basta.

I capelli neri erano sulla fronte, e gli occhi brillavano alla luce della luna. Aveva ancora il mio laccetto di cuoio legato al polso destro. Le cicatrici sul retro del collo gli donavano un non so che di tossico che mi faceva impazzire, e non fatemi parlare di quelle sulle braccia, poi guardai le mie. Sì erano pulite, ma tagli di qualche anno fa erano ancora ben presenti. Rialzai lo sguardo, ma me lo trovai a due passi da me.

«Sono bellissimo, non è vero?» alzai gli occhi al cielo.

«Ma fammi il piacere» feci per andarmene.

«Fammi vedere le braccia» mi disse. Non mi girai, ma mi fermai.

«Da quand'è che ti preoccupi?» ripresi la mia strada per andare alle camerate.

Dei passi da dietro si avvicinavano, afferrai la maniglia, e mi girai. Keiran mi guardava in modo diverso, quasi dispiaciuto ma allo stesso tempo arrabbiato. Mi prese dalla spalla per poi allungarmi il braccio e mettermi qualcosa nella mano, che percepì essere qualcosa di ruvido, come una benda. Ci fu un attimo in cui ci guardammo, poi lui aprì la porta davanti a quella che dovevo aprire io, mentre iniziava a sbottonarsi la camicia, scoprendo altre cicatrici. Entrai anche io nella mia camerata, e iniziai a nascondere quei taglietti fastidiosi alla vista.

***

«L'ha fatto veramente?» mi chiese Clara, mentre sorseggiavo il mio tè, e lei il suo.

«Ti ho detto di sì! Io non lo so perchè l'abbia fatto»

Eravamo entrambe vestite con la divisa, e aspettavamo che i ragazzi si svegliassero.

Quella notte non riuscì a riprendere sonno.

Una scossa mi percorse la schiena, facendomi tremare le mani, perciò anche la tazza tremò, facendo cadere del tè sul tavolo e sulle mie mani, me le bruciò.

«Nora! Oh, divinità, che succede?» mi fece alzare portandomi a sciacquarmi con l'acqua fredda.

«Metterci acqua fredda sopra, non funzionerà a farla guarire più in fretta» ci girammo verso Keiran. «Non sono sicuro che ti recluteranno a se hai quelle bende; per caso hai utilizzato quei obelischi?» mi chiese.

«Sì, perché?»

«Vedi, sapientona, si dice che questi obelischi danno potere soltanto a uno stiletto. -iniziò a spiegare- Ora io non sto facendo il gentile con te, ma lo stiletto che ti porti dietro da una vita potrebbe essere quello che cerchiamo da anni.»

«Sai, anche con le mani bruciate, lo stiletto lo so usare lo stesso» lo minacciai puntandogli l'arma contro. Ridacchiò, e scosse la testa.

«Oh, tesoro, mi sa che con il generale Cortez non avrai tanta scelta. O fai quel che ti dice o fai quel che ti dice» affilò gli occhi. Atlas entrò nella cucina sbadigliando insieme a Kallias, posto in cui Clara mi stava cercando di bendare la bruciatura. «Che?» chiese quest'ultimo.

Ridacchiai, e me ne andai in salotto togliendo tutte le bende, mostrando le braccia. «Nora? Che hai fatto alle braccia?» Chiese Kallias, essendo che era stato l'unico a non vedermi le braccia da vicino. «Assolutamente nulla.» Presi la borsa, cadde la lettera, uno stato di ansia mi assalì, Keiran lo stava per raccogliere, mi abbassai con una scossa elettrica azzurrina che mi partì dalla gamba destra, presi la lettera prima di lui e rotolai con una capriola al fondo della stanza. Ero rossa in faccia, i pomodori erano invidiosi di me.

«Emm... hehe, wow... magia...» mi ritirai su mentre lo dissi.

Atlas e Clara ridacchiavano, e Kallias si mise a chiasmo sorridendo di sotto i baffi che non aveva, l'unico che non aveva capito era Keiran.

«Già, proprio magia...» affilò gli occhi. «Mi nascondete qualcosa?» ci chiese.

«Cosa? Noi? Nascondere qualcosa a te!? Pff... mai...» ironizzò con il suo solito sarcasmo Clara. Keiran alzò gli occhi al cielo.

«Cos'è quella lettera?» deglutì, l'ansia mi assalì di nuovo, ma qualcuno intervenne:«È una lettera d'amore che gli hanno scritto, vedo che l'ha proprio colpita visto che non ce la fa leggere» mi salvò Kallias dicendo una bugia bianca. Buttai tutta l'aria che avevo trattenuto fino a quel momento. Il mio colorito tornò normale.

«Mmh, farò finta di crederci... dobbiamo partire, quindi, Atlas prepara i cavalli» Atlas si mise in posizione militare uscendo, poi si bloccò. «Keiran, manca un cavallo, Nora è arrivata con Furio...» Keiran imprecò usando il labbiale.

«Vabbè, salirò con Clara» proposi, Keiran fece segno ad Atlas di andare, sospirai. Rimisi la lettera nella borsa a tracolla e me la misi, presi lo stiletto in mano e lo guardai e guardai le mie braccia.

«Forse ora ho capito tutti quei allenamenti...» sussurrai in modo che nessuno sentisse.

«È tutto pronto, possiamo partire» dichiarò Atlas entrando di nuovo in sala. E in quel momento iniziò la nostra vera storia.

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