𝑀𝑜𝑟𝑖𝑟𝑒 𝑠𝑜𝑙𝑖, 𝑖𝑟𝑜𝑛𝑖𝑎

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Una delle solite sere in discoteca, sono venuto con Valentina ed Edoardo che mi hanno già avvisato che ci raggiungeranno anche Morena e Marco.
Butto cosi giù non so quanti bicchieri, Edoardo mi spintona.

“Oh, stai esagerando.”

“Li reggo.” Dico e con la gola in fiamme ne butto giù un altro.

Eccoli Morena e Marco, vorrei sparissero o vorrei sparire io.

“Ciao.” Urlano per farsi sentire.

Abbozzo un sorriso, bevo un altro drink  così Edoardo mi da uno scappellotto.

“Ma sei scemo?” Gli dico guardandolo in cagnesco.

“Non è che se te ‘mbriachi risolvi le cose.” Mi urla ad un orecchio. “Ta stai a mangià co gli occhi, hai pensato a che fare?” Mi dice alludendo alla nostra conversazione in sospeso.

Non ho detto ad Edoardo di essere innamorato di sua sorella ma nemmeno di non esserlo.

Così sbuffo, mi divincolo, vedo solo le mani di Marco poggiarsi sui fianchi di Morena e le vorrei tenere io poggiate lì.
Gli passò accanto, lo spintono.

“Oh, scusame.” Gli dico buttando giù altro alcool, Morena mi guarda malissimo così le mando un bacio con la mano.

Edoardo mi guarda confuso, ormai nemmeno lui riesce più a gestirmi. E come potrebbe? Nemmeno io so farlo.

Mi fiondo in pista, mi struscio con una tipa. Faccio qualche moina, ci sta, così provo a baciarla e non si scosta.

La bacio con foga, butto giù altro alcool per poi ritornare a baciarla. Non so nemmeno che faccia abbia tanto ho bevuto.

La testa mi gira, tutto gira, mi sento su una giostra infinita che non si appresta a terminare. Voglio scendere finita la corsa ma la corsa non finisce.

Fino a quando tocco terra.

“Ao, ma che te dice ‘sta capoccia?” Edoardo mi schiaffeggia, sono sdraiato per terra in un privè. Di fronte mi stanno pure Valentina, Morena e Marco.

“Ma che succede?” Chiedo senza capire e provo ad alzarmi.

“No, statte bono che sei svenuto.” Edoardo mi tiene giù.

“Svenuto?” Chiedo e strizzo gli occhi.

“Eh, svenuto.” Annuisce e fa il gesto di tirarmi uno schiaffo.

“Amore, prendo la macchina, così lo portiamo a casa nostra e lo teniamo con noi per stanotte.” Valentina asserisce.

“Magari resto pure io con loro, do una mano.” Aggiunge Morena a Marco che annuisce senza aggiungere troppo. Lui probabilmente non pensa nemmeno lontanamente a noi due legati stretti e diventati un corpo solo.
Ma perché Morena vuole restare? Si preoccupa per me?

Ti preoccupi, Morè? Allora me ami?
Oddio, il cervello mi scoppia.

Si allontanano tutti e restiamo io ed Edoardo che mi afferra per la camicia.

“Ma così 'a conquisti mi sorella? Scolandoti di tutto e baciandote n’altra?”

“Me so baciato una? Manco mo ricordo.” Scuoto la testa. “E poi lei se bacia Marco. E chi t’ha detto che 'a voglio conquistà?”

“Ah no? E allora lasciala stare e nun t’avvicinà più a lei.” Mi dice con aria di sfida, mi aiuta poi ad alzarmi e una volta fuori mi carica in macchina.

Arrivati a casa ci prepariamo per la notte, io sono nel divano letto.
Morena mi rimbocca le coperte, così Edoardo la punzecchia.

“Che è tutta ‘sta premura?” Trattiene una risata.

“Che è Edoà? Mi è presa una paura quando l’ho visto svenire.” Mi passa una mano sulla fronte.

“Mh, sarà.” Edoardo insiste, così Morena mi guarda come a voler capire perché parla in quel modo. Faccio spallucce fingendo di non avergli raccontato mai niente.

“Come va?” Mi chiede e la dolcezza della sua voce quasi mi prende a schiaffi.

“Stavo meglio prima.” Rido facendo ridere pure lei.

“Attaccato alla biondona?” Mi punzecchia.

“'A bionda? Manco me la ricordo.”

“Lei penso proprio si ricorderà di te per un bel po’.” Ride gettando indietro la testa, amo quando lo fa, lasciando scoprire tutto il collo. Ci affonderei dentro.

“L’hai baciata con una foga assurda, a momenti facevate sesso in mezzo alla pista e poi le sei svenuto avanti.” Ride portandosi una mano alla bocca.

Alla sua risata si aggiunge la mia che va a scemare a poco a poco, le scosto una ciocca di capelli cadutale sul viso e sospiro.

“E a te non ti è importato nemmeno un pochino che ho baciato ‘sta bionda?” Le schiaffo la domanda in piena faccia, così scema anche il suo sorriso e guarda in basso.

“Me dovrebbe importà?” Chiede e si morde un dito.

“Non lo so, lo sto chiedendo a te.”

Morena sbuffa, si imbarazza, prova ad alzarsi e ad andare via ma la tengo ferma accanto a me.

“Te prego, c’ho bisogno de saperlo.”

“Lauro…” Comincia e sbuffa. “Io con te non ci capisco niente. Tu sei come una montagna russa ed io so stanca de montagne russe.” Spiega a modo suo gesticolando.

“Nun te va di farte un giro?” Le dico abbozzando una risata.

“Vedi? Te pensi solo a una cosa mentre io scoppio di cose. Siamo il sole e la luna.”

“E vabeh, famo n’eclissi.” Continuo e Morena ride appena, poi si ammonisce e ammonisce pure me.
Mi da una pacca sulla spalla, poi un bacio sulla fronte.

“Basta montagne russe, che poi me vie da vomità. Riposati.” Dice rassegnata e se ne va.

No Morè, te c’hai pure ragione, io sono una montagna russa che si è pure stancata di essere montagna russa, ma ho paura.
C’hai ragione Morè, tu sei fatta per essere amata e non distrutta.
Buona vita con il tuo Marco, buona vita senza me. Che mo ‘a vita manco me ricordo più com’era prima de te.

𝑆𝑇𝑈𝑃𝐼𝐷𝐼 𝑅𝐴𝐺𝐴𝑍𝑍𝐼Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora