𝑄𝑢𝑒𝑠𝑡𝑜 𝑎𝑚𝑜𝑟𝑒 𝑒̀ 𝑓𝑎𝑟𝑠𝑖 𝑎 𝑝𝑒𝑧𝑧𝑖, 𝑠𝑖̀

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Sono ad un evento stasera sponsorizzato proprio dalla casa di moda a cui mi sono affidato.
Sono venuto apposta per vedere se c'è lei? Ma no, mi fate così scontato?
Davvero? Così tanto?
E va bene, sì.

Arrivo in questo grosso giardino tutto illuminato, è una serata elegantissima, c'è musica soft, buon cibo e vino.

Scorgo da lontano Morena, ha i capelli raccolti in uno chignon basso e morbido, dei boccoli le cadono davanti al viso. È avvolta in un abito nero con spalline calate, schiena scoperta ed uno spacco vertiginoso. Parla e sorride con dei colleghi, decido di avvicinarmi.

"Buonasera." Faccio un cenno con il capo, sorrido poi a lei che sbuffa nel vedermi.
Mi salutano tutti all'unisono, tutti meno che lei.

"Ragazzi lui è Achille Lauro, il cantante per cui sto lavorando." Spiega quasi sforzata.

"Sì, certo, Mary me l'ha detto." Risponde uno porgendomi un bicchiere di vino. "Io sono Renato." Dice.

"Piacere, Lorenzo." Mi saluta un altro.

"Io sono Gabriella." Si unisce alla fine porgendomi la mano.

"Morena è molto brava." Aggiunge Renato, sembra apprezzarla non poco dal modo in cui la guarda, così storco il labbro.

"Lo so." Annuisco e sorseggio il vino. "Siamo stati..." tento di dire, Morena mi colpisce il petto per zittirmi.

"Grandi amici di infanzia." Aggiunge al posto mio e mi fulmina con lo sguardo.

Ci perdiamo di vista poco dopo, me ne sto in disparte a sorseggiare il vino, scruto tutta la situazione fino a quando una ragazza mi si avvicina.

"Achille Lauro ad un evento aziendale." Mi punzecchia.

"Ci conosciamo?"

"Io ti conosco, tu non conosci me...ancora." Ammicca sinuosa. "Sono Ambra." Mi porge la mano.

"Lauro." Ricambio confuso e continuo a guardarmi intorno.

"Ma chi è che cerchi così insistentemente?" Mi si piazza davanti appena sposto lo sguardo.

"Nessuno." Scuoto la testa deluso, non vedo più Morena.

"Senti..." dice giocherellando con il bordo della mia giacca come se ci conoscessimo da sempre.

Fisso infastidito il gesto ma lei continua a tenere le sue mani su di me. "Se non dovessi trovarti bene con Morena ci sono sempre io in azienda." Dice strusciandosi.

"Tranquilla, Morena va benissimo." Le do una pacca sulla spalla e faccio per andare, ma mi tiene fermo, il suo corpo è contro il mio.

"Ma non sai se posso essere meglio io." Mi dice ammiccando nuovamente, muove la sua chioma rosso fuoco scoprendo un decolté piuttosto volgare.

Ed è in certi momenti che ci si chiede cosa abbia il fato contro di noi, perché fa di tutto per metterci i bastoni fra le ruote.
Perché è in questo momento che appare Morena e avanti ai suoi occhi appaio io come quello che si struscia con qualsiasi sconosciuta.
Deglutisco e mi sposto dal corpo di Ambra.

"Morena." Chiamo stupidamente il suo nome, resto con lo sguardo vitreo, sembro quasi essere stato colpito da un fulmine.

"Morena, ciao." Ambra sforza un tono amichevole. "Stavamo giusto discutendo del fatto che Lauro può contare su di me per i suoi abiti."

"Oh, certo. Ti ringrazio Ambra, avrei giusto domani detto a Mary che non ho tempo per seguire questo progetto." Morena sorride, sembra di ghiaccio. "Te ne occupi tu allora?"

Ambra annuisce compiaciuta.
"Certo." Si aggrappa al mio braccio.

"Scusatemi." Morena si congeda continuando a mantenere un distacco spaventoso.
Così le vado dietro, mi faccio largo tra la gente e la raggiungo.

"Che vuol dire che non seguirai più il progetto? Non mi avevi detto niente." La tengo per il braccio che bruscamente ritira in malo modo.

"Non è a te che devo spiegazioni."

"Morena, ha fatto tutto lei, non le ho mai chiesto di disegnare gli abiti al posto tuo." Alzo il tono della voce.

"Smettila Lauro, stai facendo una scenata." Mi ammonisce a denti stretti. "Non mi interessa cosa le hai detto e cosa no, non riesco più a seguire questo progetto, ho le mie cose da sbrigare."

"Tesoro, andiamo?" Renato le chiede raggiungendola.

"Tesoro?" Chiedo a denti stretti, non controllo più la mia ira. "Tesoro? Allora avevo ragione Morè? Mi hai dimenticato come chiunque." Urlo e le punto il dito. "Stupido io a pensare che tu fossi diversa, tutti siete uguali a questo mondo." Urlo ancora e mi porto le mani alla faccia, vorrei piangere tutte le mie lacrime.

"Lauro, smettila." Mi strattona imbarazzata.

"Prego, accomodati Renà, è tutta tua. Ah, vedi che è stata usata da me fino all'altro giorno che l'ho scopata nel suo ufficio." Divento stronzo, non penso più, la gelosia mi sta accecando.

"Lauro, sei proprio uno stronzo." Morena mi dice con gli occhi umidi di lacrime e di vergogna, tutti guardano nella nostra direzione, così Renato le afferra teneramente un braccio e la porta via.

𝑆𝑇𝑈𝑃𝐼𝐷𝐼 𝑅𝐴𝐺𝐴𝑍𝑍𝐼Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora